Lo aveva promesso, anzi. Pianificato da molto tempo. Vladimir Putin ha dato il via alle operazioni militari in Ucraina. Il pretesto? Proteggere dagli attacchi delle Forze Armate dell’Ucraina la popolazione russa delle autoproclamate repubbliche di Donetsk e Lugansk, nel Donbass. Odessa, Kharvik, Mariupol, Leopoli e la capitale Kiev hanno subito bombardamenti nella notte tra il 23 e il 24 febbraio.
È scontro aperto tra Russia, Stati Uniti, Gran Bretagna e Unione Europea. Per Putin si tratta di un’operazione di peacekeeping. Di fatto, le sue forze armate hanno violato la sovranità territoriale di uno Stato, in questo caso dell’Ucraina, soggetto autonomo e distinto di diritto internazionale, riconosciuto nella sua piena integrità territoriale e dei confini dalle Nazioni Unite, dalle altre principali organizzazioni internazionali e dalla comunità degli Stati. Nello specifico, le due repubbliche non sono state riconosciute dalla Comunità internazionale, ma solo dalla Federazione Russa e da: Cuba, Nicaragua, Siria, Venezuela, oltre ad Abkhazia e Ossezia del Sud, Nauru e dagli Houthi yemeniti. Per farla breve, da clienti passivi di Mosca in grado di offrire solo servigi politici in cambio di aiuti materiali e militari.
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Cosa accadrà nei prossimi giorni è presto detto. Gli scenari sono molteplici. Di concreto c’è un ulteriore forte rincaro del prezzo del petrolio (oltre 104 dollari a barile a Londra) e del gas (+30% a 116 euro a megawattora), mentre vola l’oro (1950 dollari l’oncia), bene di rifugio per eccellenza. Le Borse europee sono in perdita e Mosca (-30%) non fa eccezione.
Dopo due anni di pandemia Covid-19 che ha messo in ginocchio l’economia mondiale, il conflitto russo-ucraino è un’ulteriore mazzata alle speranze di ripresa che in tanti auspicavano. Rincari di materie prime ed energia hanno affossato ulteriormente le aziende europee.
Per capire meglio la genesi di questo conflitto, da molti paventato da anni, l’Attacco ha ascoltato il punto di vista dello scrittore russo Nicolai Lilin, autore di romanzi come “Educazione siberiana” (reso celebre dall’omonimo film di Gabriele Salvatores) e “Putin l’ultimo Zar”. Questo giornale in passato aveva già incontrato lo scrittore russo naturalizzato italiano a Rodi Garganico, località scelta nel 2020 per le vacanze estive. Con lui si parlò del culto di San Michele Arcangelo e di come cambia l’iconografia dell’angelo tra Occidente e Oriente. Ecco la nuova intervista.
Nicolai, la Russia ha dato il via alle operazioni militari contro l’Ucraina. La diplomazia e la politica hanno fallito?
Quella russa è una vera e propria invasione su vasta scala del territorio ucraino. Putin giustifica di aver preso questa decisione per difendere i confini nazionali da un probabile attacco dell’Ucraina. In questo, la sua retorica resta immutata, rimane fedele alla sua linea. In verità, Putin non vuole assolutamente che l’Ucraina entri nella NATO, così da avere i missili americani puntati nel sottopancia russo. Purtroppo, la politica ha fallito. Non c’è nessuno a cui dare ragione. È mancato l’impegno totale della diplomazia internazionale. In grandi linee, a tutti i grandi politici va bene che la situazione sia precipitata. Mi auguro non ci siano vittime civili, sono dalla loro parte. Se mi chiedete da che parte sto vi rispondo che faccio il tifo per la pace.
Cosa deve fare l’Italia alla luce di questa crisi internazionale e di un conflitto armato non così lontano dai confini nazionali?
L’Italia deve rimanere fuori da questo conflitto. Nessun militare deve andare in zona di guerra; non voglio pensare a soldati italiani che sparano per uccidere soldati russi e viceversa. Questa è una tragedia, i politici devo capire questa cosa, avere buon senso.
L’Italia è però un paese membro della NATO.
La NATO va abolita. L’Italia dovrebbe uscire dall’organizzazione e mandare via i militari americani con le loro basi, aerei e bombe via dal territorio nazionale. Le armi nucleari presenti nelle basi americane italiane sono un pericolo per tutti noi. Io sono un ex militare, conosco bene cos’è il protocollo di reazione immediata in caso di attacco nucleare alla Russia. In cinque minuti le temibili bombe “satana” verrebbero lanciate verso le basi americane, distruggendo non solo le installazioni ma anche le strutture civili. Ben venga la diplomazia o la cultura americana, ma i loro militari devono essere mandati via. Solo così l’Italia potrà ripartire dallo stato zero e dare vita ad una politica estera indipendente.
Cosa prevedi per il futuro, ci sarà una escalation? La NATO bombarderà i russi?
Non penso che la NATO interverrà, i russi hanno già preso una buona parte dell’Ucraina, hanno distrutto obiettivi militari. Il loro intento è annientare le forze armate ucraine, non vogliono danneggiare i civili.
La Russia è un impero in espansione?
No. La Russia è oggi un grande stato cuscinetto nella grande partita geopolitica tra i poteri economici occidentali e il dragone cinese. Se vogliamo essere sinceri e obiettivi al 100% questa cosa va detta. La Russia è sì una potenza nucleare, un paese forte e grande, ma non può essere paragonata all’Impero Russo o all’Unione Sovietica. Non sarebbe capace oggi di gestire un’impresa militare come quella fatta, in passato, in Afghanistan. In Siria ha gestito una situazione meno problematica, dove gli americani erano più deboli. Oggi si lotta contro la Cina, il paese più forte al mondo. Proprio contro di loro viene utilizzata la tensione contro la Russia, che gli americani e i suoi alleati vogliono trasformare in una nuova cortina di ferro per contrastare l’imperialismo economico cinese.
Chi rappresenta Putin?
Se stesso. Non può essere paragonato ai presidenti fantoccio sostenuti dalle lobby economiche. È una cosa tipica dell’Occidente. Biden ne è un esempio. Putin non ha dietro nessuno, è lui che muove il sistema. Questo è sia il suo lato forte sia la sua più grande fragilità. È la chiave di volta che se viene a mancare crolla tutto. Il sistema oligarchico che ha creato è a suo completo servizio, non è paragonabile a quello occidentale che influenza i poteri. Lui è lo zar, l’unico che detiene poteri in Russia e influenza la geopolitica di quel paese.
Zone Transition
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Cosa vogliono i russi da Putin?
Rispetto alla sua ascesa, il suo consenso è scemato. Soprattutto tra i giovani. Non è capace di capirli. Con loro usa la repressione. Ha ancora un forte seguito tra gli adulti nostalgici dell’Unione Sovietica e da parte di chi ha vissuto il crollo e i disastrosi anni 90. La retorica di aver salvato il paese dallo sfacelo gli consente ancora di restare al potere. Ma i giovani vogliono altro, vivere bene adesso. Tra due o tre anni si potrebbe avere il crollo del suo potere.
Giorgio Ventricelli