“Perché vengono sciolti in larga parte Comuni del Sud? Si tratta di una decisione politica”

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La nomina da parte del ministro Matteo Piantedosi di una Commissione d’accesso per il Comune di Bari ha scatenato una baraonda mediatica che non ha precedenti.  Le difese e gli scambi d’accuse e sospetti hanno conquistato la platea nazionale, non fosse altro per la grande fama del Sindaco Antonio Decaro, così come adesso sono tanti a parlare della norma che regolamenta lo scioglimento dei Comuni per sospette infiltrazioni mafiose. “Non capisco tutto questo clamore per Bari, visto che c’è stato un altro capoluogo di regione come è Reggio Calabria, per esempio, senza che ci fosse tutta questa sollevazione”, esordisce Angelo Riccardi, che è stato Sindaco di Manfredonia dal 2010 al 2019 e attualmente ricopre anche il ruolo di coordinatore nazionale di Giù le mani dai sindaci, associazione che promuove la modifica della norma sullo scioglimento delle amministrazioni locali per presunte infiltrazioni mafiose.

“Quello che si dice adesso per il caso di Bari, noi lo diciamo da anni. Sono ovviamente deluso, avvilito e mortificato, ma la mia posizione è nota da tempo. Questa è una norma antidemocratica e incostituzionale – ribadisce -, che non serve a bonificare niente come mostrerebbe il caso di Manfredonia e che non dovrebbe esistere in un Paese civile. Invece sembra non interessarsene nessuno. Anzi, nel corso degli anni, c’è stato un inasprimento della pena”. Riccardi sottolinea che “qualcuno parla di attività preventiva, invece si tratta di un’attività repressiva visto che sciogliendo un Comune i cittadini non sono governati più da chi era stato eletto e i malcapitati di turno vengono interdetti, dichiarati incandidabili per due consultazioni”.

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“Perché non discutiamo delle ragioni per cui questi provvedimenti vengono assunti in larga parte nei confronti di Comuni del Sud Italia – la sua osservazione -, nonostante la DDA affermi che le maggiori mafie si sono insediate anche al Nord? Il problema è la norma, che è sbagliata”. In effetti, secondo i dati del Viminale, nei complessivi 383 decreti di scioglimento, dal 1991 al 2010 ci sono stai 2 soli scioglimenti nei Comuni del Centro e Nord Italia e, tra il 2011 e il 2022, sono stati 11 a cui si possono aggiungere altrettanti casi conclusi con l’archiviazione. “È certamente anche un atto politico, mica lo scopriamo oggi – riprende Riccardi -. Lo disse pure l’allora presidente del Consiglio Matteo Renzi che il Comune di Roma non sarebbe stato sciolto perché quella era la decisione che aveva preso la politica”.

Prima di accomiatarsi, a scanso di equivoci e interpretazioni strumentali, conclude precisando che “Nessuno sostiene che non esiste la mafia o che non esiste la criminalità organizzata. Il merito della discussione è il provvedimento che non permette nemmeno la difesa, a differenza di quanto succede nell’ambito di un processo giudiziario. Qui c’è lo Stato da una parte che si presenta con l’Avvocatura e tu dall’altra parte, così piccolo e insignificante che non potrai mai vincere”.

In prossimità del congresso ANCI che si è svolto alla fine dell’ottobre scorso, alcuni ex Sindaci di Comuni sciolti hanno incontrato Antonio Decaro che, oltre a essere primo cittadino di Bari, è il presidente dell’Associazione Nazionale Comuni Italiani. In quell’occasione, Decaro “è stato sensibile, conosceva il merito della questione e possedeva consapevolezza, anche se non penso che immaginasse che potesse succedere anche a lui. Ci ha riferito di essere preoccupato per l’utilizzo dello strumento dello scioglimento e che era impegnato per trovare una soluzione visto che l’ANCI stesso si è reso promotore più volte di un testo di modifica. Non ha nessuna delle responsabilità che invece devono essere attribuite ad una classe dirigente che se ne infischia altamente”.

Il punto di vista sul Sindaco di Bari è supportato anche dalle parole di Guglielmo Cavallo. L’ex Sindaco di Ostuni ha vissuto anche lui in prima persona l’esperienza dello scioglimento del Comune che amministrava, è il coordinatore regionale pugliese di Giù le mani dai sindaci e conferma a l’Attacco che Decaro, “che conosco personalmente da tempo e stimo”, quando li ha incontrati a Roma “è stato particolarmente sensibile nei confronti del tema che abbiamo posto”. “È urgente trovare un equilibrio tra la protezione dei diritti individuali, la certezza del diritto e la promozione di valori come trasparenza, equità e rispetto dei diritti fondamentali – affermano da Giù le mani dai sindaci poche ore dopo il contatto avuto con l’Attacco -, soprattutto nelle realtà complesse del Sud Italia”.

“Non possiamo più tollerare l’abuso arbitrario di una normativa che consente lo scioglimento di un Comune su basi così fragili e inconsistenti, se non addirittura inesistenti. Questo non solo mina la democrazia, ma danneggia significativamente l’intero Mezzogiorno”. “Tale disposizione potrebbe scoraggiare chiunque voglia candidarsi per un incarico amministrativo – il timore -, creando un clima di timore costante legato alla possibilità di essere coinvolto in indagini senza fondamento, mettendo a rischio il proprio lavoro e la propria reputazione agli occhi dei cittadini, interpretata e applicata negli ultimi anni in modo abnorme”.

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“Solo attraverso un approccio basato sull’equità, la giustizia e il rispetto dei principi fondamentali del diritto possiamo sperare di riscattare l’immagine del Sud Italia e contribuire a ristabilire un senso di unità nazionale più inclusivo e prospero”.

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