Con la pubblicazione delle motivazioni della sentenza a carico di Massimo De Santis di questi giorni si è cristallizzato dal punto di vista processuale il quadro delle condotte dell’ex dipendente del Policlinico Riuniti di Foggia che ha patteggiato la sua pena a 3 anni e 2 mesi di reclusione. Diversi i reati contestati a De Santis ma tutti collegati alla sua mansione di dirigente della pubblica amministrazione in ospedale. Il Gip Antonio Sicuranza ha confermato che De Santis prese accordi in ordine all'aggiudicazione della gara inerente alla riqualificazione e attivazione delle otto sale operatorie all'interno del blocco operatorio degli Ospedali Riuniti di Foggia (bandita il 1° luglio 2019) a favore del raggruppamento temporaneo di imprese Siram Spa - Airleg Srl, turbando il procedimento amministrativo diretto a stabilire il contenuto del bando e la successiva procedura di gara.
In particolare “De Santis, nella qualità di dirigente responsabile della struttura semplice dipartimentale manutenzione impianti dell’ospedale e con l'incarico di responsabile del procedimento della gara e componente della commissione giudicatrice incaricò il professor Sergio La Mura, collaboratore delle società, a predisporre la relazione sull'analisi degli impianti Hvac a servizio delle sale operatorie per l'attività intramoenia nel presidio ospedaliero confluita, in parte, nella relazione generale del progetto esecutivo. Chiese poi a Nicola Stefanelli (rappresentante legale della società Esse Ingegneria Srl) prima che venisse nominato progettista dall’ospedale, di preparare il progetto esecutivo della gara in questione. Quest’ultimo ricevette da Marco Labianca, legale rappresentante della Airleg, la relazione sull'analisi degli impianti Hvac redatta dal professor La Mura consegnandola a Giovanni Amoruso, contact manager della Siram e a De Santis”, recita la sentenza.
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E con il medesimo modus operandi furono redatti in pratica tutti gli atti di gara, comprese le bozze di capitolato, la relazione generale e il progetto esecutivo. Questi soggetti, senza alcun ruolo ufficiale nella fase di preparazione del bando, hanno contribuito a fissarne contenuti e criteri, persino ad approntare risposte ai quesiti posti da alcune aziende partecipanti alla gara alla stazione appaltante. L’Rti risultò poi aggiudicataria provvisoria della gara dal valore di 2,2 milioni di euro. Anche gli altri protagonisti della vicenda stanno affrontando il processo. Turbata risulta anche la gara per l’affidamento servizi di gestione e manutenzione ordinaria e straordinaria degli impianti elettrici dell’ospedale del valore di 4 milioni di euro.
Non solo, confermata anche la condotta di De Santis di procedere ad affidamenti diretti a imprese “amiche”, in cambio di lavori presso le sue abitazioni ed oggetti di vario tipo e valore. Ad esempio per 12 affidamenti diretti alla stessa azienda attiva nella manutenzione degli impianti elettrici “costrinse l’imprenditore ad acquistare beni ed ad eseguire lavori in suo favore, in particolare: nel periodo compreso tra l'anno 2018 e l'anno 2019, ricevette 14 lampade da appartamento del valore di 2.300 euro (comprensivo di manodopera) che fece installare dallo stesso nella sua casa di Troia; 4 lampade da appartamento del valore di 160 euro sempre per la sua abitazione di Troia; un box tv del valore di 30 euro; 2 bracci cancelli elettrici del valore di 370 euro destinati alla casa della sua compagna, in Sardegna; un orologio da parete del valore di 90 euro per la casa di Troia”.
E ancora, nel corso dell'anno 2020, a fronte di 17 affidamenti sempre dallo stesso imprenditore ricevette due impianti di antifurto del valore di almeno 6 mila euro che vennero installati presso le sue abitazioni di Troia e di Foggia. Ad un altro imprenditore attivo nel settore del legno chiese nel corso del 2019 “a fronte di 5 affidamenti diretti per un totale di 6.722,53 euro, lavori nella riparazione del binario di una tenda e nella realizzazione di un mobile per lavastoviglie nella sua casa estiva di Pineto; nella sistemazione di due poltrone nella casa di Foggia per un costo di almeno 300 euro; nell'acquisto e montaggio di 4 zanzariere nella casa di Troia per un costo di circa 800 euro; nella ristrutturazione di tre tavolini antichi per la casa dì Foggia per un costo di circa 300 euro”.
E ancora, nel corso del 2020 a fronte di 14 affidamenti diretti per un totale di 92 mila euro, sempre dalla stessa azienda ricevette “lavori consistiti nella realizzazione di una scala retrattile manuale con la relativa copertura con doghe di legno e copri scala per un valore complessivo di circa 1.800 euro; nella sistemazione di alcuni mobili e suppellettili della sua abitazione di Troia (cassa in legno, quadri, anta di una parete attrezzata, scrivania)”. Nel corso dell'anno 2021 “a fronte di 7 affidamenti diretti per un totale di 49.574,19 euro, riceveva lavori consistiti nella realizzazione di un mobile del valore di circa 800 euro per l'abitazione di Troia; nella sistemazione di alcune suppellettili della sua abitazione di Troia”.
Dulcis in fundo circa la gara inerente all'affidamento del servizio di gestione e manutenzione ordinaria e straordinaria degli impianti di gas medicali, De Santis chiese ai tecnici di una ditta partecipante al bando di preparare alcuni atti che avrebbero consentito alla stazione appaltante di escludere la preaggiudicataria favorendo la ditta in questione. In cambio De Santis ottenne dall’imprenditore un soggiorno di una settimana con la compagna in una struttura al Sestriere, i biglietti aerei di andata e ritorno; un telefonino e un divano”.
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In poche parole lavori e oggetti che non superano i 20 mila euro di valore complessivo, almeno secondo ciò che ha ricostruito la magistratura nel processo; peraltro il profitto dei reati è stato corrisposto da De Santis al fondo unico di giustizia, lo stesso ha anche provveduto al risarcimento del danno in favore degli imprenditori vessati per essere esentato dall’addebito delle pene accessorie. Era stato proposto anche ricorso per Cassazione nell’interesse di De Santis che però ad inizio di questo mese è stato dichiarato inammissibile condannando il ricorrente alle spese processuali.