La morte di Stefania Fede in ospedale: il Gip archivia ma si preannuncia battaglia in Tribunale

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La vicenda risale all'ottobre del 2018. Il 16 Stefania Fede ha un malore mentre si trova nel cortile della sua abitazione. Dopo qualche giorno di ricovero sembrava essersi ripresa, poi la morte.
Nuovo colpo di scena nella vicenda della morte di Stefania Fede, 39enne originaria di Orta Nova, ma residente a Stornara, deceduta presso l'ospedale Tatarella di Cerignola in seguito a un malore. Il Giudice per le indagini preliminari (Gip) ha archiviato il caso.


A darne notizia sono gli avvocati Raffaele Preziuso, Potito Marucci e Michele Sarcina, difensori di alcuni dei medici all'epoca dei fatti in servizio presso il reparto di Rianimazione del nosocomio ofantino, personale sanitario che era indagato per omicidio colposo.

Il Gip del Tribunale di Foggia Michela Valente, dopo aver accolto l'istanza presentata dai familiari tramite il loro legale, l'avvocato Michele Sodrio, di opposizione alla richiesta di archiviazione formulata dal pubblico ministero, e aver disposto la nomina di consulenti medici legali al fine di addivenire a una nuova perizia %u2018seria ed approfondita', con ordinanza del 14 gennaio scorso ha disposto l'archiviazione del procedimento penale. È emerso continuano i legali nella nota che l'operato dei medici sarebbe stato %u2018immune da censure e il decesso della signora Fede imputabile a cause naturali', confermando sostanzialmente quanto già stabilito dai consulenti della Procura, ritenuti dal legale dei familiari di aver posto in essere una valutazione medico legale superficiale e frettolosa.

La conclusione di questa vicenda, con il profondo rispetto dovuto al dolore che ha colpito i familiari della signora Fede, dimostra ancora una volta che medici e operatori sanitari, che con professionalità sono a servizio ogni giorno per la tutela della salute degli altri, sono troppo spesso accusati superficialmente di condotte scorrette e sottoposti a un vergognoso linciaggio mediatico, concludono gli avvocati.

La vicenda risale all'ottobre del 2018. Il 16 Stefania Fede ha un malore mentre si trova nel cortile della sua abitazione in via Le Vigne. Al compagno, intervenuto dopo pochi minuti, riferisce di non sentirsi bene e di avere una sensazione di vomito. La donna viene trasportata in ambulanza al Pronto Soccorso del 'Tatarella': i familiari si precipitano in ospedale, dove Stefania intorno alle 21:20 in base a quanto riferitoci dai sanitari - ha avuto un arresto cardiaco, raccontava il fratello della vittima.


Dopo questo fatto i medici cerignolani avevano valutato il trasferimento al Policlinico Riuniti: non viene effettuato perché spiegò il fratello della vittima (così come riferitogli dai sanitari e messo a verbale in sede di denuncia) Stefania aveva un'altra crisi e per questo era stata trasferita nel reparto di Rianimazione e indotta al coma farmacologico. Scongiurata l'ipotesi di un abuso di farmaci, la mattina del 19 ottobre la giovane madre si sveglia e i familiari riescono anche a parlarle: Sembrava che stesse bene. I sanitari le hanno chiesto se facesse uso di farmaci e lei ha riferito che a volte assumeva antidolorifici per i problemi alle articolazioni e lassativi per i problemi di stitichezza". Il racconto del fratello era proseguito: Era vigile, stubata e sembrava stesse andando tutto bene. Proprio quella mattina doveva essere trasferita in un altro reparto. Stefania poi morirà per un arresto cardiaco.

Ho avuto il provvedimento ieri (giovedì, ndr), mi è stato formalmente notificato e quindi ho avuto appena il tempo di leggerlo con l'attenzione dovuta ha dichiarato a Michele Sodrio a l'Attacco ed è un provvedimento totalmente sbagliato, a mio parere, perché non tiene conto di elementi che sono presenti negli atti e che sono chiarissimi.


Faremo sicuramente opposizione al decreto del Giudice per le indagini preliminari ha aggiunto e quindi non c'è ancora alcuna archiviazione definitiva. Andremo a discutere davanti al Tribunale, come prevede il codice, e vedremo un attimino se i fatti sono andati come ha scritto il Gip.Ho sentito la famiglia della donna, è molto delusa e anche arrabbiata perché in quel provvedimento sono stati commessi degli errori e scritte delle cose assolutamente sbagliate, errori madornali ha rimarcato Sodrio. Quali? L'errore più grave che fa il giudice è quello di ritenere che non sia provata l'esistenza di una sindrome, del Qt lungo, una sindrome cardiaca che aveva la ragazza, e che invece tutti i medici avevano dato per accertata. Nel decreto, invece, si dice che c'era ed è certo che poi sia stata la causa della morte. Tutto parte da questo errore di base, un errore clamoroso, perché gli stessi periti nominati dal giudice hanno detto che la sindrome era presente. Ed è proprio per questo, dal nostro punto di vista, che la donna non è stata curata in base alla patologia che aveva, molto grave, perché se fosse stata trattata in maniera adeguata la ragazza molto probabilmente non sarebbe morta. Noi continuiamo ad essere sicuri di questo e andremo avanti nella speranza che prima o poi ci sia qualche giudice sufficientemente attento.

Pietro Capuano

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