Finiti in carcere imprenditori agricoli recidivi dello sfruttamento. Braccianti costretti a turni di lavoro estenunati e sottopagati

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Il giorno dopo la festività  internazionale del "I° Maggio", dedicata ai lavoratori e, soprattutto, ai loro diritti, i Carabinieri del Comando Provinciale di Foggia, su direzione e coordinamento della Procura della Repubblica di Foggia, hanno dato esecuzione a due importanti misure cautelari custodiali applicative del carcere e degli arresti domiciliari nei confronti di tre imprenditori agricoli e di un "caporale", di origine straniera, tutti quanti operanti nella provincia di Foggia.
I provvedimenti restrittivi della libertà  personale in questione, rientranti in un'operazione investigativo-giudiziaria anticaporalato appellata convenzionalmente come "White labour", a voler quindi valorizzare il contrasto con il fenomeno del c.d. "lavoro nero", sono derivati da una complessa ed articolata attività  investigativa condotta dalla Procura della Repubblica di Foggia e sviluppata attraverso un'apposita "task force anticaporalato" costituita da personale del Nucleo Investigativo CC di Foggia, della Compagnia CC di Lucera e da militari del NIL Foggia.
Un vero e proprio pool voluto ed organizzato dalla Magistratura foggiana e dai militari dell'Arma per contrastare così - in termini dedicati - il deprecabile fenomeno del caporalato, molto presente e radicato nella Capitanata.
"L'obiettivo di questo pool - ha spiegato stamani in videoconferenza il procuratore Ludovico Vaccaro - è quello non solo di colpire il caporale che trasporta col furgone i braccianti ma soprattutto le aziende agricole che si avvalgono di manodopera in nero. Vogliamo favorire la legalità  nel settore agricolo e liberare il mercato dalla concorrenza sleale di chi sfrutta i lavoratori traendone un vantaggio economico a differenza delletantissime aziende oneste che pure ci sono in provincia di Foggia".
"Ma oltre alla doverosa attività  di repressione - ha aggiunto il procuratore - è necessario attivare una rete di trasporti legale e assicurare ai braccianti condizioni abitative dignitose".
Le due misure cautelari emesse dal GIP del Tribunale di Foggia, su richiesta della Procura della Repubblica, riguardano specificatamente i reati di concorso di persone in intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro aggravati (artt. 110 cp - 603 bis cp) e in un caso anche di impiego di manodopera straniera irregolare (art. 22 co. 12 Dlg.vo 286/1998).
Decine e decine i lavoratori stranieri, di diverse etnie (in prevalenza africana ed indiana), quasi tutti reclutati dai ghetti della provincia dauna, impiegati in diverse aziende agricole ubicate tra Foggia e San Giovanni Rotondo, sottoposti a condizioni degradanti e di sfruttamento, facendo in particolare leva sul relativo stato di bisogno, in dispregio delle più basilari norme in materia di sicurezza e salute sui luoghi di lavoro, oltre che con l'applicazione di un salario variabile estremamente esiguo (mediamente venivano corrisposti dai 3,5 ai 6 euro l'ora) e comunque in violazione dei contratti nazionali o territoriali stipulati dalle organizzazioni sindacali, inoltre con ritmi di lavoro assolutamente estenuanti, fino a 12 al giorno senza pause. Una delle aziende agricole sottoposte ad indagini, ubicata sulla SS 89 Foggia/Manfredonia, era stata già  oggetto, l'estate scorsa, di una precedente attività  investigativo-giudiziaria da parte della Procura della Repubblica di Foggia e dei Carabinieri del Nucleo Investigativo del locale Comando Provinciale, conclusasi con l'arresto di Aldo e Domenico Giordano, titolari dell'azienda, uno dei quali aveva il compito di coadiutore, e la sottoposizione a controllo giudiziaria dell'azienda, tuttora tra l'altro in essere. Entrambi sono stati quindi nuovamente arrestati e questa volta associati al carcere di Foggia. Anche durante la sottoposizione ad amministrazione giudiziaria, infatti, i due avevano continuato a perpetuare parte delle condotte criminali contestategli durante l'estate 2019, al punto tale che il GIP, nella propria ordinanza, scrive ".. nonostante il pregresso trattamento cautelare e nonostante il controllo giudiziario fosse in corso, hanno dimostrato totale disinteresse per i precetti penali e la tutela dell'incolumità  individuale dei braccianti, perseverando nella condotta di approfittamento del loro stato di bisogno"¦".
Durante l'ultimo blitz svolto dai Carabinieri l'autunno scorso, erano stati individuati altresì 5 lavoratori stranieri sprovvisti di regolare permesso di permesso di soggiorno ed altri ancora invece assunti addirittura sotto falso nome.
Anche nell'altra azienda agricola, situata nel comune di San Giovanni Rotondo, strutturata in particolare in più sedi operative e capannoni aziendali, gli investigatori hanno accertato un sistema criminale ben organizzato nel quale avveniva, in maniera pressochè continuativa, il reclutamento, l'impiego e l'utilizzo di manodopera - anche in questo caso straniera - in condizioni di grave sfruttamento, approfittando sempre dello stato di bisogno dei lavoratori. Il titolare dell'azienda agricola, di nazionalità  italiana, in concorso con uno straniero con anche un ruolo societario in una delle attività  agricole sottoposte ad indagini, assumeva ed impiegava cittadini stranieri in condizioni lavorative precarie, disposti ad accettare retribuzioni ben al di sotto dei livelli minimi di paga salariale, lavorando in alcuni casi anche per 13 ore al giorno, a volte senza neanche un giorno di 3 riposo. Il tutto, ancora una volta, senza l'utilizzo di dpi o di materiale per il soccorso sanitario, in ambienti in pessimo stato igienico.
All'interno di un'azienda erano stati allestiti anche dei containers dove alcuni lavoratori vi abitavano in una condizione assolutamente degradante. Applicata la misura degli arresti domiciliari per l'imprenditore italiano ed invece il carcere per il correo straniero. Sottoposte inoltre a controllo giudiziario tutte le aziende agricole e le relative sedi operative-logistiche attraverso la nomina da parte del GIP del Tribunale di Foggia di un amministratore giudiziario, con il compito quindi di attuare tutte le procedure di regolarizzazione e di gestione aziendale necessarie.
"Per quanto riguarda la prima azienda - ha precisato il comandante provinciale dei carabinieri Nicola Lorenzon - opera nel settore dell'ortofrutta con fatturati milionari. Nella seconda ditta, anch'essa con un giro d'affari di notevole entità , abbiamo rinvenuto 15 braccianti e un vero e proprio mini ghetto all'interno dell'impresa agricola, in cui abitavano i lavoratori, in condizioni di degrado assoluto".
Nessuno peraltro, hanno fatto notare i Carabinieri, era munito dei necessari dispositivi di sicurezza. "Significativo il fatto che in una azienda abbiamo riscontrato la recidiva, questo evidenzia come gli imprenditori non percepiscano il reato come grave", ha aggiunto Lorenzon. Da rilevare infine che l'indagine, complessa e articolata, non sia partita da una denuncia o una segnalazione. "E' frutto del controllo sul territorio che i militari svolgono quotidianamente", ha precisato il comandante a l'Attacco.
Nei prossimi giorni nei confronti di tutti gli arrestati si svolgeranno i relativi interrogatori di garanzia davanti al GIP del Tribunale di Foggia. Le investigazioni complessivamente compiute sono state svolte sia attraverso attività  di controllo del territorio di tipo c.d. tradizionale, sia mediante l'utilizzo di mirate indagini tecniche. Anche con quest'ultima significativa attività  investigativa, l'ennesima dopo le precedenti e costanti operazioni svolte sistematicamente dei mesi scorsi, la Magistratura e i Carabinieri di Foggia hanno nuovamente dimostrato la grande attenzione nei riguardi di un fenomeno criminale pericoloso ed insidioso per il territorio della provincia di Foggia, che come è noto è a vocazione agricola. La tutela dei diritti dei lavoratori e delle loro condizioni di impiego, il contrasto - ad ogni livello - dei reati di sfruttamento della manodopera e la salvaguardia dell'economia legale del territorio rappresentano difatti una delle priorità  nelle continue azioni istituzionali poste in essere a salvaguardia di ogni presidio di giustizia e legalità .
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