Crisi di Marina del Gargano, anche Di Tullo getta la spugna e va via. I Gelsomino restano soli, a loro il 100% di Gespo

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E’ sempre più critica la situazione finanziaria di Gespo srl, l’impresa che a Manfredonia ha realizzato e gestisce il porto turistico Marina del Gargano. A settembre scorso i fratelli Gelsomino con la loro holding Finappula solo rimasti soli all’interno della compagine societaria, è loro il 100% delle quote. La novità è nella fuoriuscita di uno dei soci della primissima ora, Romeo Di Tullo patron di Golmar Rodit, che era stato tra quanti nel 2013 inaugurarono il porto sipontino insieme a Mucafer, Moteroc e Rotice. I beninformati sostengono che Di Tullo avesse minacciato di presentare istanza di fallimento se non gli fosse stato liquidato quanto gli spettava (600mila euro circa stando ai rumors). Nessuna dichiarazione arriva a l’Attacco dal diretto interessato. Comunque siano andate le cose, oggi Gespo ha un socio unico.

Il 20 settembre scorso si è riunita l'assemblea dei soci per approvare il bilancio 2021 e decidere cosa fare rispetto al risultato di esercizio. A presiedere l’assemblea e far da segretario sono stati i due amministratori della srl: rispettivamente Ciro Gelsomino e Gino D’Errico, dipendente del Gruppo Gelsomino. Il socio unico Finappula srl era rappresentato dall'amministratore Damiano Gelsomino e dal fratello minore Marco Gelsomino.

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In tale sede Ciro Gelsomino ha comunicato che Finappula il 13 settembre 2022 ha acquisito il 2% del capitale sociale detenuto da Golmar Rodit srl e che “il 14 settembre l’assemblea di Gespo srl in sede di esame del bilancio chiuso al 31.12.2021 ha invitato gli amministratori a talune modifiche ritenute necessarie”. Le precedenti sedute del 15 luglio e del 2-6 settembre erano andate deserte per il mancato raggiungimento del numero legale.

Gelsomino senior ha spiegato che l’esercizio 2021 si è chiuso con una perdita pari a 448.413,40 euro e che il capitale sociale è di 1.516.588 euro “con un rafforzamento del patrimonio di 500mila euro”. Il presidente ha poi messo ai voti la determinazione del risultato di esercizio 2021, “facendo presente che non ricorrono i presupposti previsti dall'art. 2482 bis c.c. (riduzione del capitale per perdite, ndr), che il patrimonio è stato rinforzato con un accantonamento di 500mila euro e pertanto si propone il riporto a nuovo della perdita di esercizio”. La proposta è stata ovviamente approvata.

 

Chiesta al Tribunale omologa di un accordo di ristrutturazione dei debiti. Esercizio 2021 chiuso con perdita di 448mila euro

L’ultimo aggiornamento della visura camerale di Gespo risale al 26 settembre scorso, dopo la fuoriuscita di Golmar Rodit, e rivela che “con l’atto che si iscrive il consiglio di amministrazione ha deliberato: 1) di approvare la presentazione al Tribunale di Foggia della domanda per l'omologazione di un accordo di ristrutturazione dei debiti ex art. 182 bis legge fallimentare e, ove ritenuto opportuno, istanza di sospensione ex art. 182 bis comma 6 legge fallimentare; 2) di conferire all'organo amministrativo, in persone del suo presidente, ogni più ampia facoltà in ordine all'esecuzione di quanto sopra deliberato”.

L’articolo 182 bis afferma che “l’imprenditore in stato di crisi può domandare l’omologazione di un accordo di ristrutturazione dei debiti stipulato con i creditori rappresentanti almeno il 60% dei crediti, unitamente ad una relazione redatta da un professionista, designato dal debitore, in possesso dei requisiti sulla veridicità dei dati aziendali e sull’attuabilità dell’accordo stesso con particolare riferimento alla sua idoneità ad assicurare l’integrale pagamento dei creditori estranei”.

Quanto alla situazione dei conti di Gespo (il cui capitale sociale è stato più volte azzerato e ricostituito), come sottolineato mesi fa su queste colonne dall’economista sipontino Nicola di Bari, negli anni precedenti la gestione dei fratelli Gelsomino, Gespo presentava ricavi della gestione (2017, 2018) per 1,5 milioni di euro, al netto del contributo a fondo perduto, e costi operativi per 2,8 milioni, realizzando perdite operative per complessivi 2,6 milioni. Una situazione drammatica che aveva già eroso completamente il capitale sociale di originari 14,1 milioni.

Negli anni di gestione dei Gelsomino (dal 2019 in poi) la situazione non è affatto cambiata: i ricavi della gestione operativa, al netto del contributo, sono stati pari rispettivamente a 1,3 milioni di euro nel 2019 e 1,4 milioni nel 2020, addirittura inferiori a quelli dei due anni precedenti per 327mila euro. Le perdite gestionali sono state pari a 1,4 milioni nel 2019 e a un milione nel 2020, migliorando la gestione del 2020 grazie alla riduzione consistente del canone di concessione demaniale passato dagli oltre 500mila euro originari agli attuali 300mila euro circa.

E l’esercizio 2021? Il bilancio da poco depositato fornisce le risposte su quanto avvenuto nell’ultimo anno: i ricavi operativi ammontano a 1.617.811 euro a fronte di costi operativi pari a 2.480.811 euro, per un risultato operativo negativo pari a 863.000 euro. Rispetto alla perdita di esercizio 2021 pari a 448.414 euro gli amministratori hanno affermato che “la società possiede riserve per futuro aumento di capitale sociale disponibili”, proponendo all’assemblea dei soci di utilizzare tali riserve ai fini della copertura della perdita d’esercizio 2021, proposta come detto approvata il 20 settembre.

“Il cda sta coltivando delle trattative con i maggiori creditori della società al fine di definire la posizione debitoria di Gespo, ciò potrebbe avere degli effetti positivi sulla situazione economico-patrimoniale già a partire dall’esercizio 2022”, hanno affermato Gelsomino e D’Errico.

L’impresa, che ha 17 dipendenti, “ha contenuto le spese di esercizio, privandosi, da settembre 2018, del collegio sindacale, incaricato anche della revisione contabile. La società sarà nuovamente obbligata a nominare il collegio sindacale, in ottemperanza al Codice della Crisi d'impresa e dell'Insolvenza, all'approvazione del bilancio chiuso al 31 dicembre 2022, a seguito dei numerosi rinvii subiti dovuti alla crisi pandemica”.

“Gli accordi che erano stati sottoscritti con il ceto creditorio di Gespo e che erano già stati posticipati al 31 marzo 2021 per effetto dell’emergenza sanitaria da Covid-19 sono stati ulteriormente prorogati stante il periodo di incertezza”, hanno spiegato gli amministratori.

“Tutti i creditori di Gespo si sono resi disponibili a modificare le date degli accordi già siglati stante la fiducia nutrita nella governance societaria e nell’ottimo lavoro portato avanti sino ad ora. Le trattative di definizione degli accordi più importanti per Gespo sono tuttavia ostacolate dallo status di liquidazione coatta amministrativa di Mucafer e di concordato preventivo di, mentre Finappula srl, nell'interesse di Gespo, ha acquistato i crediti vantati dalle società Gianni Rotice srl e Antonio Rotice srl relativi alle esecuzioni delle opere di edificazione del porto turistico. Inoltre, con un significativo impegno finanziario Finappula ha acquistato nel corso del 2021 il credito vantato dalla società Ingemar srl nei confronti di Gespo”.

Zone Transition

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Quanto ai canoni demaniali, dopo il subentro dell’Autorità di Sistema Portuale del Mar Mediterraneo come concedente in relazione alla concessione demaniale, è stato ridefinito l’importo che ora è pari a 214mila euro, quasi la metà di quello pagato sin dal 2014 alla Regione Puglia. Gespo citò in giudizio, peraltro, la Regione contestando un'errata determinazione del canone demaniale e la causa è tuttora pendente al Tribunale di Bari; nel corso dell'esercizio 2022 la società ritiene di addivenire ad un componimento della questione relativa ai canoni demaniali pregressi.

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