Petardo sull’auto di Masi: “Non lo spiego, sono arrabbiato”

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Il secondo grosso petardo ai danni della sua auto nel giro di pochi mesi. La prima intimidazione ai danni del vicepresidente del Calcio Foggia 1920, Sario Masi, era avvenuta lo scorso novembre. Nella notte tra l’11 e il 12 gennaio è arrivata la seconda, piazzata nei pressi della sua Fiat Panda, parcheggiata sotto casa in via Attilio Banvenuto.

Un boato enorme, propagatosi per le vie della città intorno alle 4 di notte, tanto da essere sentito nitidamente in più zone del capoluogo dauno. E nella prima mattinata di ieri sono stati in tanti gli utenti Facebook residenti a Foggia a chiedersi dove e cosa fosse scoppiato in città.

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Un attentato che va a rimpolpare la grossa emergenza in termini di criminalità manifestatasi in provincia di Foggia all’alba del 2022 con quasi dieci tra attentati dinamitardi e incendiari occorsi in questi primi 12 giorni del nuovo anno tra Foggia, San Severo e Vieste.

E’ arrabbiato Sario Masi, soprattutto perché non riesce a spiegarsi il motivo di queste due intimidazioni. Ma è determinato e ottimista sul fatto che gli inquirenti stanno facendo il loro lavoro e presto o tardi risolveranno il caso risalendo agli autori del gesto.

L’Attacco lo ha sentito nella mattinata di ieri, a poche ore dall’esplosione subita sotto casa. 

“Non so cosa stia succedendo né per quale motivo, perché sia se avessi il minimo indizio, sospetto o sentore del contesto dal quale proviene l'atto o chi può essere l'autore  lo avrei già dichiarato e messo le informazioni a disposizione degli organi inquirenti, verso i  quali la mia fiducia è così totale che credo che prima o dopo non solo i miei episodi, ma anche gli altri che si stanno verificando sul territorio, troveranno una conclusione rispetto all’ormai diffuso fenomeno di illegalità che esiste sul territorio - ha esordito a l’Attacco -. Mi dispiace di questo secondo episodio a distanza di 2 mesi perché sinceramente non riesco a comprendere una motivazione che possa essere riconducibile ad una tale azione delinquenziale. Il problema è proprio questo, e devo dire la verità, la cosa che mi fa più arrabbiare è che non riesco a comprendere come la mente, proprio in questa circostanza, possa operare in tale maniera. Penso agli impegni non solo lavorativi ma anche sul versante sociale, le relazioni che intrattengo con molta serenità e con molta positività con tanti pezzi di comunità: evidentemente danno fastidio a qualcuno. Ma questo episodio - continua - non fa altro che motivare la mia insistenza nel voler continuare a fare qualcosa di buono per il territorio, per la mia città. Non sono uno di quelli che si piange addosso e si lamenta soltanto”, chiosa Masi, che, poi, stimolato da l’Attacco, prosegue: “Escludo totalmente l'ipotesi che l'atto possa concretizzarsi nell'alveo delle tifoserie organizzate perché, devo dire la verità, già dal primo episodio la tifoseria organizzata, con cui da sempre intrattengo rapporti di rispetto, di correttezza e lealtà, si è dichiarata totalmente estranea ai fatti, condannando questi episodi: ed è giusto che anche questo venga messo in evidenza. La tifoseria organizzata è così corretta e trasparente nei rapporti che intratteniamo che escludo assolutamente questa ipotesi”.

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Poi Masi parla del versante professionale: “Sui temi di legalità ho una tale determinazione anche per cultura e impegno lavorativo: se avessi saputo qualcosa avrei denunciato. Io sono un ispettore del lavoro, un componente di un organo di vigilanza importante sul territorio, perciò sono molto esposto. Ma proprio per questo ho maturato una cultura tale che se avessi un minimo indizio non esiterei a denunciarlo. Non so dire, al momento, nemmeno se i due episodi contro la mia auto possano essere collegati da un’unica mano o motivazione. Spero che le forze dell'ordine trovino presto una soluzione”.

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