“Forse non ci sarei andato, perché temevo di restarne deluso se non avessero detto nulla di nuovo rispetto a quanto già hanno riferito finora”. È questa la schietta ammissione che il professore Paolo Cascavilla fa a l’Attacco, quando gli si chiede il suo punto di vista sulla mancata realizzazione dell’ultimo confronto tra i candidati Sindaco di Manfredonia - Vincenzo Di Staso, Ugo Galli, Domenico La Marca e Antonio Tasso - prima della chiamata alle urne dell’8 e 9 giugno prossimi. “Penso che tutti e quattro si impegneranno per il lavoro, che vorranno far funzionare meglio la macchina amministrativa e così via, ma scendere nei dettagli non è nella possibilità di nessun candidato Sindaco al giorno d’oggi. Non per loro responsabilità”. Cascavilla dice di aver seguito i primi incontri, tanto è vero che “ne ho anche scritto quando ho raccontato che sembra quasi che ci sia una rincorsa da parte di associazioni e gruppi che, più che ascoltare i candidati Sindaco, presentano loro proposte alternative che spaziano dal mare alle politiche di genere. Molte volte succede che si confondano un po' di cose – continua -, quando si attribuiscono poteri al Sindaco che, invece, non ha: il tempo pieno a scuola, l’organizzazione della didattica, aumentare gli asili nido e così via”.
Una domanda che spesso si ripete nei confronti tra candidati Sindaco è riferita ai propositi per i primi 100 giorni di governo della città. “Anch’io feci questa domanda tempo fa, quando organizzai dibattiti politici, ma poi mi resi conto che è piuttosto stupida. Piuttosto vorrei consigliare a chi verrà eletto di fare come me quando fui nominato assessore: verifica a tappeto di tutti i servizi, incontrando tutti”.
Questo è il “realismo politico, che deve subentrare per perseguire determinati obiettivi”.
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L’ex assessore ai Servizi sociali dice di aver seguito l’incontro che si è svolto al Laboratorio Urbano Culturale Peppino Impastato e quello al porto turistico Marina del Gargano. “Ho apprezzato la pacatezza mostrata dai candidati. Mi è piaciuto il tono dialogante dei quattro, senza spunti polemici o offese”.
Però, così come ha scritto sul suo blog Futuri Paralleli, Cascavilla ribadisce che gli pare che abbiano tutti mostrato “una prudenza eccessiva. Forse – prova a ipotizzare - hanno fatto così perché suggerito loro come strategia elettorale, in prospettiva di un ipotetico ballottaggio. Non lo so. Il dibattito è stato comunque piuttosto fiacco”.
A suo giudizio, le ragioni risiedono nei “tempi contingentati per racchiudere un pensiero complesso e, forse, anche perché le domande poste in quel modo non permettono di far emergere quella che è la campagna elettorale: un rapporto dei Sindaci che devono ricostruire un dialogo con la comunità e la città. Devono organizzare le proprie liste e costruire intorno al loro programma un coro, un’orchestra”.
Un’ultima immagine che richiama alla sua mente il film ‘A prova di orchestra’, con la regia di Federico Fellini, “dove ognuno invece suonava per conto proprio, producendo rumori fastidiosissimi”.
Dal punto di vista dei numeri della partecipazione, in fin dei conti non è andata male. I gradoni del Marina del Gargano erano affollati, per esempio, così come era nutrito il pubblico dal web. “Mi è parso di capire – l’interpretazione del professore Cascavilla - che tutta la folla che gira, probabilmente non c’è. C’è invece un’altra città, periferica. Una realtà che è emersa prepotentemente in questi ultimi periodi, attraverso momenti di sofferenza che sono anche i casi delle tre persone morte in giovane età. Ma non solo”.
“Mi piacerebbe pensare che tutti i candidati vadano a incontrare le persone”. A questa riflessione, Cascavilla fa seguire un ricordo che consegna a l’Attacco sul compianto professore Matteo Palumbo ad avvalorare la tesi che bisogna avere contatti con la gente. “C’era ancora la Democrazia Cristiana, con la quale lui si candidò e venne eletto. Successivamente, ci incontrammo a scuola e gli chiesi quanto avesse speso per la campagna elettorale, visto che all’epoca c’erano da affrontare spese significative per manifesti, volantini, sedi dei singoli candidati e così via. Lui mi rispose: un paio di scarpe, perché ho girato per il mio rione tutti i giorni”.
In virtù del fatto che nelle manifestazioni pubbliche che si sono succedute finora, ogni candidato Sindaco aveva la sua claque composta dai numerosissimi candidati consiglieri comunali, “vale ancora la pena insistere con un dialogo a quattro che potrebbe soddisfare prevalentemente solo le passioni momentanee dei gruppi che seguono i candidati?”, la domanda che si pone.
Cascavilla ricorda quando era stato lui stesso, in qualità di responsabile di Avvenire dell’ufficio Comunicazioni sociali, a organizzare incontri tra i candidati Sindaco in alcune parrocchie cittadine. “Nonostante avessi il polso piuttosto fermo e ponessi le domande che davano vita alla discussione tra i candidati Sindaco, ci fu un acceso litigio che vide tra i protagonisti il professore Antonio Murgo. C’era ancora la Margherita e, soprattutto. erano altri tempi”.
Zone Transition
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E adesso? “I candidati sono tutti e quattro nuovi, perciò smettiamola di chiedere chi ci sta dietro perché sono fantasmi ormai lontani. Ci sono persone che fanno queste affermazioni con il solo proposito di farsi smentire. Ci siamo disabituati alla democrazia, invece dobbiamo riabituarci e dobbiamo riabituarci anche al confronto pubblico sulle cose vere. Non su quelle che non ci sono più”, termina.