La conferenza stampa convocata dall’avvocata Innocenza Starace, legale di 17 OSS che prestano servizio alla residenza Stella Maris di Siponto, ha innanzitutto permesso di ascoltare la versione di chi in quella struttura ci lavora da tempo. E, sostenendo di non aver mai potuto immaginare i maltrattamenti e le violenze di cui sono accusati 4 loro colleghi, ne hanno preso le distanze.
“Quelli non sono nostri colleghi”, il giudizio senza compromessi espresso da Lucia Balzano, Matteo Bottalico, Caterina Carmone, Teresa Cavorsi, Maria Giuseppina D’Angelo, Matteo D’Errico, Moreno Di Lascia, Antonio Giornetti, Francesco Lauriola, Pasquale Fabio Libergoli, Daniele Marasco, Oriana Maria Libera Palena, Salvatore Palumbo, Elena Pupillo, Angela Santoro, Filomena Silvestri, Marco Antonio Venturi.
Carousel Banner 1
Carousel Banner 1
Carousel Banner 2
Carousel Banner 2
La loro testimonianza e la posizione assunta collettivamente non sono state comprese e, quindi, non sono state accettate di buon grado dall’opinione pubblica, profondamente turbata e più incline a fare di tutta l’erba un fascio. I riflessi sulle vite professionali e personali degli “OSS buoni”, come li ha chiamati l’avvocata Starace, sono pesanti e, a loro detta, del tutto gratuiti.
Una volta fiore all’occhiello del territorio, non solo della città di Manfredonia, con lunghe file di attesa per vedersi ospitare parenti e congiunti, adesso è cambiato il copione. Tra feroci messaggi sul web, lanci di verdure contro le finestre della Stella Maris, inviti a “scendere giù (da casa, ndr) perché ti devo menare”, l’uragano mediatico ha travolto chiunque avesse in qualche modo a che fare con quella struttura.
Sta emergendo anche più di una connessione tra alcuni dipendenti e figure di primo piano della politica locale. Non solo di Manfredonia, ma anche dei centri limitrofi. Le frasi di circostanza possono trovare spiegazione nell’imbarazzo che alcuni “santi in paradiso” proverebbero nel prendere una posizione netta, che arrecherebbe danni ai propri parenti, o pupilli, che vi lavorano.
. Adesso si vuole buttare via il bambino, insieme all’acqua sporca.
Gli OSS assistiti dall’avvocata Starace hanno spiegato che esiste una chat di Whatsapp a cui partecipano anche alcuni ‘superiori’ nella scala gerarchica aziendale. È a costoro che si sarebbero rivolti ogni qualvolta hanno notato ecchimosi o altri segni sugli anziani pazienti, pubblicando fotografie a corredo. Non si può trascurare che gli OSS non sono titolati per fare valutazioni di carattere medico, perciò devono rimettersi a chi, invece, ha le competenze professionali adeguate. Ricevevano riscontro e, solitamente, queste erano raccomandazioni per una migliore cura dei pazienti. Molti anziani assumono medicinali ed è noto che l’uso di anticoagulanti o farmaci anti-infiammatori non steroidei (FANS), come cardioaspirina e ibuprofene, può portare facilmente a lividi, soprattutto nelle persone più anziane.
Come anticipato su queste colonne giorni fa, i vertici aziendali hanno deciso di ascoltare i dipendenti della struttura. È una “indagine conoscitiva interna per acquisire ogni informazione che potesse essere utile alle indagini in corso e per attivare eventuali procedimenti nei confronti di tutti i dipendenti che a fronte dei fatti occorsi avessero contravvenuto ai propri obblighi di diligenza, fedeltà e obbedienza previsti dagli artt. 2104, 2105 e 2106 del Codice civile”.
Ad ognuno di loro è stato inviato un messaggio Whatsapp, che ha anticipato l’arrivo della lettera raccomandata con uguale contenuto.
La comunicazione che l’Attacco ha potuto leggere è rivolta sin qui a 12 operatori socio sanitari, destinati a crescere nel numero, e ha come oggetto la contestazione disciplinare e la contestuale sospensione cautelare.
La presidente della Cooperativa Santa Chiara che gestisce la struttura dal 2017, Annamaria D’Ippolito, moglie del più noto Michele La Torre, scrive: “Nelle indagini condotte dalla polizia giudiziaria Lei è stata ascoltata ed ha reso dichiarazioni riportate nell’ordinanza innanzi citata che si allega per estratto - nelle quali ha riferito di aver assistito a fatti aventi rilevanza penale posti in essere dai suoi colleghi o, comunque, di essere a conoscenza di condotte assolutamente gravi ed incompatibili non solo con gli obblighi giuridici ricadenti su ciascun lavoratore ma contrari ai più elementari obblighi civili e morali gravanti su ciascun essere umano”.
“Tra l’altro che lei fosse a conoscenza di tali episodi – sostiene D’Ippolito -, oltre che dalle dichiarazioni rese alla polizia giudiziaria, si evince a chiare lettere dalle risultanze dei dispositivi audio/video installate dagli investigatori riportate nella suindicata ordinanza che, sempre per estratto, si allega”.
La contestazione mossa a 12 OSS è di “non aver reso edotti e non aver riferito né ai suoi superiori né alla direzione i fatti riferiti alla polizia Giudiziaria”. Sono stati convocati e, dal momento che né si sono presentati e né hanno fornito spiegazioni per l’assenza, sono stati concessi loro 5 giorni di tempo per fornire le proprie giustificazioni.
“Non è possibile che rilasciassero dichiarazioni su quello che possono aver riferito agli organi di Polizia – ha tuonato Innocenza Starace -. Avrebbero commesso un reato, visto che sarebbe rivelazioni di segreto d’ufficio”.
La proprietà della Cooperativa Santa Chiara va avanti per la sua strada, assistita dall’avvocato Michele Vaira. “Per il tempo occorrente alla definizione del presente procedimento – è scritto quasi in coda alla comunicazione succitata – (lei, ndr) è sospesa dall’espletamento dell’attività lavorativa”.
Zone Transition
Zone Transition
Con il preavviso, a mò di monito, che conclude la missiva e recita: “La società sin da ora si riserva di intraprendere ogni ulteriore azione di natura risarcitoria ed intesa alla tutela della propria immagine gravemente compromessa dai fatti descritti nell’ordinanza innanzi citata”.