E’ probabilmente il peggior reparto della medicina universitaria (e non solo) del Policlinico Riuniti di Foggia.
Disagio e malessere costante per le pessime condizioni di accoglienza (e di benessere e sicurezza per il personale) attraversano le corsie e gli ambulatori della struttura di Ostetricia e Ginecologia Universitaria dell’ospedale di Viale Pinto, al terzo piano del Plesso Maternità, che opera sotto la direzione del professor Luigi Nappi.
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Uno sconcio per le pazienti, i piccoli nati, il personale medico, infermieristico, ostetriche e caposala. Se la scorsa estate le povere donne che hanno dovuto trascorrere periodi di degenza e partorire si sono dovute attrezzare portandosi i ventilatori da casa perché i climatizzatori erano fuori uso anche con temperature che hanno toccato i 40°, (con grave pregiudizio per il funzionamento delle sale operatorie) adesso insieme al pigiama ed agli effetti personali occupano il loro posto letto accompagnate anche da una stufetta per riscaldare le stanze.
“D’estate si boccheggia e d’inverno si congela – riferisce a l’Attacco una fonte interna che chiede ripetutamente di essere protetta con l’anonimato –. Siamo sotto ricatto, se si parla ci sono pesanti ritorsioni”. Non è una novità, il silenzio e il riserbo vengono caldamente raccomandati dall’alto nel reparto di Nappi (ma non solo qui), i panni sporchi si lavano in famiglia, è la regola non scritta, se non si vuole essere colpiti da pesanti azioni che evidentemente vanno oltre il semplice richiamo.
Eppure una delle ostetriche in servizio sta inviando da tempo lettere su lettere a tutti i livelli amministrativi delle strutture del Policlinico, su fino al direttore sanitario e al commissario straordinario, per segnalare criticità e intoppi nel buon funzionamento dell’ormai screditato reparto, che sono causa di gravi compromissioni della qualità dei livelli assistenziali. Finora, in cambio ha ricevuto solo silenzio. Silenzio anche da Nappi “come sempre il professore glissa quando si presentano problemi e criticità della sua struttura, forse perchè è suo interesse evitare ogni contrasto col direttore generale Dattoli” sottolineano dal suo reparto.
Stanze sporche, troppo affollate e soprattutto fredde con termosifoni spenti e con finestre sempre aperte per garantire il ricambio d’aria, bagni ugualmente non riscaldati e poco puliti. Come denunciato dalle neo mamme anche la temperatura nel nido, dove si trovano i neonati, è talmente bassa che spesso i bambini si ammalano e si raffreddano “e se lo fai notare alle operatrici si rivolgono anche in malo modo” denuncia una mamma che ha lasciato l’ospedale foggiano solo pochi giorni fa, dopo il parto.
“A riscaldare le stanze, i corridoi e tutta la struttura del terzo piano dovrebbero essere gli stessi termoconvettori che funzionano sia ad aria calda che fredda – spiegano a l’Attacco –. Vediamo che i tecnici vengono a smontarli e rimontarli di continuo, cambiano pezzi, risistemano gli apparati, in una eterna manutenzione che non serve a niente, non entrano mai in funzione”.
“E’ un ininterrotto viavai di pazienti che si rivolgono a noi del personale medico e infermieristico, non hanno neanche la forza di rivolgerci accuse, ci compatiscono piuttosto, nella sopportazione di un disagio comune, che per loro è comunque passeggero, è continuo invece per il personale che qui ci passa la vita” denuncia un’altra fonte in camice bianco.
“Spiace dover constatare che in questa struttura tutte le attenzioni sembrano essere rivolte ad altre priorità, come quella dell’attribuzione degli incarichi, lasciando in secondo piano la centralità delle cure, dell’assistenza e del benessere delle pazienti, prima di tutto” è detto a chiare lettere. Il riferimento è alla recente vicenda che molto ha fatto discutere dell’affidamento alla dottoressa Elvira Grandone (vincitrice di concorso) di un posto di professore universitario di ruolo di seconda fascia per Ginecologia e Ostetricia.
Moglie del professor Maurizio Margaglione, direttore a sua volta del Dipartimento di Medicina Clinica e Sperimentale, la selezione della Grandone ha sollevato un vespaio di polemiche, di cui si è occupato anche l’Attacco, poi ripreso anche dalla stampa nazionale, per il suo profilo scientifico di genetista di scarsa o nulla esperienza nell’attività assistenziale applicata all’ambito della ginecologia, secondo quanto riportato dalla stessa commissione nel secondo verbale della procedura.
Zone Transition
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“Come persona informata dei fatti posso assicurare che la qualità assistenziale nell'attribuzione di un incarico è purtroppo l'ultima cosa - riferisce la sua opinione in merito all’accaduto un dirigente medico di altro reparto -. A volte la chiave di lettura per interpretare certi incarichi, almeno degli ultimi dieci anni di concorsi, non va ricercata nella qualità assistenziale ma in altre logiche che dipendono evidentemente da altre ragioni”.