Otto vittime e 4 dispersi. E un territorio stravolto, ferito. A Casamicciola la montagna è franata sulle case, provocando crolli e trascinando fango, macerie, detriti, automobili fino al mare dopo che un’ondata di maltempo ha investito l’isola nella notte. Ma c’è un precedente: prima del terremoto del 2017, la località era già stata colpita da un’alluvione nel 2009. “Negli ultimi anni in Campania, come in Puglia e in tutta Italia, urbanizzazione selvaggia e cementificazione indiscriminata, spesso espressioni di una pianificazione poco o per nulla attenta, hanno cancellato l'originario assetto del nostro territorio, sconvolgendo le naturali vie di raccolta e allontanamento delle acque meteoriche. A ciò vanno aggiunti anche il disboscamento, l’assente o insufficiente manutenzione dei corsi d’acqua e dei principali impluvi, la cattiva progettazione e la scarsa manutenzione delle infrastrutture” fa notare Giovanna Amedei, Presidente dell’Ordine dei Geologi della Regione Puglia
che però pone delle distinzioni sulla differente natura dei territori di Ischia e della provincia di Foggia: “I rischi sono differenti, dal punto di vista geologico in Capitanata abbiamo terreni differenti tra quelli di Ischia, però questo non vuol dire che non c’è una pericolosità che può essere accertata solo facendo degli studi specifici - spiega la geologa -. Mentre nel caso dei terremoti essi non sono prevedibili e tutto dipende da come si costruisce, nel caso di dissesto idrogeologico e frane il rischio è prevedibile e si può in maniera preventiva porre il dovuto rimedio, sia con una pianificazione che accerti se si può costruire o meno e in caso alcune aree si è già edificato provvedere a mettere in sicurezza, quando è possibile, o addirittura prevedere delle delocalizzazioni del costruito”.
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Amedei ricorda come in gran parte d'Italia, come in Puglia, è assente uno dei più importanti strumenti alla base di una corretta pianificazione territoriale, e cioè una cartografia geologica aggiornata, ancora più urgente anche in considerazione della rapidità con cui si vanno manifestando i cambiamenti climatici: “Il progetto CARG è stato avviato alla fine degli anni ‘80 del secolo scorso. Questo prevede la realizzazione e pubblicazione della cartografia geologica dell'intero Paese in scala 1:50.000, in sostituzione della vecchia cartografia in scala 1:100.000, realizzata tra il 1877 e 1976 dal Servizio Geologico d'Italia - aggiunge -. Nel caso di Ischia il Foglio CARG 464 evidenzia perfettamente quanto accaduto poiché il percorso delle acque per raggiungere il livello base coincide proprio con il porto di Casamicciola. Insomma, un disastro annunciato. Il territorio pugliese è interessato da 54 fogli cartografici in scala 1:50.000 (molti dei quali rappresentano aree delle regioni confinanti). Dopo quasi quarant'anni, per l'intera Regione sono stati pubblicati (sul web e/o stampati su supporto cartaceo) solo 14 fogli rispetto ai 54 previsti. Attualmente è in corso di realizzazione un unico foglio”.
L’analisi dell’ecologista Gianfranco Pazienza, storico esponente di Legambiente, si appunta più in dettaglio sulla distinzione che c’è da fare tra pericolosità e rischio: “Le mappe di cui disponiamo e gli eventi lo indicano abbastanza chiaramente, la pericolosità idraulica ed idrogeologica è l’elemento oggettivo noto, una situazione diventa a rischio nel momento in cui vado a collocare attività e presenze antropiche in zone suscettibili al pericolo, e questo è gravissimo. Il piano di assetto idrogeologico risale a 20 anni fa con un quadro delle pericolosità idrauliche ed idrogeologiche che indicavano il pericolo di frane ed alluvioni, ma era necessario un adeguamento agli strumenti urbanistici, per esempio. Oggi quell’assetto è superato perchè bisogna fare i conti con i mutamenti climatici e con gli eventi estremi che 20 anni fa nessuno aveva ancora preso in considerazione”.
Dopo la tragedia di Ischia il Governo ha annunciato un piano nazionale di adattamento al cambiamento climatico entro la fine dell’anno, come dal 2015 Legambiente chiede di predisporre per prevenire gli effetti catastrofici: “Questa notizia ci conforta - continua Pazienza -. C’è poi un altro aspetto che non riguarda non solo la protezione civile, serve che ci sia un coordinamento sulle questioni della vulnerabilità del Paese a rischio idrogeologico giacchè ovunque, Ischia lo dimostra, si è costruito in zone dove la pericolosità era evidente. Se decidi di costruire una casa più o meno autorizzata o più o meno illegale in zona suscettibile di frane è matematico che te la ritrovi poi a mare, con tutte le vite umane”.
Nel nostro territorio, dall’Appennino al Gargano in maniera particolare, le maggiori criticità riguardano la pessima gestione dello scorrimento delle acque di superficie, come spiega Pazienza: “In questi territori la manutenzione ordinaria di quello che doveva essere il reticolo delle acque superficiali per favorire lo scorrimento è inesistente, nelle nostre campagne, sia in pianura, che in collina che in montagna, le arature hanno coperto tutti i fossi e distrutto tutti i canali. Gli agricoltori hanno arato fin sotto le strade, chiudendo i fossi e i canali che sono elemento vitale della salute del suolo quando si verificano eventi alluvionali. A San Giovanni Rotondo è dal 2012 che stiamo cercando di spiegare alla città quanto sia importante prendersi cura del patrimonio carsico che è quello che consente alle acque superficiali di infiltrarsi nelle viscere della terra”.
Zone Transition
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I danni nelle aree rurali si assommano alla cementificazione che diventa un ulteriore e gravissimo attentato alla sicurezza: “La logica che governa ancora il territorio ed il suolo non si basa sul corretto uso ma sul calcolo di quanto può fruttare quel suolo in termini di metri cubi, l’unico valore che esso ha è riferito alle sue utilità economiche per l’edilizia” è la denuncia di Pazienza, che riferisce in proposito il caso della città garganica in cui vive ed opera come attivista di Legambiente: “A San Giovanni è stata cementificata un’area in zona a rischio classificata alluvionale dove sono stati fatti investimenti di lottizzazione per 3000 case nuove in 70 ettari che hanno messo a rischio i cittadini che ci sono andati a vivere. C’è bisogno di opere di difesa idraulica per mettere in sicurezza le abitazioni e la popolazione che abbiamo mandato a vivere in quella situazione di rischio. Diciamo che rispetto a simili prevedibili disastri, come quello di Ischia, siamo abituati ad avere un’unica regola, non rispettare le regole, così poi succedono le tragedie ed i cittadini sono abituati alla rassegnazione” conclude l’esponente ambientalista.