C’è un accordo di riservatezza rispetto al nuovo progetto della multinazionale Seasif per Manfredonia, ragion per cui oggi il suo contenuto resta top secret. L’impresa del milanese Franco Favilla ha già acquisito dall’Autorità di sistema portuale del Mar Adriatico meridionale le concessioni per l’utilizzo delle banchine A1, A2, e A5 del Porto Alti Fondali, assumendosi l’onere di rifunzionalizzare i nastri trasportatori, appena avuti in consegna. Ciò che preoccupa Seasif – e che spiega il massimo riserbo – è l’impatto sociale, ovvero le contestazioni di una comunità, quella sipontina, che attende ancora l’ultimazione della bonifica dell’ex petrolchimico. E’ un’iniziativa in cui crede il presidente reggente dell’associazione degli industriali, Ivano Chierici, che nel Golfo è di casa e che nella sede di via Valentini Vista sta ospitando tavoli relativi a Seasif. L’Attacco lo ha intervistato.
E’ stato detto che il progetto è stato “depurato da criticità”, in risposta a polemiche emerse negli scorsi anni. Cosa c’è di diverso rispetto a quello presentato su queste colonne nel 2021 dai referenti Seasif?
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Il progetto si è notevolmente ampliato. Quello attuale prevede, oltre alla lavorazione di bentonite e polimetalli e al deposito e bunkeraggio di carburanti sul porto, anche una piccola centrale elettrica a turbogas che occuperà un ettaro di superficie e che darà energia al porto. Di centrali simili ce ne saranno una trentina nella sola Capitanata, le emissioni sono quasi zero. Successivamente è prevista la produzione di e-metanolo e per lo stoccaggio di tale energia servirà un impianto fotovoltaico che però necessiterà di 150 ettari, una superficie al momento assente in quella zona.
Confermata l’eliminazione del rigassificatore?
Sì, l’impresa ha compreso che la popolazione non voleva sentirne nemmeno parlare.
Si riduce l’impatto ambientale?
Non ci saranno scarti della lavorazione dei polimetalli, il cliente finale si riprenderà tutto il blocco. Quanto alla piccola centrale a turbogas, è un progetto green: le emissioni inquinanti saranno del 70% in meno rispetto alla media nazionale di analoghe centrali a turbogas. Il progetto complessivo acquisirà da subito le nuove disposizioni di legge. Si pensi che, per esempio, le navi che entreranno nel porto di Manfredonia non funzioneranno più come fanno di solito, emettendo CO2 e particolato, ma si spegneranno e si agganceranno alla corrente fornita da Seasif.
La superficie interessata resta la stessa?
Sì, così come l'investimento complessivo pari a 500 milioni di euro. Mentre i posti di lavoro oscilleranno tra i 300 e le 500 unità, chiaramente va considerato anche l’indotto. Seasif si è dichiarata disponibile a lasciare un pezzo di superficie al Gruppo Mazzanti, che nella stessa area intende realizzare la componentistica per le proprie auto elettriche. Come Confindustria abbiamo già fatto opera di mediazione e coordinamento. Posto che entrambi i progetti dovranno rivelarsi effettivamente ecosostenibili, condizione su cui non transigiamo, perché dovremmo scegliere tra l'uno e l'altro? Vorremmo che entrambi si insedino a Manfredonia, ovvero nel porto di Capitanata, per questo motivo siamo intervenuti. Abbiamo già parlato di questo col commissario della ZES Manlio Guadagnuolo. Seasif offrirà anche un ulteriore servizio, pure risultato della nostra opera.
Quale?
Abbiamo chiesto che una parte dell’energia elettrica prodotta dalla centrale venga venduta a prezzo calmierato e offerta alle imprese che operano nell'area ex Enichem. Pensiamo allo sviluppo di quell'area anche con sistemi compensativi. E non è tutto. L’impresa dissalerà l'acqua del mare per alimentare la turbina della centrale. Anziché riversarla poi in mare ne stoccherà una parte - fino a 5 milioni di metri cubi di acqua - in alcune cisterne perché c'è il problema dell'acqua in quell'insediamento industriale. Questo significa fare sistema tra enti e tra privati. Se poi non si vuole che il porto di Manfredonia, o meglio il porto di Capitanata, faccia davvero il porto allora è meglio smantellarlo.
Quali saranno i prossimi passi?
Il progetto sarà presentato al commissario ZES, il quale indirà la conferenza di servizi in cui chiamerà a raccolta tutti gli attori del territorio. Seasif ha messo in piedi uno staff di progettisti e credo che il progetto esecutivo sarà ultimato nel giro di 3-4 mesi, dunque entro l’estate. Non comprenderà l'impianto fotovoltaico di cui non abbiamo ancora contezza perché al momento sono assenti le aree necessarie. Dalla ZES arriverà un contributo visto che alla Zona economica speciale sono connesse varie agevolazioni. Inoltre, Seasif ha già ottenuto finanziamenti dagli istituti di credito per partire con questa operazione.
Il presidente dell’Autorità di sistema portuale Patroni Griffi ieri a l’Attacco ha rivelato che i nastri trasportatori sono stati consegnati a Seasif dal Consorzio ASI.
Sì, finalmente è avvenuto. Voglio sottolineare la data: 8 febbraio 2023, dopo anni di attesa legata all’antico contenzioso tra ASI e l’impresa che realizzò i nastri. Ora Seasif farà valutazioni su come rimetterli in sesto, di certo ristrutturarli costerà di meno che rifarli ex novo.
Qual è la posizione oggi di AdSP MAM e Consorzio ASI? Sono superate le perplessità del passato, in relazione ad ASI?
ASI partecipa ai nostri incontri, non vedo contrarietà. L’Autorità di sistema portuale valuta questo progetto in modo positivo perché è green e darà finalmente sviluppo a un porto che oggi lavora, credo, solo al 6-7% delle proprie possibilità.
Resta scettica la sola amministrazione comunale di Manfredonia? Il Sindaco Rotice a l’Attacco ha detto: “Lo sviluppo deve andare in una direzione che tenga conto delle istanze della comunità, i processi non possono essere imposti dall’alto. Non mi esprimerò sul progetto finchè non sarà discusso con la città e con chi lo dovrà subire. Finora non lo abbiamo ricevuto. So che c’è stato un tavolo con altri enti. Dico solo che prima di andare avanti come Comune vogliamo analizzarlo, perché se questo progetto dovesse andare in direzione dello sviluppo sostenibile di Manfredonia ci saremo. In caso contrario diremo un no convinto. Aspettiamo di vederlo. Bisogna tener conto di una popolazione che non è più disponibile a subire in silenzio”.
Sono state fatte delle osservazioni da parte del Comune di Monte Sant'Angelo. Quanto al Sindaco di Manfredonia, Rotice – col quale ho un ottimo rapporto di amicizia- non è contrario. Gli abbiamo garantito che il progetto relativo a Mazzanti resterà, ci saranno entrambi. Dobbiamo pensare allo sviluppo del territorio. L'ultima volta che il Sindaco Rotice è venuto in Confindustria per parlarne, credo fosse il 14 gennaio scorso, ha ricevuto un progetto molto approfondito che consta di 50-60 pagine, con tutte le attività previste. E’ vero che non si tratta ancora del progetto esecutivo ma non si può dire che non conosca cosa sia se si intende realizzare. Dunque possiede già tutte le informazioni per presentare tale iniziativa alla città. So che Manfredonia è molto suscettibile e attenta sulle questioni ambientali, anche a ragion veduta visto quello che è successo in passato con Enichem. Posso capirlo. Quando il progetto verrà presentato si capirà che è green. Il rischio zero non esiste mai ma in questo caso l'impresa ci ha garantito che tutti i rischi sono mitigati, direi in maniera ossessiva.
Una città che teme le stia per piombare addosso, per decisione del Governo, il mega deposito di GPL Energas, rispetto al quale è nettamente contraria da anni.
Zone Transition
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Vorrei chiarire che Energas non ha nulla a che fare col progetto di Seasif. Le due iniziative non sono in antitesi e non credo ci siano interferenze. L’uno non esclude l'altro, sono scelte di diversa natura. Fu Rotice a portare Energas, tant'è che lui stesso su questo mi ha detto che solo gli stolti non si ravvedono. Io non conosco quel progetto, che non interessa Confindustria. So solo che si tratta di uno stoccaggio di GPL, mi pare molto anacronistico.