Ha creato disturbo a molti l’incontro che il presidente del Comitato Pro Convento P. Pio Giovane di Serracapriola Romeo Velotti ha avuto lo scorso 16 giugno a Roma con il Ministro Generale dei Cappuccini Fr. Roberto Genuìn. Un’ingerenza indebita per chi ha censurato l’iniziativa, che ha portato scompiglio tra gli stessi frati in merito alla questione della riorganizzazione delle presenze conventuali, ma che è servita molto probabilmente ad imprimere una svolta all’annosa questione della ipotesi di chiusura del monastero intitolato alla Madonna delle Grazie, risalente al 1536.
La decisione del combattivo referente che da sette anni guida la crociata contro le intenzioni di cessione e trasformazione delle funzioni del convento - centro di riferimento di una partecipe e numerosa comunità composta da Gioventù francescana, Araldini, Terz’Ordine francescano, gruppi di preghiera devoti al carisma del santo patrono d’Italia appartenenti anche alla vicina Chieuti - è stato l’ultimo atto di una vicenda dai contorni poco chiari, una contromisura agli insistiti silenzi ed alla mancanza di risposte da parte della Curia dei Frati Cappuccini della Provincia di Sant’Angelo e Padre Pio.
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“Abbiamo cercato sempre il confronto ed inoltrato innumerevoli richieste a vari rappresentanti della Provincia e al Ministro in carica padre Maurizio Placentino, ma abbiamo dovuto registrare una chiusura totale, detto chiaramente ci hanno sbattuto le porte in faccia, facendoci capire che non erano questioni di cui dovevamo occuparci” racconta Velotti a l’Attacco.
L’incontro con Genuìn è stato seguito dall’invio di una lettera rivolta a Ministro provinciale, Padri Guardiani e frati il cui contenuto è stato prima sottoposto all’attenzione dello stesso Ministro generale in cui si legge “nessuno ha spiegato con dovizia di particolari perché il Convento debba essere privato dei suoi frati” e più oltre si accenna ad “una chiusura, intesa come abbandono forzato, lasciando la struttura in mano a non sappiamo chi, nè tantomeno l'utilizzo finale che ne faranno i futuri occupanti (Diocesi)”.
Il riferimento è all’intesa sottoscritta tra i Cappuccini e la Diocesi di San Severo, retta da Mons. Giovanni Checchinato, per la cessione del convento legato alla permanenza di Padre Pio che accoglie le spoglie di Padre Matteo d’Agnone, per il quale è tuttora in corso la causa di canonizzazione. Una scelta di cui non sono mai stati resi manifesti tempi e modalità, fortemente avversata dal Comitato di fedeli e cittadini: “Non ancora abbiamo riscontri ma ci è giunta notizia che la Diocesi attraverso una lettera urgente letta ai margini dell’incontro di chiusura dell’anno fraterno dei Frati di tutta la Provincia monastica, tenutosi il 21 giugno al Santuario dell’Incoronata, avrebbe affermato in maniera perentoria tra le altre cose di tirarsi indietro circa l'acquisizione del Convento di Serracapriola, annullando così l’intesa tra il Vescovo e il p. Provinciale contenuta in una lettera peraltro mai resa ufficiale” informa Velotti che è tornato da Roma forte dell’accoglienza e della vicinanza del Ministro generale, che ha spronato il Comitato ad andare avanti senza cedimenti nella rivendicazione.
Al momento il convento ospita due frati, il Padre guardiano Nicola Squarcella e Padre Francesco, originario dell’Africa e appartenente al Collegio internazionale di S. Lorenzo: “Dopo due ore di colloquio, il Ministro generale mi ha abbracciato facendo i complimenti per questa nostra sfida, aggiungendo che non si era mai imbattuto in un sentimento così profondo di appartenenza e difesa del carisma francescano. Abbiamo sempre lavorato e stiamo lavorando con assoluta sincerità e trasparenza, aggiungo, non siamo sobillati da nessuno, come qualcuno vorrebbe insinuare ma la nostra è una battaglia dell’intera comunità che è legatissima alla presenza dei francescani a Serracapriola. Il nostro motto oggi è ognuno a casa propria e i frati nel convento!”.
A far ritenere che qualcosa si stia muovendo anche un messaggio inviato proprio un giorno fa da frate Placentino al presidente del Comitato, prima ed unica risposta ricevuta dopo lunghi mesi di silenzio ad ogni sollecitazione scritta o informale: “Il Ministro provinciale scrive di non aver mai fatto mancare la sua disponibilità e di aver sempre detto le cose con chiarezza, ma che ciò non è servito ed è successo quello che voleva scongiurare. Sinceramente non so a cosa alluda, ma è evidente che questo preluda a qualche novità che al momento non conosciamo”.
Zone Transition
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Tra i rischi paventati dai cittadini del Comitato quello di una trasformazione del convento in una sorta di albergo religioso affidato alla gestione della Diocesi attraverso il coinvolgimento di alcune associazioni locali: “Temiamo che il convento spogliato della presenza francescana diventerebbe una macchina per fare soldi, detto brutalmente, ma un presidio di tale importanza storica, religiosa e spirituale non deve assolutamente ridursi a questo” è l’opinione di Velotti.