Il Tribunale di Bari ha condannato a 9 anni di reclusione l’oncologo barese Giuseppe Rizzi, 66enne, ex dirigente medico dell’istituto tumori Giovanni Paolo II di Bari, accusato di concussione per aver raggirato 16 pazienti terminali.
Il professionista, che fu subito licenziato per motivi disciplinari dall’Oncologico - secondo l'accusa - si è fatto pagare fino 7mila euro per ogni iniezione di un farmaco che diceva “miracoloso”, dando così ai malati false speranze di guarigione e costringendoli a pagare centinaia di migliaia di euro (oltre 2,5 milioni in totale in 10 anni) per prestazioni sanitarie alle quali i pazienti avevano diritto gratuitamente.
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L’inchiesta è partita dalla denuncia dei familiari del foggiano Ottavio Gaggiotti, ritenuto ‘paziente zero’: l’uomo, deceduto nel 2019, fu indotto a consegnare al professionista fino a 130mila euro nella speranza di guarire da un carcinoma definito "irreversibile".
Rizzi, che è agli arresti domiciliari dal maggio 2021, avrebbe agito con la complicità della compagna co-imputata, l’avvocatessa Maria Antonietta Sancipriani, che gestiva un Caf a Bari adibito all'occorrenza abusivamente ad ambulatorio medico. La donna, giudicata assieme al marito con rito abbreviato, è stata condannata a 5 anni e 6 mesi. Il pm Marcello Quercia aveva chiesto 10 anni per il medico e quattro per la moglie.
Entrambi sono stati interdetti in perpetuo dai pubblici uffici; per Rizzi è stata disposta l’estinzione del rapporto di lavoro con l’amministrazione di provenienza. Marito e moglie sono stati inoltre condannati a pagare, in solido, la provvisionale a titolo di risarcimento alle 13 parti civili per complessivi 329mila euro.
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Di questi, 30mila euro all'Oncologico, 10mila all'Ordine dei medici e la restante parte ad 11 pazienti. Ulteriore riparazione del danno potrà essere chiesta dalle parti in sede civile.