Boscaglia capro espiatorio?

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Il Foggia perde ancora e, inevitabile, a salire sul banco degli imputati è Roberto Boscaglia.

Funziona sempre così, quando le cose non vanno per il verso giusto, e la squadra sbanda.
Indice accusatorio puntato verso il tecnico gelese, reo in questi primi 180’ di campionato di averci capito poco o niente. E di non aver saputo dare ancora un briciolo di identità ai suoi.
Boscaglia capro espiatorio, insomma. E responsabile numero uno della partenza ad handicap di una squadra che doveva competere per il vertice, e che inaspettatamente si ritrova sul fondo della classifica.
Nelle tre ultime uscite il Foggia ha sempre e puntualmente beccato tre gol: nel test amichevole con il Manfredonia (Eccellenza pugliese), e sia con il Latina al debutto sotto i riflettori dello Zaccheria, che al Curcio di Picerno.

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Di questo passo, evidentemente, non si va lontano. Anche perché in campo continua a vedersi una formazione senza nerbo, che di fronte alle prime difficoltà si scioglie come neve al sole.
Boscaglia sulla graticola, scontato, ma ad oggi non c’è stata una voce una che si sia levata a difesa del lavoro che fra mille difficoltà sta cercando di portare avanti un allenatore navigato per la categoria. Che è in cerca di riscatto dopo la sfortunata parentesi di Palermo, ed al quale patron Nicola Canonico (giudizio pressoché unanime) avrebbe messo in mano una Ferrari.
Il ds Belviso ed il presidente dopo il doppio scivolone si sono però guardati bene dal venire in soccorso del loro allenatore, che se non comincia a sentirsi in qualche modo scaricato, comunque qualche legittima domanda comincia a farsela.
Lunedì sera a Picerno, dopo il secondo gol dei lucani, parte della dirigenza ha abbandonato in anticipo lo stadio, un brutto segnale che restituisce il clima di tensione che serpeggia nell’ambiente rossonero.

Prematuro, ovviamente, esprimere giudizi che già avrebbero il sapore di una sentenza, il Foggia rifondato dalle fondamenta va atteso con pazienza, perché nessuno ha la bacchetta magica, e nemmeno Boscaglia è ancora attrezzato per i miracoli.
Non deve però pensarla allo stesso modo il numero uno del club rossonero, che un anno fa di questi tempi già andava in fibrillazione di fronte a qualche prevedibile passaggio a vuoto di Zeman e dei suoi monelli, e che in queste ore anziché fungere da pater familias e dispensare ottimismo, si rifugia in un silenzio assordante che sa tanto di bocciatura.
Eppure Boscaglia è stata una sua illuminata invenzione, introdotta da queste parti come la chiave di volta per cancellare definitivamente la controversa parentesi del binomio Pavone-Zeman. E quindi come minimo andrebbe difeso a spada tratta.

Oggi Boscaglia tornerà a parlare alla vigilia della sfida interna con la Virtus Francavilla, che per il tecnico siciliano sa già di ultima spiaggia.
Proverà ad aggrapparsi sugli specchi, e a mettere tutti di fronte alle proprie responsabilità. Ci metterà la faccia il tecnico rossonero, e si assumerà anche le sue colpe, così come conviene a chi sa perfettamente di averci messo anche del suo nel momento-no del Foggia.

Più che Boscaglia, però, nel ventre dello Zaccheria, e in sala-stampa, sarebbe il caso che facesse capolino in questo frangente così delicato chi ha alzato l’asticella dell’ambizione fin dallo scorso giugno, alimentando nell’ambiente aspettative che adesso già cominciano a vacillare.
Quì non è tanto questione di modulo, di 4-2-3-1 o di uomini che non renderebbero secondo quelle che sono le proprie caratteristiche, c’è una idea complessiva di calcio che cozza terribilmente con quella che si era partorita un anno fa di questi tempi.
E che poi è stata incredibilmente rinnegata.

Ripartire resettando quanto di buono era stato fatto fino a quel momento per dimostrare di avere la forza di dettare la svolta a tutto tondo, sinora non ha pagato. E non è detto che paghi.
Non vorremmo essere nei panni di Nicola Canonico in questo frangente, alle prese con la cosiddetta coperta corta: questo turno infrasettimanale che già bussa alle porte se non può dare risposte definitive può però rafforzare l’idea che a monte l’estate scorsa si è stati un tantino spregiudicati a credere che il rinnovamento a tutto tondo avrebbe fatto rima da subito con gioco, risultati e spettacolo.
Tutti ingredienti che finora non albergano da queste parti.
In compenso sono piovuti copiosi abbonamenti e sponsorizzazioni, che sono linfa vitale per la gestione in corso e che hanno reso molto più sopportabile lo sforzo del patron di assemblare un organico di valore assoluto.

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Qual possa essere il destino che attende Roberto Boscaglia è difficile ipotizzarlo, anche perché nel calcio talvolta basta un episodio per cambiare il corso di una stagione.
Ma pensare che possa essere sufficiente cambiare il “manico” per ottenere d’amblè quanto si vorrebbe, sarebbe un altro imperdonabile errore.
In una stagione finora già punteggiata da tanti, troppi strafalcioni.

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