“Niente coperture per Rsa e centri diurni, se non arrivano i soldi chiederemo commissariamento”. Il grido d’allarme dei gestori

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E’ un vero e proprio grido d’allarme quello lanciato dalle associazioni di categoria che gestiscono Rsa e centri diurni in Puglia, Agci, Agespi, Aiop, Ansdipp, Assoap, Confcooperative sanita’, Fmpi, Legacoop, Uneba e Welfare a Levate, tramite una lettera chiedendo al ministro Roberto Speranza un incontro urgente, lamentando la “mancata copertura di spesa da parte della Regione” dei servizi.

“Abbiamo deciso – spiegano nella lettera – di assumere la presente iniziativa, dopo che negli ultimi 2 anni abbiamo esperito ogni utile tentativo di dialogo con la componente politica regionale, pur disponibile all’ascolto ma indeterminata ad assumere interventi ed iniziative per il rispetto dei livelli essenziali di assistenza. Per queste ragioni e prima di valutare la necessità di dover assumere forme di protesta eclatanti, riteniamo di rivolgerci direttamente a lei che rappresenta lo Stato italiano e la tutela della salute”.

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“C'è un problema serio in Puglia”, conferma a l’Attacco il responsabile Agci e imprenditore del settore, il manfredoniano Michele La Torre. “La Regione, delegata dallo Stato – ha illustrato in premessa -, assicura i servizi socio sanitari ai cittadini, anziani e disabili, attraverso l’assistenza domiciliare, i centri diurni e le residenze sanitarie, le Rsa. Il fabbisogno viene individuato sulla base dei Lea, i livelli essenziali di assistenza. Va ricordato che le Regioni esistono per gestire soprattutto la sanità del territorio considerato che oltre l’85% del loro bilancio è destinato a sanità e welfare. Le regioni quindi percepiscono dallo Stato ogni anno i fondi per assicurare i servizi socio sanitari”.

Il fabbisogno delle prestazioni in Puglia non veniva aggiornato dal 2006, nel 2017 viene adottata la legge 9, per riorganizzare il settore, nel 2019 arrivano i famosi regolamenti, attraverso i quali la Regione ha fatto una sorta di ricognizione delle strutture esistenti.  Sono state fissate anche nuove regole, imponendo agli imprenditori del settore una riorganizzazione delle strutture nel rispetto delle nuove linee sull’umanizzazione delle cure. “Imprenditori che – sottolinea La Torre - sono soci di fatto della Regione, perché senza il privato oggi non esisterebbe un solo centro diurno per anziani e disabili. Rappresentano cioè la rete del welfare senza la quale i fragili morirebbero nelle loro case, da soli, come succedeva nel 1800. E così abbiamo messo mano ai portafogli e fatto investimenti pur di avere quegli accreditamenti promessi dalla Regione che garantiscono continuità del servizio e stabilità imprenditoriale. Abbiamo stretto la cinghia, non potendo avere i contributi delle Asl, abbiamo chiesto alle famiglie di pagare un po' di più, garantendo loro che si sarebbe trattato di un sacrificio condiviso ma per un tempo ridotto. Stabilito il nuovo fabbisogno assistenziale, emessi i pareri di compatibilità, vincolanti per la Regione, abbiamo capito che in verità non c’era nulla di certo: verifiche e accreditamenti non arrivavano, ogni tot mesi spuntava una scusa per allungare i tempi fino a quando alcune associazioni di categoria hanno pressato per sapere cosa stesse succedendo”.

Ma le risposte non sono arrivate e poi è uscita la notizia del buco di 250 milioni di euro nel bilancio. “Più o meno la somma che serve per reggere il sistema del welfare pugliese – ha evidenziato La Torre -. Di questi, 170 servono appunto per far funzionare centri diurni e Rsa. Che fine hanno fatto quindi quei soldi? Il rischio è la chiusura di molte imprese, tenute aperte finora perché all'orizzonte c'era l'accreditamento, quelle che resteranno in piedi chiederanno ai propri pazienti di pagare di più, quantomeno per finire in pari. Il sistema sta implodendo. Per questo abbiamo chiesto l'intervento del ministro Speranza, se a stretto giro non troveranno i soldi, chiederemo il commissariamento della Regione. Quello che sta accadendo è molto grave”.

Le ripercussioni sull'economia e sull'indotto potrebbero essere disastrose, si parla di centinaia di piccole imprese con fatturati da 6/700 mila euro all'anno, con 30/40 dipendenti ciascuna che sostengono la rete del welfare. “Le strutture sono già al collasso e stanno andando avanti di default, parliamo di cooperative e srl che sono in perdita, senza i rimborsi delle Asl. Quanto può durare una situazione del genere? E soprattutto, siamo pronti a perdere questa preziosa rete costruita in 15 anni in modo virtuoso? Senza coperture resteranno solo macerie”, ha concluso La Torre.

“Il settore è stato completamente abbandonato dalle istituzioni per anni – ha incalzato Antonio Perruggini, presidente di Welfare a Levante -. A più riprese abbiamo avvisato il presidente Emiliano: non si può fare un regolamento senza pianificare le coperture di spesa. È come se la Regione avesse invitato tutti per un sontuoso pranzo senza pensare di fare la spesa. Tutto questo sarebbe gravissimo e farebbe emergere rilevanti responsabilità non solo politiche. Il ministero ora non può continuare a fare da spettatore. A questo punto la soluzione è quella di aumentare le tasse, sarà un problema politico ma a noi non importa, facciano quello che vogliono, noi non ci fermeremo”.

Le strutture intanto continueranno ad assicurare i servizi ma questo potrebbe significare il dover venir meno ad altri adempimenti.

Zone Transition

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“Rsa e centri diurni non chiedono l'elemosina ma i loro diritti, stabiliti dalla legge. Lo Stato garantisce spese sanitarie ben precise. La situazione è molto grave e va convocato urgentemente un tavolo che diventi permanente, siamo consapevoli che i problemi non possano essere risolti domani ma vogliamo avere cognizione del fatto che l'istituzione è vicina alle strutture e vuole risolvere il problema. Dal nostro punto di vista serve un commissario che superi giunte e consigli per chiarire la situazione in tempi rapidi. Abbiamo fissato le nostre priorità in 16 punti, ora aspettiamo delle risposte ma in estrema ratio faremo una grande manifestazione davanti alla sede della presidenza sul lungomare a Bari, subito dopo una nostra delegazione andrà a Roma per spiegare a Speranza la situazione”, ha annunciato Perruggini a l’Attacco.

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