Un altro buco nell’acqua. Il Foggia resta (e chissà ancora per quanto tempo), salvo clamorosi colpi di scena dell’ultima ora, saldamente nelle mani di patron Nicola Canonico. Un pò perché l’occasione che per gentile concessione dell’imprenditore di Palo del Colle era stata servita su un piatto d’argento non è stata sfruttata come il caso avrebbe richiesto (la trattativa coi possibili acquirenti andava gestita diversamente fin dalle prime battute). E un pò perché intimamente Canonico non ha mai pensato realmente di disfarsi del giocattolo che negli ultimi tre anni gli dato notorietà e visibilità oltre quello che lui stesso avrebbe potuto immaginare.
Tre stagioni condotte sempre pericolosamente alla guida del club rossonero, gli hanno fatto comprendere che l’impresa calcio in una città come Foggia rappresenta sempre un buon affare. Perché il bacino di utenza è unico nel suo genere, e basta poco per infiammare una piazza che stravede per il pallone e per questa maglia.
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E allora, chi come Canonico ha avuto la fortuna (e l’abilità) di ritrovarsi al timone di uno dei club più gloriosi del meridione, sa perfettamente che, numeri alla mano, difficilmente si vedrà costretto ad aprire i cordoni della borsa per ripianare debiti e perdite che abbondantemente si compensano con i ricavi.
Il triennio di gestione firmata Canonico ne è la plastica dimostrazione: se sei in grado di mettere in campo un progetto tecnico ammiccante che stuzzica la fantasia, i ritorni in termini di incassi e di sponsorizzazioni ti consentono di restare a galla senza affanni. Una tendenza, quest’ultima, che è stata disattesa solo nella stagione che si è appena conclusa, ma solo perché a monte c’è stata grande incertezza nel programmare l’annata che arrivava a rimorchio di quella che aveva appena dato la grande illusione della possibile promozione in B. Sarebbe stato sufficiente dare continuità a quel mancato risultato sportivo con un rafforzamento del progetto tecnico, e chissà, forse sarebbe cambiato il corso degli eventi.
I numeri, che poi sono sempre la cartina di tornasole che restituiscono il senso di ciò che si mette in campo, stanno lì a dimostrare quanto Canonico abbia assorbito da un territorio sempre particolarmente generoso nei confronti della propria squadra del cuore.
A cominciare dalla stagione ‘21-22, quella del debutto sulla scena dell’imprenditore barese, con Zdenek Zeman in panchina e con il ds Pavone nella stanza dei bottoni: in rossonero approdarono 26 calciatori (11 a minimo contrattuale), poi a gennaio, nel mercato di riparazione, ne partirono 4 ed altrettanti approdarono alla corte del tecnico di Praga, mentre le plusvalenze realizzate ammontarono a 300mila euro grazie alle cessioni di Nicoletti e Merkaj.
La raccolta pubblicitaria fruttò circa 1,3 milioni di euro (l’effetto-Zeman pagò), gli incassi fra abbonamenti e biglietti portarono nelle casse sociali attorno al milione di euro, l’anno zero dunque si inaugurava su basi solide, a fronte infatti di un investimento complessivo di 1,2 milioni (costi calciatori e staff) era stata assemblata una rosa che sarebbe stata in grado di competere per la promozione fin dalla stagione successiva.
E invece non se ne fece nulla, perché Zeman e Pavone scelsero a fine stagione di prendere altre strade (per divergenze con la proprietà), e di conseguenza l’organico venne smembrato (Martino svincolato finirà al Cosenza in B, idem Garofalo al Brescia, Girasole si accaserà invece al Potenza risultando poi miglior difensore under nella stagione successiva, mentre il portiere Volpe passerà alla Feralpi). In più in estate verrà negata a giocatori come Petermann, Garattoni, Curcio, Dalmasso e Di Pasquale la possibilità di prendere la strada verso altri lidi a fronte anche di significative contropartite economiche per la categoria. Si trattava di elementi che successivamente finiranno sul mercato e saranno ceduti senza particolari ritorni sul piano economico.
La stagione ‘22-23, nata nel segno del ds Belviso e del tecnico Boscaglia (successivamente in panchina si avvicenderanno Gallo, Somma e Delio Rossi) si caratterizzerà per i forti investimenti compiuti dalla proprietà che per il dopo-Zeman punterà decisamente a vincere. Saranno tesserati complessivamente 28 calciatori (4 a minimo contrattuale), nella finestra del mercato suppletivo di gennaio in 8 cambieranno maglia, mentre 4 saranno i nuovi volti che porteranno a nessuna plusvalenza realizzata. Caleranno gli introiti derivanti dalle sponsorizzazioni (che si attesteranno attorno ai 700mila euro),mentre gli abbonati supereranno la soglia dei 4mila (il botteghino incasserà oltre 1milione di euro). Il costo di gestione per tesserati e staff inciderà invece per oltre 2 milioni.
E veniamo alla stagione che è appena andata in archivio e che va in netta controtendenza rispetto alle due precedenti: con Belviso sempre ds, sono stati 3 gli allenatori che si sono alternati in panchina (Cudini, il tandem Coletti-Vacca e ancora Cudini), e dopo le peripezie estive la rosa allestita sarà composta da 23 calciatori (4 a minimo contrattuale). A gennaio partiranno in 10 ed altrettanti n arriveranno per rimpolpare una rosa che era chiaramente insufficiente per reggere l’urto della C. Nessuna plusvalenza realizzata, gli introiti dagli sponsor non hanno superato i 400mila euro (i maggiori partner hanno fatto dietrofront), mentre staff tecnico e calciatori nel bilancio hanno inciso per una somma complessiva di 1,5 milioni.
Zone Transition
Zone Transition
Tradotto, per Canonico è stato tutt’altro che un bagno di sangue il triennio al bastone di comando: certo con qualche professionalità in più e qualche errore in meno si sarebbe potuto fare molto meglio.
Ma vaglielo a spiegare al patron che nel calcio nulla si improvvisa...