Foggia a... Foggia. Quando si dice la coincidenza. Potrebbe essere l'ex fantasista di Empoli, Lazio, Cagliari e Samp (fra le altre) il direttore sportivo al quale Nicola Canonico intenderebbe affidare il progetto di rilancio del club rossonero. Le interlocuzioni sono avviatissime, Pasquale Foggia dopo la parentesi di Benevento è fermo da un anno, ma ha una grande voglia di rimettersi in gioco. E omonimia a parte, Foggia potrebbe essere la piazza ideale da cui ripartire.
Canonico lo sta tentando con un pressing asfissiante, ricominciare dal 41enne dirigente napoletano che vanta già significative esperienze professionali alle spalle, sarebbe il biglietto da visita migliore col quale riaccreditarsi agli occhi di una tifoseria che adesso aspetta l’imprenditore di Paolo del Colle al varco.
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Il presidente ha fretta di chiudere, Foggia pure, il matrimonio dunque sembra possibile, anche se evidentemente tutto passa dal progetto tecnico che il club ha intenzione di sottoporre al giovane ds che è a caccia di nuovi stimoli e che non ne fa una questione di categoria.
Foggia, dopo Benevento, vuole tornare a vincere. E siccome il patron rossonero sembrerebbe avere tutte le intenzioni di assecondare il desiderio del suo interlocutore, ecco allora che non è escluso che si possa arrivare al sospirato si ed anche in tempi brevi, addirittura fin da questa settimana perchè il tempo stringe e c’è da mettere in cantiere una campagna-acquisti che dovrebbe vedere il club rossonero protagonista.
Pasquale Foggia è il profilo che metterebbe tutti d’accordo, è un uomo di calcio che ha trascorso tutta la sua vita nel mondo del calcio: il suo talento ed un sinistro fatato lo hanno portato fino in Nazionale. Ha appena 20 anni quando si affaccia per la prima volta in A con la maglia dell’Empoli, sembra un predestinato. Nel ‘99 era stato il Milan a notarlo e a volerlo, decidendo di rinunciare ad un altro talento, di qualche anno più grande, che intanto in rossonero si è già ritagliato il suo spazio: Roberto De Zerbi.
Foggia le qualità per emergere le ha sempre avute. Agile, veloce, dotato di grande tecnica e fantasia, oltre che di un sinistro che da quel debutto nella massima serie con la Reggina gli consentirà di totalizzare 169 presenze in Serie A, divise fra Ascoli, Reggina, Cagliari e soprattutto Lazio. Prima di realizzare il sogno di ogni bambino: indossare la maglia azzurra.
Roma per lui sarà una sorta di seconda casa. Il primo anno alla Lazio sarà complicato, ma quando nel ‘08 vi tornerà dopo le esperienze vissute in prestito alla Reggina e al Cagliari, lo farà da giocatore nel pieno della maturità, con due delle tre presenze complessive in Nazionale già collezionate e con la consapevolezza di poter fare la differenza anche ad alti livelli. In quella stagione totalizzerà 33 presenze in Serie A e vincerà da protagonista una Coppa Italia, mentre in quella successiva metterà in bacheca una Supercoppa Italia e farà il suo esordio a livello europeo.
Sarà anche quello il punto più alto di una carriera che da quel momento vivrà la sua parabola discendente, è il 28 maggio ‘13 quando, svincolatosi dalla Lazio, firmerà il contratto che gli varrà la prima ed unica esperienza all’estero. Firma con il Dubai FC, sapendo che si sta allontanando dal calcio che conta, ma anche che ad attenderlo potrebbe esserci un’esperienza straordinaria. In realtà quello che troverà a Dubai sarà un calcio troppo diverso da quello al quale è abituato. Così diverso che quella parentesi si chiuderà meno di tre mesi dopo.
Foggia tornerà così in Italia per regalarsi un’ultima avventura alla Salernitana in Lega Pro, prima di ritirarsi ad appena 31 anni. Quando appende gli scarpini al chiodo nel 2014 è comunque un giocatore che ha realizzato tutti i suoi sogni. Ha giocato in Serie A, ha vinto, ha vestito la maglia della Nazionale segnando anche un goal e si è imposto come un giocatore di grande talento.
Tra le tante cose fatte, una sola non gli è riuscita, una di quelle alle quali teneva di più: vestire la maglia del suo Napoli. Ci è andato vicinissimo nel 2010, aveva già i bagagli pronti per tornare a casa da calciatore ‘vero’, ma la trattativa si arenò quando ormai si attendeva solo la fumata bianca.
Pasquale Foggia dopo il calcio giocato è passato dietro la scrivania, e dal 2017 al 2023 ha ricoperto il ruolo di direttore sportivo del Benevento, conquistando anche una promozione nella massima serie.
Nella sua Napoli ci è tornato davvero, ma non per giocare con la maglia azzurra addosso, bensì per restituire qualcosa al suo quartiere: il Rione Traiano. In quello spicchio di Napoli, dove sono cresciuti altri giocatori che poi hanno avuto carriere importanti come Fabio e Paolo Cannavaro e Antonio Floro Flores, ha creato una scuola calcio che è più di un semplice trampolino per giovani talenti. Può seguire da vicino tanti ragazzi, intravedere nel loro percorso quello che è stato il suo percorso, ma l’obiettivo principale non è mai stato quello di scovare nuovi campioni.
“Per me è stato come tornare alle origini, lì dove sono cresciuto. L’obiettivo è aiutare i ragazzi, trasmettere loro dei valori. Chi è bravo viene fuori, ma noi vogliamo che i bambini imparino a rapportarsi tra loro. L’idea è quella di fare di loro prima degli uomini con dei principi sani e poi dei calciatori”, gli piace ripetere spesso.
Zone Transition
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Ora però Foggia vuole tornare in prima linea e ripartire dopo un anno in cui è rimasto dietro le quinte a guardare. Foggia a Foggia, forse si può fare.