Da Craxi a Mimì Romano. Gli anni d'oro del socialismo raccontati da Dell'Osso

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L'ex senatore: 'Mimì è stato uno degli uomini politici più coerenti, ha rappresentato il PSI in Capitanata, uno tra i migliori esponenti del socialismo che abbiamo avuto in provincia di Foggia".
Per una strana coincidenza quel che resta del milieu socialista di Capitanata si trova a commemorare la morte di Bettino Craxi e a vestirsi a lutto per la dipartita di Domenico Romano, detto Mimì, storico esponente del garofalo. Anche Costantino Dell'Osso, ex senatore craxiano, ricorda, in occasione del ventunesimo anno dalla morte del leader socialista, il compagno orsarese.
Il senatore lucerino, da anni lontano dall'agone politico dopo due legislature a fianco di Craxi, per il quale organizzò un celebre comizio in Piazza Duomo in occasione delle amministrative del 1992, in giorni cruciali per la tenuta del PSI - raggiunto di lì a poco dal pool di Mani pulite - si è espresso sul lascito dell'ex premier milanese e su tanto altro. L'Attacco lo ha intervistato.

Senatore, cosa pensa della scomparsa di Domenico Romano?
Sono profondamente affranto per la perdita di un vero socialista. Mimì è stato uno degli uomini politici più coerenti, ha rappresentato il PSI in Capitanata, uno tra i migliori esponenti del socialismo che abbiamo avuto in provincia di Foggia. In qualità di assessore alla sanità si è mosso molto per dare dignità al settore nella nostra terra di Capitanata. Si è dimostrato acuto e forte nel confronto politico con il Partito Comunista, rappresentando il PSI con coerenza. Mimì è nato socialista ed è morto tale. Ha vissuto un percorso politico con grande dignità e rigore.
La pandemia ha cancellato il confronto politico che sin dalle origini della pratica politica si fa stando al cospetto dell'altro. Come vive questa fase di distanza sociale?
Il confronto mi manca molto, nonostante io mi sia volutamente allontanato dalla politica e anche da quella cittadina. Il non poter ricordare fatti, eventi e stagioni di una stagione lontana è triste. Trovo che oggi la dialettica sia profondamente mutata in favore di un livore e di un'aggressività che non appartengono allo stile e all'animus di chi come me ha vissuto un'Italia diversa. Oggi siamo nell'epoca degli urlatori, degli slogan e dell'assenza di contenuti.
Pensa che il parziale revisionismo attorno alla figura di Bettino Craxi possa aver mutato l'opinione pubblica attorno alla sua figura umana e politica?
Craxi è stato dipinto come un uomo arrogante ma non era così, a volte il carisma viene interpretato con antipatia. Bettino era un uomo molto carismatico, era difficile che qualcuno potesse contestare le sue idee, ma aveva anche un lato umano assai spiccato che mostrava a pochi intimi. In occasione del famoso intervento alla Camera del giugno del 1992, mi confidò davanti al Transatlantico che uno dei magistrati inquirenti sulla sua situazione aveva il mio medesimo cognome, si trattava ovviamente di un caso di omonimia, che sorridendo mi riferì. Craxi era una persona molto solare. Ho conosciuto tutti i lati del suo carattere, essendo stato non solo un compagno di avventure ma anche uno dei pochi amici che aveva. Non credo che oggi ci sia un ricordo forte verso questa figura, sebbene ci sia molta nostalgia per quegli anni. Purtroppo la persecuzione giudiziaria è stata molto violenta, come pure la falsità di taluni che gli hanno voltato le spalle nel momento della difficoltà, come Claudio Martelli, di cui non ho nessuna simpatia. Fu uno dei primi che lo lasciò solo. Craxi era un uomo difficile, ma è stato un grande statista e lo ha dimostrato mettendosi contro il presidente della Repubblica per la questione di Sigonella. Le sue richieste erano delle imposizioni, chiedeva ottenendo. Ricordo bene quando chiese a tutti noi di rinunciare alle indennità parlamentari per sostenere la causa di Solidarnosh. Craxi sposò quella causa anche per la grande stima e amicizia nutrita verso papa Woityla. Bettino ha contribuito a risanare i rapporti tra stato italiano e Santa Sede.
Crede che cia sia una parte di cittadini che rimpianga il socialismo e le sue idee?
Penso che ancora viva nel cuore degli italiani un amore profondo per il socialismo, nonostante il bombardamento mediatico e giudiziario che ha abbattuto il pentapartito. Ma la nostalgia per quel mondo c'è.
Cosa pensa della tenuta del governo Conte, la cui fiducia al Senato è stata ottenuta a tentoni?
Credo che staccare la spina ad un governo in questo momento delicato per il Paese sia inopportuno, sebbene il premier si sia circondato di figurine politiche di poco conto, ma molti personaggi a mio modo di vedere del tutto insignificanti siedono anche all'opposizione - come quel Nencini - oggi rappresentante istituzionale del PSI, un personaggio che latita, richiamato all'ordine da Renzi e senza alcuna personalità. Penso che non possiamo perdere tempo, bisogna concorrere alla rinascita del Paese creando un Piano Marshall e fare sì che l'Italia risorga pensando all'industria per creare una maggiore forza lavoro. Del governo Conte non ho un giudizio sufficientemente positivo, ha con se le anime vaganti del M5S, persone che non hanno fatto la gavetta, completamente digiuni di politica, rappresentanti delle istituzioni per essere stati scelti su di una piattaforma sociale.
Che opinione si è fatto ascoltando gli interventi parlamentari per il voto di fiducia al governo?
Trovo che i contenuti siano assai scarsi, non mi piace una dialettica improntata sulle urla e sugli slogan, come è quella di Salvini. Mi è piaciuta molto Annamaria Bernini, capace di sintetizzare con acutezza e capacità di sintesi i nodi cruciali dell'approccio del premier ai problemi dello stato. Penso che di questo passo il centro destra abbia la strada spianata. Giorgia Meloni è in corsa, le sue idee e la sua verve mi piacciono molto. Sebbene mi sono allontanato volutamente dalla politica, la mia formazione è perfettamente allineata entro il filone social democratico, ma mi rendo conto che quel centro sinistra di un tempo non esiste più. Ho apprezzato quanto di postivo c'era all'interno della compagine berlusconiana.
Crede che l'Italia possa rialzarsi dopo questa emergenza sanitaria?
Oggi ci troviamo a vivere quanto è accaduto nell'immediato Dopoguerra, ma la lezione di allora non è bastata. Ci siamo dimenticati di quello che di buono è stato fatto all'indomani della ricostruzione dell'Italia, ci sono stati dei pregiudizi giudiziari così come è accaduto per Moro che non è stato salvato durante gli anni tragici del terrorismo, ma allora il mondo politico del periodo è stato in grado di superare l'impasse, permettendo alla società di vivere una libertà forse anche eccessiva, visti i risultati sul piano istituzionale.
Claudia Ferrante


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