La Società Foggiana non doveva uccidere ma solo spaventare Giovanni Panunzio, l'imprenditore foggiano ucciso il 6 novembre del 1992 perché si rifiutò di pagare alla mafia una tangente da due miliardi di lire.
Ad affermarlo è Patrizio Villani, 45 anni, allevatore di San Marco in Lamis, ritenuto killer della mafia di Foggia e nuovo ‘pentito’.
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Villani sostiene di averlo appreso in carcere da Donato Delli Carri che per l’omicidio di Panunzio fu condannato in via definita a 26 anni di reclusione. A dire di Villani, Donato Delli Carri gli avrebbe confidato di essere stato presente la sera dell’agguato al costruttore foggiano compiuto in via Napoli, ma l'obiettivo del commando era solo spaventarlo, mentre Federico Trisciuoglio (all’epoca dei fatti semplice affiliato, poi divenuto capo clan) agì di testa sua e lo ammazzò.
Trisciuoglio non è mai stato imputato per l'omicidio di Panunzio. Villani ha aggiunto, inoltre, che fu un esponente del gruppo Francavilla-Sinesi a dire a Trisciuoglio di assumersi la responsabilità dell'omicidio e di scagionare Delli Carri, ma l'uomo si rifiutò. Questo avrebbe creato una frattura interna alla mafia foggiana, un tempo unita ma poi scissa in tre batterie.
Le dichiarazioni di Villani sono presenti nel verbale di 130 pagine depositato ieri dai due pm della Dda di Bari durante il processo con rito abbreviato chiamato ‘Decimabis’ in corso nell'aula ‘bunker’ di Bitonto (Bari) davanti al gup Antonella Carfagna e che conta una quindicina di imputati, tra cui lo stesso Villani.
Il neo collaboratore di giustizia è detenuto dal dicembre 2016: è stato condannato in via definita a 30 anni di reclusione quale esecutore materiale dell'omicidio di Roberto Tizzano, di 21 anni, e per il ferimento dell'amico Roberto Bruno, avvenuti ad ottobre 2016 in un bar alla periferia di Foggia.
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Ha deciso di collaborare con la giustizia lo scorso 10 maggio e sarà ascoltato nelle udienze del 3 e del 24 giugno.