“Caro direttore Paciello, ho una conoscenza solo giornalistica delle vicende che hanno portato il Ministro Piantedosi ad inviare una Commissione d’accesso a Bari per accertare i tentativi di infiltrazione della criminalità organizzata e, quindi, mi astengo dall’esprimere giudizi - scrive Guglielmo Cavallo, ex Sindaco di Ostuni e coordinatore regionale pugliese di Giù le mani dai sindaci -. La situazione barese è oggettivamente diversa da quella che ha riguardato Ostuni, ma comprendo i sentimenti che attraversano il Sindaco di Bari. Gli aspetti umani di queste vicende sono devastanti e presi in considerazione da pochi. Sentire che lo Stato che stai servendo non ti è propriamente amico e che tutto l’appassionato impegno posto in essere è sottoposto al vaglio di chi sospetta di te. Sapere che c’è chi speculerà sul tuo dramma. Non è una prova facile”.
“Per questo esprimo la mia solidarietà ad Antonio Decaro e ricordo che, appena eletto Sindaco di Ostuni, ci siamo incontrati a Pollica, proprio in una manifestazione per sottoscrivere un manifesto che impegnava noi Sindaci alla difesa della bellezza e della legalità”.
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“Conosco benissimo, invece, quanto l’art. 143 del T.U.E.L. (Testo Unico sugli Enti Locali) sia applicato da qualche anno a questa parte in modo anomalo. Oggi diventa un caso nazionale perché sono coinvolti una grande città come Bari e il Presidente dell’ANCI ma, già da tempo, chi è stato vittima di ingiusti provvedimenti di scioglimento reclama attenzione da politici di ogni colore ma, purtroppo, inutilmente fino ad oggi. Forse lo scandalo più grande è che se ne parli solo ora mentre le vite di persone e delle loro comunità sono state stravolte nel silenzio generale”.
“La discrezionalità lasciata alle Prefetture nel valutare le situazioni, già troppo ampia nella previsione normativa, è stata di fatto estesa dall’interpretazione della giurisprudenza amministrativa che, negli anni, ha portato ad avviare il procedimento amministrativo dell’art. 143 TUEL sulla base di sospetti e a sciogliere i Consigli comunali in assenza di reati o di responsabilità dei vertici politici”.
“Così come è applicata, la norma non assicura che chi ha sbagliato paghi davvero. Troppo spesso abbiamo dovuto leggere di scioglimenti nei quali si evidenziavano collusioni della parte burocratica con il mondo della criminalità ma le conseguenze sono ricadute solo sulla parte politica senza che ai veri responsabili fosse chiesto conto”.
“Il procedimento previsto dall’art. 143 TUEL non consente un contraddittorio pieno e la Commissione d’accesso può arbitrariamente decidere quali atti porre a base della relazione e quali, invece, omettere. La conoscenza degli atti della Commissione d’accesso è possibile solo dopo l’eventuale scioglimento e solo nell’ipotesi che si impugni il provvedimento dissolutorio al TAR Lazio. In quel caso, i ricorrenti non possono estrarre copie ma solo visionare i documenti sotto stretta vigilanza. Quindi manca anche una reale parità processuale tra le parti nei giudizi amministrativi”.
“Tutte le innegabili storture dell’art. 143 TUEL dovrebbero portare ad un utilizzo più razionale e solo nei casi estremi”.
Zone Transition
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“L’esperienza insegna che i periodi di commissariamento, da diciotto a ventiquattro mesi, non servono a ripristinare la legalità, lì dove è compromessa e peggiorano la vita delle comunità lì dove le infiltrazioni erano sospettate e, magari, si rivelano immaginate”.