Ha avuto inizio a settembre 2019 l’operazione Blacktop che nelle prime ore della mattinata di ieri ha portato i Carabinieri del Nucleo Operativo Ecologico di Bari, al termine di complesse e articolate indagini, condotte nell’ambito dell’attività di contrasto agli illeciti in materia ambientale, all’esecuzione ad una ordinanza di custodia cautelare (due agli arresti domiciliari ed un obbligo di dimora) nei confronti di tre imprenditori del Foggiano, nonché il sequestro dei due impianti per il trattamento di rifiuti, ad essi riconducibili, siti a Lucera e Modugno.
Le aziende coinvolte nel sequestro sono la Valbit di Lucera e la Paving Technology di Modugno (Bari). Entrambe però sono riconducibili al Gruppo Valentino con sede a Lucera, della famiglia Valentino, originaria di Volturino. Domenico Valentino negli anni Cinquanta diede inizio all’attività di costruzioni generali, oggi passata al figlio Pietro e ai nipoti Domenico e Antonio. 47 e 45 anni, finiti questi ultimi ai domiciliari, il primo è stato direttore dei lavori di manutenzione sull’autostrada, il secondo amministratore della Paving. Si tratta di un accertamento compiuto nella fase delle indagini preliminari che necessita della successiva verifica processuale nel contraddittorio con la difesa, tengono a precisare gli inquirenti.
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L’attività investigativa era partita con il sequestro di due aree agricole a Cerignola, risalente a più di due anni fa e ha permesso di acquisire gravi indizi sullo svolgimento di un’attività di traffico illecito di rifiuti speciali che ha interessato le province di Foggia, Bat, Bari e Brindisi.
L'indagine coordinata dalla Dda di Bari che conta più di 50 indagati, ha accertato, anche attraverso intercettazioni, una continuativa attività di traffico di rifiuti, costituiti da circa 120 mila tonnellate di fresato d'asfalto, proveniente dai cantieri per il rifacimento del fondo stradale di circa 450 km di Statali in Puglia, gestite dall'Anas, che sarebbero stati smaltiti illecitamente su fondi agricoli di proprietari compiacenti, senza aver ricevuto alcun trattamento che potesse consentirne il riutilizzo quale conglomerato bituminoso utile per asfaltare o materiale da riempimento, utile in campo edilizio o per attività di ripristino ambientale. Il soggetto colpito da obbligo di dimora è Giulio Campana, che risulta essere uno dei proprietari di una delle aziende agricole in cui sarebbe avvenuto l’illecito interramento.
Fatte salve le ulteriori valutazioni nelle fasi successive, con il contributo della difesa, il compendio indiziario avrebbe accertato per gli indagati un risparmio sui costi, mai sostenuti, per il trattamento e il successivo smaltimento dei rifiuti, quantificabile in circa 1,2 milioni di euro.
In effetti, secondo l’impostazione accusatoria, che andrà verificata nel contraddittorio delle parti, il fresato veniva, di fatto, caricato presso i cantieri stradali su automezzi in uso alla società assegnataria dell’appalto e smaltito illecitamente. Da quanto emerge indiziariamente, i documenti di trasporto sarebbero stati sistematicamente falsificati, consentendo una trasformazione cartolare del rifiuto fresato d’asfalto, che avrebbe dovuto prendere la via della discarica, in materiale inerte secondario.
Il Gruppo è ben noto tra gli addetti ai lavori: “Gli imprenditori minori del territorio avevano ben poche speranze di aggiudicarsi gli appalti se c’erano anche loro in gara – riferiscono beninformati a l’Attacco -, facevano prezzi molto bassi, impraticabili per le piccole aziende. Il loro è un grande gruppo con volumi d’affari molto ampi”.
Ed in effetti, stando al sito aziendale, i partners del Gruppo Valentino sono Anas, Autostrade per l’Italia, Edison, Aeronautica Militare, Acquedotto Pugliese, Edp Renewables, Bkv e Provincia di Foggia.
Oltre alle due sedi di Lucera e Modugno, la holding della famiglia Valentino è presente a Trieste con un ramo della Paving Technology e a Milano.
Zone Transition
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Sulla base dei dati rinvenuti sui portali specializzati (fonte: tuttodati.it) è possibile approfondire anche lo “stato di salute” economico delle aziende coinvolte nell’inchiesta. Per ciò che riguarda la Valbit, risulta che il fatturato del 2017 ammontasse a 5,143,229 euro, mentre l’utile è stato pari a 255,541 euro. Nel 2018 invece il fatturato è schizzato a 8,717,281 euro segnando un + 69% rispetto all’anno precedente, mentre l’utile è calato del 7% con 238,847 euro. Il fatturato 2019 ha subito una flessione del 52% attestandosi a 4,270,906 euro, molto buono invece l’utile, salito del 102% con 482,953 euro. Per ciò che riguarda il fatturato di Paving Technology nel 2017 si è attestato a 3,864,629 euro con un utile di 208,553 euro. Nel 2018 il fatturato è cresciuto del 422% con 20,2 milioni e un utile di 2,3 milioni e un incremento rispetto all’anno precedente del 1011%. Il fatturato nel 2019 è sceso a 18,450,242 euro (-9%) con un utile al contrario in salita del 56%, pari a 3,637,675 euro.