Anni fa in Sicilia si scoprì che in un’impresa pubblica del servizio di igiene urbana c’era chi, tra i dipendenti, aveva un giro di strozzinaggio. Di più: gli straordinari servivano ai colleghi, insolventi, cui l’usuraio aveva prestato soldi per ripagarlo del capitale prestato e dei salatissimi interessi. A Manfredonia, stando ad indiscrezioni, qualcosa di simile avverrebbe o sarebbe avvenuto negli scorsi anni in ASE spa, la municipalizzata dei servizi ecologici.
I beninformati riferiscono di un dipendente solito prestare denaro ai propri colleghi e finanche, in passato, ad un vertice aziendale. E anche in questo caso, sempre stando ai rumors, gli straordinari potrebbero esser serviti per rientrare almeno in parte nel debito maturato con lo strozzino.
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Non si tratterebbe di un dipendente qualsiasi, peraltro, ma di uno che ha saputo coltivare e coltiva tuttora un certo potere nella spa sipontina. E’ l’ultimo sussurro che trapela dalla società in house del Golfo e, se fosse vero, rappresenterebbe un ulteriore e inquietante aspetto su cui gli inquirenti dovrebbero far luce.
Dal vaso di Pandora di ASE erano già emerse diverse questioni preoccupanti negli ultimi anni, compresi alcuni episodi di minacce e atti intimidatori svelati nei giorni scorsi da l’Attacco. L’ultimo fatto scoperto, in ordine di tempo, è denuncia sporta il 13 maggio 2021 dall’amministratore unico Raphael Rossi, il manager torinese esperto di gestione di imprese pubbliche dei rifiuti, chiamato a fine 2020 dai commissari straordinari che guidavano il Comune dopo il verdetto sulle infiltrazioni mafiose.
Rossi denunciò che pochi giorni prima nel suo ufficio il dipendente Michele Fatone (che fino ad allora aveva goduto di molto potere come ispettore tecnico oltre che come rappresentante sindacale), gli aveva detto “Questa te la farò pagare”, accompagnando quelle parole con un eloquente gesto della mano destra, alzata in aria a rendere ulteriormente chiaro il messaggio.
L’amministratore unico aveva comunicato in quei giorni a Fatone lo spostamento ad altro incarico: non sarebbe stato più lui, ma l’altro ispettore tecnico Michele Binetti, a coordinare il personale, a decidere l’organizzazione concreta delle squadre di raccolta, a indicare ferie e straordinari.
Una bella fetta di potere che si univa, per Fatone, al fatto di essere (tuttora) il rappresentante sindacale della UIL, che in ASE controlla la maggioranza delle tessere.
Arrivato nel Golfo per guidare la spa, Rossi decise di cambiare alcune situazioni che erano evidentemente incancrenite anche per colpa di una pessima politica sia aziendale che del socio Comune di Manfredonia: dai “contratti di forniture inefficienti impastate da logiche clientelari” ad un netto risparmio dei costi, fino al caso Fatone, che cercò protezione nella politica contro il suo ridimensionamento.
Fu trasferito nell’isola ecologica di via Sottotenente Troiano, dove opera tuttora e dove in pratica non ha più comando sui colleghi. Una scelta assunta non per caso. La commissione di accesso aveva posto l’accento sui diversi pregiudicati presenti nell’organico della società in house, a cominciare proprio da Michele Fatone, detto Racastill, che fu coinvolto nel noto processo alla mafia garganica Iscaro-Saburo e che negli scorsi anni picchiò, col figlio Raffaele (altro dopendente ASE) un collega. Un fatto avvenuto in strada, pubblicamente, dapprima denunciato dalla vitttima che poi ritirò la denuncia.
La minaccia denunciata dall’amministratore unico agli inquirenti risale, come detto, al 13 maggio 2021. Dopo nemmeno 3 mesi, ad agosto 2021, Rossi ricevette una busta con proiettili, un chiarissimo atto intimidatorio. Tuttora si ignora la provenienza della busta, che fu trovata su una scrivania in sede, insieme al resto della posta. Non si esclude che possa esser stata consegnata a mano, anziché esser arrivata via posta, e che fosse arrivata già da alcuni giorni. Sentito dagli inquirenti, Rossi disse di non avere idea di chi potesse volerlo intimidire.
Zone Transition
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Da ultimo, domenica scorsa, 13 marzo, l’ennesimo atto intimidatorio con l’incendio che, in pieno centro, ha distrutto l’auto di Michele Binetti. L’auto è andata completamente in fiamme intorno alle ore 20.00 sotto l’abitazione situata in via Galilei, nel popoloso quartiere Monticchio. E adesso più fonti indicano all’interno di ASE la presenza di un noto strozzino cui sono legati da debiti diversi colleghi, che almeno in passato trovavano nell’assegnazione degli straordinari – verosimilmente – la maniera per saldare i conti.