“Non c’e stata nessuna commissione! Che noi vogliamo dire che ci siamo riuniti…cioè che cosa dobbiamo? Aspetta, e facciamo la commissione…però in che data?”.
Così il dirigente dell’Ufficio Tecnico del Comune di Peschici Massimo d’Adduzio, in pensione da alcuni mesi, si preparava a “dettare” a Giuseppe Mastromatteo, responsabile del Servizio Demanio marittimo, il verbale che avrebbe consentito all’impresa dell’ex candidato sindaco e oggi capo della minoranza Memo Afferrante di ottenere la concessione demaniale marittima.
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Sono due gli episodi scoperti da Procura di Foggia e GdF con intercettazioni telefoniche e ambientali che hanno consentito di ottenere gli arresti domiciliari per l’architetto d’Adduzio e Mastromatteo.
Il primo riguarda la falsa attestazione che la commissione - composta da d’Adduzio, Mastromatteo e Martino - si era riunita il 29 luglio 2020 (quando non si era mai riunita, in verità), attestazione che ha permesso di concedere a maggio 2021 alla Porto di mare sas di Martella Vittoria & C. il permesso di occupare un'area demaniale marittima di 278,43 mq, situata sull'arenile compreso nell’area portuale di Peschici. Un fatto che ha determinato anche l’interdizione dai pubblici uffici per 12 mesi dell’istruttore tecnico del Settore Ambiente Domenico Martino. Per l’accusa “il verbale di commissione di gara relativo al bando per l'assegnazione di una cdm con finalità turistico-ricreativa in ambito portuale risultato essere ideologicamente falso, in quanto retrodatato ed in quanto contenente la falsa attestazione circa l'avvenuta riunione”.
Dirigente e Mastromatteo sono stati intercettati in una conversazione “più che esplicita”, in cui “confermavano l'assenza della busta e, quindi, la mancanza della formale partecipazione da parte della società Porto di Mare al bando pubblico”. A quel punto, per gli inquirenti, “i due decidevano di violare le disposizioni della legge regionale (nonché del bando emesso dal Comune di Peschici) per favorire l’impresa rilasciandole la concessione anche in assenza di formale partecipazione alla procedura ad evidenza pubblica”. Né c’è stata la verifica richiesta agli uffici, fatti che per l’accusa integrano i reati di abuso d’ufficio e falso in atto pubblico. Ecco uno stralcio delle intercettazioni.
Dapprima il dirigente si rese conto che Afferrante non aveva preso parte al bando (“ma lui non l'ha presentato poi? No vabbè, e lo facciamo venire qua…vieni qua e…ma che stiamo scherzando? Parla con me, parla con te e vediamo...eh…se non ha fatto questo, dobbiamo rifare la procedura...ma comunque lui giustamente come dici tu .. mah vabbuò chiamiamolo”).
Poi la “dettatura” del finto verbale di gara.
Mastromatteo: Eh aspè ... mo me lo detti tu il verbale o me lo scrivi
d’Adduzio: Cominciatelo ad impostare
Mastromatteo: Eh ma per impostarlo io avrei dovuto avere una busta
d’Adduzio: Non si è riunita nessuna commissione ... quindi qua praticamente…non c’e il verbale... tutte le altre volte abbiamo avuto la risposta di questa...
Mastromatteo: Verbale di commissione di gara
d’Adduzio: Non c’è stata nessuna commissione! Che noi vogliamo dire che ci siamo riuniti…cioè che cosa dobbiamo? Aspetta, e facciamo la commissione…però in che data?
Mastromatteo: Allora...il bando scadeva...
d’Adduzio: Il 29 luglio…siamo io tu...bisogna vedere tu...quando ci stavi e quando non ci stavi...
Mastromatteo: Il 29 luglio era un mercoledì
d’Adduzio: E tu c'eri?
Mastromatteo: Sì
d’Adduzio: Noi dobbiamo dare atto...Giuse…che nessuno ha presentato niente...e che quindi pertanto l'unico ad aver partecipato è lo stesso richiedente...quindi pertanto anche se lo stesso non ha riscontrato nel merito non può che assegnarsi...
Mastromatteo: Allora...29 luglio si è riunita la commissione. Alle ore 11.30, come da convocazione verbale si prende atto che non sono pervenute altre domande concorrenti…dai poi aggiusto dopo.
Non meno grave, tutt’altro, è l’accusa relativa al secondo episodio, che è costata l’interdizione per 12 mesi dai pubblici uffici per il dirigente Luigi Forte (responsabile del Settore Affari generali) e dalla possibilità di contrarre con la pubblica amministrazione per gli imprenditori Domenico Salvatore Mastromatteo (fratello del funzionario comunale Giuseppe) e Leonardo Lagrande, rispettivamente presidente e vicepresidente del consiglio di amministrazione della Coop Service.
Forte è risultato essere cugino dei Lagrande ed amico di Domenico Mastromatteo, con cui è stato avvistato a cena dagli inquirenti. I due imprenditori con mezzi fraudolenti avrebbero turbato la gara pubblica con procedura negoziata da circa 100mila euro avente ad oggetto l'affidamento degli interventi di riqualificazione urbana dell'area in Via Generale Dalla Chiesa, avviata a dicembre 2019.
Per partecipare alla gara e aggiudicarsene i lavori, i due imprenditori presentarono alla Stazione appaltante Comune di Peschici unitamente alla offerta un contratto di avvalimento stipulato con la molisana Nikante Costruzioni srl, “materialmente falso nella parte in cui riportava la apocrifa sottoscrizione riferibile alla legale rappresentante Loredana Tagliamonte e connotato da simulazione assoluta”.
L’accusa evidenzia che “tale contratto di avvalimento risultava indispensabile per partecipare e aggiudicarsi la gara pubblica, visto che la Coop Service non era in possesso della attestazione SOA nella categoria OG3/cl. 1 e, comunque, dei requisiti di capacità tecnica”.
Zone Transition
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Il dirigente UTC d’Adduzio avrebbe omesso di verificare il possesso da parte di Nikante Costruzioni srl dei requisiti; inoltre dispose l’aggiudicazione in favore della Coop Service e non svolse gli accertamenti obbligatori rispetto alle verifiche in corso d'opera dell'effettivo svolgimento da parte della Nikante delle prestazioni oggetto del falso contratto di avvalimento. In tal modo, avrebbe “intenzionalmente procurato alla Coop Service l'ingiusto vantaggio patrimoniale consistente nell'aggiudicarsi i lavori e nel poter realizzare i lavori oggetto della procedura, senza incorrere nella rescissione del contratto obbligatoriamente prevista dalla legge”. Rescissione che sarebbe stata inevitabile, dal momento che Nikante non aveva mai svolto le prestazioni oggetto del contratto.