Un bisnonno che arriva da Caserta e viene a Foggia a fare il modista. Poi un nonno, un padre e forse anche un figlio. Tutto, sempre rigorosamente allo stesso indirizzo, quello in cui all’inizio, i suoi bisnonni, facevano casa e bottega. Vivevano dietro e lavoravano davanti. Per 132 anni Veccia ha conservato la stessa casa ed è riuscito a cambiare, senza mai stravolgere la sua identità, per stare non solo sul mercato, ma anche al passo con i tempi. Perché quando si dice che il centro commerciale e il mercato on-line distruggono il negozio di vicinato, non si tiene conto del valore umano. Un capitale di conoscenze, di esperienza e a volte anche di genetica che consente di fare la differenza. Così Valerio Veccia si racconta e ci racconta la storia della sua famiglia, in attesa di capire se suo figlio Guido vorrà continuare la tradizione. Mostra con orgoglio quelle foto storiche di Corso Vittorio Emanuele con i suoi familiari in posa davanti alla vetrina, e anche oggi che tutto sembra cambiato, che il negozio è nuovo e i brand anche, si sente nell’aria che qualcosa non cambierà mai: la passione per un lavoro che è storia, tradizione, radici profonde. Lui, che ha lasciato una carriera nell’Arma oggi, dice, sono contento, perché l’attività di famiglia è questa. E ci racconta come è cambiata la moda maschile nel corso degli anni. Da cappelli e cinture, fino a profumi, bracciali e borse da viaggio. Una cosa non cambia mai, però, lo stile. Quello resiste alle mode e al tempo e da queste parti ne vediamo tanto.
Come inizia questa storia? La storia di Veccia. Punto di riferimento per l’abbigliamento maschile e per gli accessori.
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Comincia quando il mio bisnonno Luciano viene da Caserta nel 1891. Siccome era un modista, fabbricava lui i prodotti, ha incominciato a fare cappelli, guanti, cinture e prodotti manifatturieri. Loro abitavano in questo locale, lo avevano preso in affitto e abitavano nella parte posteriore e vendevano in quella anteriore.
Quella dove siamo adesso?
Sì. Sempre questa. Dal 1891 abbiamo avuto sempre la stessa location. Poi, mio nonno Giovanni è nato nel 1901 e intorno ai vent’anni ha iniziato a collaborare con il padre.
Come mai da Caserta sono venuti a Foggia?
Perché qui era un mercato nuovo, erano pochissimi a fare questo lavoro, a differenza di Caserta. E pochissimi erano i negozi. Sul corso c’erano poche aziende. Veccia. Fasano. Vivieri. Che sono di quegli anni. E poi altre, che non conosco tutte, forse qualcuna di scarpe.
Luciano e Giovanni. Bisnonno e nonno. Come continua la storia?
Poi arriva Guido, mio padre, ci sono io Valerio e poi ancora Guido, mio figlio, che non so se vorrà fare questo lavoro…
Nel passaggio dal bisnonno al nonno, quindi il primo cambio generazionale; come si modifica l’attività?
Si trasforma, perché negli anni ’30 inizia il processo industriale dei prodotti. Si cominciano a comprare i prodotti e a venderli. Loro erano modisti, la mia bisnonna e il mio bisnonno, disegnavano e realizzavano, invece con mio nonno si passa al commercio classico, quello che conosciamo oggi, in cui si compra e si vende.
Cosa compravano e vendevano?
Di tutto. Accessori.
Uomo e donna?
Uomo. Da donna solo qualche accessorio. I profumi e i pettinini. Quando abbiamo smantellato il vecchio negozio infatti abbiamo trovato pettini, brillantina, perché era una specie di emporio. In quegli anni, quando si passa al commercio tradizionale, iniziano a comprare anche i marchi che si vendevano al nord, come Borsalino, Panizza. Ha avuto anche abbigliamento di un certo spessore, fino agli anni 070, quando ha dovuto fare una scelta. Nel senso che iniziavano a venire fuori molti negozi di abbigliamento, la concorrenza cresce, si iniziano a fare i primi saldi, cose a cui loro non erano abituati. Allora si trasformano e diventano principalmente negozio di accessori. Cappelli, sciarpe, cinture, guanti e anche un po’ di intimo, ma sempre di ottima qualità.
Il passaggio successivo è quello di Guido, suo padre?
Sì, nell’82 rifà il negozio nuovo, si affianca mia mamma, Michelina, e insieme portano avanti il negozio anche con un po’ di abbigliamento maschile. E poi arrivo io. Nel’90. Decido di entrare anche io nell’attività di famiglia.
Che decisione è stata?
E’ stata una decisione legata al desiderio di mio padre. Lui voleva che facessi questo lavoro per portare avanti l’azienda. Io facevo altro. Ero Carabiniere, nel gruppo sportivo, facevo scherma. Mi sono congedato per fare questo lavoro.
Una scelta netta.
Una scelta condizionata da mio padre, almeno all’inizio. Perché poi ne sono stato contento. All’inizio il posto fisso, la sicurezza..., c’era da pensarci. Ma il commercio a quei tempi andava bene.
Cosa cambia in negozio con il suo ingresso?
Metto un po’ più di abbigliamento, perché l’accessorio comincia ad avere qualche problema. Il cappello si vende in modo diverso. Prima solo nei quattro o cinque negozi di cappelli, adesso non è più così. Ce ne sono solo due. Prima c’erano negozi solo di cappelli, non si vendeva nelle boutique. Molti confezionisti di abiti, venivano a prendere d noi i cappelli, le cravatte. Ecco il mio arrivo ha spinto sull’abbigliamento, adesso vendiamo di tutto da uomo. Anche cerimonia. E ultimante ho deciso di aprire anche un altro negozio che ricalca la nostra storicità.
Quello qui accanto?
Prima era a Corso Cairoli. Ora è qui accanto. Riprende l’intimo, siamo tornati all’origine.
Coma mai non vendete da donna?
Non c’è abbastanza spazio, ma sugli accessori lo facciamo. Sciarpe, borse, ombrelli, ma cose un po’ più particolari, non standardizzate.
Zone Transition
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Come si resiste nel tempo?
Prima c’era il nostro ultimo concorrente che ha resistito pure lui fino a qualche anno fa, Fasano. Credo che a Foggia i negozi storici di abbigliamento più antichi erano questi. Ma nessuno ha tenuto la stessa location in tutti questi anni. Forse siamo gli unici che abbiamo tenuto gli stessi locali in tutto questo tempo. Che è una cosa particolare e difficile. Essendo il locale di nostra proprietà abbiamo potuto tramandarcelo di padre in figlio. Altri hanno venduto nel tempo, hanno affittato o cambiato. Noi, nel tempo, ormai da 132 anni siamo sempre stati qui. Si resite con la passione. Abbiamo avuto la capacità e la possibilità di resistere al mercato e la voglia di stare in negozio. C’è sempre stato qualcuno che ha voluto proseguire l’attività di famiglia. La passione spesso ha alti e bassi. Le crisi sono cicliche e ci sono sempre state. Questa è la peggiore, ne siamo ancora dentro. C’è poca propensione al consumo e la gente ultimamente si rivolge di più al mercato on-line. Ci salva la dedizione, l’approccio personale al cliente.
(pubblicato il 27 gennaio)