Leonardo Palmisano è un nome ben noto nell’ambito dell’antimafia sociale, in quanto artefice di numerose inchieste sul traffico di migranti in Africa settentrionale, apparse su Il Manifesto, ed autore di Mafia Caporale, volume che ha fatto scalpore perché in grado di descrivere e di fare emergere, in tutta la sua tragicità, il fenomeno del caporalato presente nelle campagne pugliesi. La sua profonda conoscenza delle dinamiche mafiose e della legislazione antimafia lo qualifica, più di altri, ad esprimere un giudizio su quanto sta avvenendo a Bari. Contattato da l’Attacco, Palmisano afferma che “il tema dell’eventuale modifica del Testo unico sulle parti relative allo scioglimento ed al commissariamento, che sono due cose diverse, deve essere oggetto di dibattito all’interno delle forze politiche e tra le forze politiche. Nel Pd il dibattito è ben presente e questo posso affermarlo in quanto faccio parte del Gruppo legalità nazionale del partito. Non so però se e quanto questo dibattito sia presente all’interno delle altre forze politiche”.
È dunque giusto aprire una riflessione perché, aggiunge, “le commissioni di accesso agli atti sono inviate proprio in virtù di scelte di natura politica. Dal momento che non possiamo far commissariare la politica dalla magistratura, e ciò per il mantenimento dell’equilibrio tra i poteri, non sono contrario a modifiche di una normativa non nuovissima”. Da qui nasce la necessità, da parte delle forze politiche, di affrontare il tema “in due momenti successivi. Il primo è interno perché immagino che, nei grandi partiti, vi possano essere delle posizioni diverse. Il secondo è il confronto nelle sedi preposte e una di queste è ovviamente la Commissione parlamentare antimafia. Potrebbe essere un tema da portare avanti entro la fine della legislatura ma, ripeto, è qualcosa che prima devono fare i partiti al loro interno”. Per quanto concerne il confronto tra partiti, il rischio è assistere ad un’ennesima contrapposizione di natura ideologia che, visto il tema, sarebbe ancora più esacerbata.
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A tal proposito, Palmisano sostiene: “Per arrivare a una sintesi, la contrapposizione ideologica è comunque necessaria e auspico che essa giunga ad una sintesi che porti ad una eventuale modifica di quella porzione del Tuel. Questo è l’unico iter da seguire. Altri iter – aggiunge – sono destinati a fallire perché il ragionamento è demografico. Il maggior numero di politici, infatti, opera nei Comuni. Questo vuol dire che, dal punto di vista numerico, la politica nazionale è rappresentata non dai parlamentari ma dagli amministratori locali. Di conseguenza, nessuna grande forza politica può decidere autonomamente di poter modificare una legge senza essersi consultata con i propri amministratori a livello locale. Ecco perchè è necessario, se si vuole che il tema sia calendarizzato dalla politica nazionale, che i partiti ne discutano prima al loro interno”.
Zone Transition
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Palmisano è anche un apprezzato scrittore di crime story, tanto da riuscire ad inventare la figura del bandito Carlo Mazzacani a cui ha dedicato una saga giunta ora al quarto capitolo con il libro intitolato Il tradimento è delitto che, di fatto, è un vero e proprio giallo e che, in un certo senso, vede il protagonista collaborare con le forze dell’ordine per risolvere un delitto. L’autore chiarisce: “Più che altro, Mazzacani collabora con il Drap, superprocura antimafia che ho inventato, per restare in libertà. In quanto criminale anomalo, deve vivere nel presente e lo fa aiutando sia la sacra corona unita sia la Procura antimafia. La sua verità non è però né quella della Giustizia e dello Stato né quella della mafia e dell’antistato, ma è quella che consegna a sé stesso e al suo secondo Luigi Mascione alla fine del caso”. La natura borderline del protagonista nell’ambito del crimine è accentuata dalla storia narrata in Il tradimento è delitto, vista appunto la collaborazione con lo Stato: “Mazzacani è un anarchico che non ama le regole. Le conosce perché, se non le conoscesse, non rimarrebbe in vita. Non amando però le regole non si assoggetta ad esse e decide di muoversi in un contesto più ampio perché detesta le organizzazioni di qualsiasi tipo”.