“Nessuno è venuto quando è scoppiato il casino, giovani come in Gomorra”

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Il disturbo alla quiete pubblica e le risse sono ormai così frequenti che a Manfredonia si parla di “malamovida” per indicare la maniera sfrenata con cui è iniziata l’estate in riva al Golfo.

Quello che è una manna per un tessuto economico duramente colpito dal biennio pandemico e dai rincari folli di materiali e bollette si traduce nell’esasperazione dei residenti, costretti a non dormire per il prolungarsi – in alcuni casi fin quasi all’alba – di emissioni sonore e schiamazzi, tanto da rimpiangere le ordinanze del 2011 adottate dall’allora sindaco Angelo Riccardi per limitare entro determinati orari musica e somministrazione di bevande. E non è colpa solo dei locali del divertimentificio sipontino ma anche di ragazzi a spasso, che molto spesso fanno giorno a suon di alcool, urla e musica ad alto volume dalle auto. Ma ciò che è molto più preoccupante per l’ordine e la sicurezza pubblica sono gli episodi di violenza che hanno già caratterizzato l’inizio di stagione a Manfredonia.

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Diverse risse si sono verificate negli ultimi fine settimana in diversi luoghi della città, come il popolarissimo bar Civico 5 di Matteo Castriotta, l’ex Frullati di frutta situato in pieno centro (via del Rivellino, angolo corso Manfredi, di fronte alla villa comunale) che nonostante l’ingaggio di due addetti alla sicurezza è stato pesantemente sanzionato a seguito dell’ultima rissa tra giovani.

La Questura ha disposto la chiusura del Civico 5 per 7 giorni, a partire da sabato scorso. Il presupposto normativo di tale, pesante intervento è nell’articolo 100 del TULPS (Testo unico delle leggi di pubblica sicurezza) per il quale “oltre i casi indicati dalla legge, il questore può sospendere la licenza di un esercizio, anche di vicinato, nel quale siano avvenuti tumulti o gravi disordini, o che sia abituale ritrovo di persone pregiudicate o pericolose o che, comunque, costituisca un pericolo per l'ordine pubblico, per la moralità pubblica e il buon costume o per la sicurezza dei cittadini”. Tale articolo conclude spiegando che “qualora si ripetano i fatti che hanno determinata la sospensione, la licenza può essere revocata”.

Ben più pesante il pugno di ferro della Questura di Foggia nei confronti del bar H24 in via Dante Alighieri, ubicato in zona Acqua di Cristo e di proprietà della famiglia Autuori: in questo caso, sebbene un cartello apposto all’esterno dell’attività parli di “ferie”, è stata ordinata la chiusura per ben 15 giorni, sempre sulla base dell’articolo 100 del TULPS. Il motivo è collegato alla terribile e ferocissima rissa avvenuta sabato 18 giugno intorno alle ore 04.00 di notte, con diverse decine di giovani coinvolti e lo stesso dipendente del bar-tabacchi (sempre aperto) picchiato senza pietà, al punto che è stato necessario ad un certo punto abbassare la serranda e chiudersi dentro per evitare danni peggiori. Il dipendente è stato portato in ospedale.

Venerdì scorso, inoltre, numerosi locali sono stati battuti a tappeto per verificarne anche le emissioni sonore. Sono stati elevati verbali (con connesse sanzioni) al Miami Bar di Piazzetta Mercato, ritrovo dei giovanissimi, e al Bar delle Rose, situato a pochi metri dal Civico 5. Sono invece usciti indenni dal controllo risultando regolari il pub Dominus, in Piazzetta Mercato, e il Minami, ristobar dei Muscatiello-Stoppiello a Siponto (piazzetta del Daino).

Non è mia competenza se certi tipi di persone vengono da me al bar”, afferma a l’Attacco il titolare Raffaele Autuori. “Il problema è delle forze di polizia, sono loro a dover controllare la situazione di questi giovani, che sta sfuggendo di mani. La colpa non può ricadere sui gestori degli esercizi. Personalmente ho eliminato la vendita di alcolici sin dallo scorso inverno dalla mezzanotte alle ore 6.00 di mattina. Se i ragazzi vanno a bere altrove e poi vengono da me per la colazione e fanno casino io non ho alcuna colpa. Non capisco perché debba essere chiusa un’attività commerciale quando i controlli spettano alle forze di polizia. Quel sabato, quando successe il casino nel mio bar, chiamai tutti: Polizia, Carabinieri e Guardia di Finanza. Nel primo caso trovai sempre occupato come se fosse stato fuori posto, i Carabinieri si presero il nominativo e i dati ma non potevano inviare alcuna pattuglia. I Carabinieri arrivarono solo alla fine, dopo che il mio dipendente era stato condotto già in ospedale. C’era solo una pattuglia di turno, di sabato sera. Dalla Finanza risposero, infine, che non era loro competenza. Allora di che stiamo parlando?”.

“Quanto è avvenuto dovrebbe essere letto dallo stesso sindaco”, continua Autuori. “Lo ribadisco: non siamo noi a dover gestire ragazzi di quel tipo, bensì le forze di polizia. Molti giovani sembrano usciti da Gomorra: dicono di essere parenti o amici di tizio, non sanno fare altro. E poi troppa droga, troppa delinquenza e nessuno che sappia gestirli. Ci siamo sentiti dire, al momento della denuncia dai Carabinieri, che se non sappiamo evitare simili episodi facciamo meglio a chiudere”.

Uno sfogo, quello di Autuori, che conferma quanto già affermato nelle scorse settimane, su queste colonne, da vari titolari di esercizi della movida, i quali chiedevano un maggior dispiegamento di forze di polizia per prevenire risse ed altri episodi spiacevoli ai danni dei locali, non riuscendo da soli pur ingaggiando in alcuni casi uomini della sicurezza. Anche nell’ultimo weekend sono stati segnalati alterchi violenti, stavolta a Siponto all’esterno del lido-ristorante Bagni Bonobo di Francesco Romito.

Un altro titolare di bar, non sanzionato, a l’Attacco manifesta alcuni dubbi: “Come possiamo, noi gestori, controllare che chi si presenta al banco sia maggiorenne? E che ne sappiamo se, tra tutti coloro che arrivano, ci sono pregiudicati?”. Lo stesso sipontino, al tempo stesso, ammette che si può “selezionare” la clientela e cercare di mantenere la situazione tranquilla: “Se mantieni la musica entro un certo volume la gente non esagera, né nel bere né nel ballare e perdere i freni. Basta osservare cosa accade quando, arrivata la mezzanotte, com’è nostra abitudine per non disturbare la quiete pubblica, abbassiamo sensibilmente il volume: le persone o smettono di ballare o comunque si calmano immediatamente”.

“La questione movida va analizzata attraverso diversi aspetti”, analizza a l’Attacco il capogruppo di Progressisti Dem Massimo Ciuffreda, che giorni fa ha lodato gli esercenti di via Santa Maria delle Grazie, diventata la strada più chic della movida sipontina coi suoi ristorantini e bar e una cura maniacale del decoro e della bellezza. L’ultimo allestimento ideato per rendere suggestiva la via sono le riproduzioni di alcuni dei quadri più famosi al mondo.

“Il turismo? Eccolo qui: generato da fondi privati, da iniziative che danno stimolo. Ad essa ovviamente va associata un'attività di promozione del territorio senza mortificarlo con articoli di giornali eclatanti. I gestori delle attività di questa via già da anni hanno fatto sistema, peccato che sia una via e spero che diventi un modello per la città. I residenti? Un po' di pazienza questo è il costo da pagare per avere una via pulita non degradata e attrattiva”, aveva scritto Ciuffreda. Oggi, dopo le chiusure e i verbali il consigliere comunale lancia un’idea: “Io avrei una proposta da fare sulla movida, già presentata verbalmente al sindaco Gianni Rotice. E’ un tavolo tecnico tramite il quale raggiungere un accordo per tenere sotto controllo la vendita ai minori di alcolici. Un tavolo allargato a istituzioni, forze di polizia, titolari dei locali, titolari dei supermercati perché in pre-serata molti minorenni vi comprano alcolici. Ne comprano anche presso i distributori automatici, con tessere di amici o comunque di terze persone. Lì servirebbe un ulteriore controllo, magari evitando che si possa usare più volte la stessa tessera durante la serata”.

Zone Transition

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Ma cosa pensano i giovani di quello che avviene in città? Sono tutti ragazzi tra i 20 e i 30 anni gli animatori del Laboratorio delle Idee. “Come Laboratorio delle Idee non possiamo esimerci dal commentare una situazione di degrado che ormai imperversa in città da diverso tempo: farlo è un dovere morale”, affermano. “Alcune forme di degrado sono il sintomo di una società, la nostra, con un grave problema: la carenza di luoghi di cultura e di riflessione e di iniziative volte a contrastare il fenomeno. La mancanza di tutto ciò fa venire meno le basi per una civica convivenza negli spazi comuni e della socialità tra ragazzi (e non solo). Siamo stanchi di questo marcio che ogni volta offende e vilipende la dignità morale e intellettuale di tutti quei ragazzi (e dell'intera cittadinanza) che, non sono incivili, inetti, attaccabrighe e che non si riconoscono in quei pochi ma significativi gesti sciagurati e senza rispetto per l'ambiente e per il prossimo. Crediamo fortemente che per liberarci da tutto questo dobbiamo unirci per riflettere e creare delle solide basi culturali che rispettino la nostra identità e il nostro ambiente. Noi con questa riflessione siamo qui per ribadire, non solo alle istituzioni, ma a tutte le forze sociali, individuali, che non si riconoscono in determinati atteggiamenti, un appello di collaborazione per cercare di emarginare questo fenomeno. Solo l'unione di intenti sani può salvare la nostra città dal degrado. Invitiamo tutti i ragazzi a collaborare con varie proposte e iniziative per dimostrare a tutti che non siamo ciò che la gente descrive di noi e che l'inciviltà non è dalla nostra parte. Noi non ci arrendiamo: ci saremo, sempre”.

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