Era sembrata chiara sin da subito l'azione dolosa agli occhi degli esperti. E' stato così arrestato l'autore dell'incendio che ha colpito un'azienda di San Marco in Lamis, in località Calderoso, nell'estate scorsa. Il piromane, un 24enne del posto - da quanto si apprende - aveva anche lavorato per lo stabilimento. Il movente - fanno sapere gli investigatori - è stato individuato nell'accelerazione della risoluzione delle spettanze, il cui procedimento extragiudiziale aveva incontrato degli intoppi. Infatti dopo alcuni giorni dall'incendio, la situazione era stata definita ed era stato trovato l'accordo.
"Dal sopralluogo di polizia scientifica e delle indicazioni dei vigili del fuoco si era già sin da subito configurato un'azione dolosa e non accidentale o colposa - ha riferito a l'Attacco una fonte investigativa -. E' stato chiaro sin dalle prime ore che ad appiccare il fuoco era stato qualcuno. Singola persona? Al momento come agente è stato individuato il soggetto colpito da misura cautelare. Gli indizi sono gravemente strutturati, altrimenti un incensurato non sarebbe in carcere per questa cosa. Di certo le verifiche continuano, nel senso che non si escludono eventuali e ulteriori aggiornamenti".
L'azione criminosa è stata commentata parecchio in città, anche se non tutti sono consapevoli delle vittime di questo gesto. Secondo voci non confermate, l'azienda colpita avrebbe diverse pendenze con alcuni collaboratori e il 24enne finito in carcere è considerato "una brava persona, con i classici problemucci di quell'età". "Intanto, è stata data una risposta immediata - ha riferito la fonte investigativa -, compreso il movente perché un incendio di quella portata, con un danno così abbondante, subito può far pensare a un episodio legato alla criminalità organizzata o meno e, invece, in realtà non è nulla di tutto questo". Il danno è stato stimato superiore al milione di euro. "Dubbi del titolare dell'azienda? Loro non si capacitavano, non avendo nessun tipo di contrasto tale da giustificare il gesto - ha rimarcato la fonte investigativo -. Noi abbiamo indagato soprattutto avvalendoci delle immagini di videosorveglianza e attraverso altri accertamenti tecnici".
Il fatto è accaduto la notte del 21 luglio scorso: le forze dell'ordine e i vigili del fuoco erano stati allertati per il propagarsi di un vasto incendio che aveva interessato il fienile di un'azienda agricola. L'incendio aveva assunto notevoli dimensioni, poiché in quel fienile erano state collocate circa 2.500 balle di fieno, da poco acquistate, che dovevano servire a foraggiare la moltitudine di animali che si allevano in quell'azienda. Le proporzioni dell'incendio era così vasto che durò alcuni giorni. Le fiamme, infatti, oltre alle balle di fieno, andate tutte in fumo, distrussero alcuni mezzi agricoli parcheggiati nelle vicinanze e lo stesso capannone adibito a fienile venne completamente distrutto.
Attraverso le immagini del sistema di videosorveglianza, installato in quell'azienda, si è avuto modo di accertare che l'incendio era da ritenersi di natura dolosa, atteso che quella notte è stata ripresa una persona che spostandosi in più punti del fienile aveva dato fuoco alle balle di fieno.
Le indagini eseguite sotto la direzione della Procura della Repubblica di Foggia attraverso gli elementi raccolti nel corso del sopralluogo, le intercettazioni telefoniche e ambientali, lo sviluppo e l'analisi di tabulati telefonici con l'individuazione di celle e localizzazione delle utenze, l'acquisizione e conseguente visione e analisi di immagini dei sistemi di videosorveglianza dell'azienda agricola, del circuito cittadino e di quello appartenente ad attività commerciali limitrofe, nonché l'ascolto di persone informate sui fatti, hanno permesso di accertare a carico del giovane arrestato chiari e inequivocabili - secondo gli inquirenti - elementi di colpevolezza rispetto ai gravi reati contestati.
Pietro Capuano
(immagine di repertorio)