E’ morto ieri Federico Trisciuoglio, 69 anni, ritenuto uno dei boss della “Società Foggiana” al vertice del clan Trisciuoglio-Tolonese. Era detenuto al 41 bis poi, a causa della sua malattia, aveva ottenuto i domiciliari. Il Questore di Foggia Ferdinando Rossi ha vietato i funerali pubblici per ragioni di sicurezza.
Trisciuoglio è deceduto nella sua abitazione nella serata di ieri. Era stato condannato a oltre 25 anni di carcere per associazione mafiosa ed estorsioni. L'ultimo arresto risale al blitz “Decimabis”, l’operazione antimafia del novembre 2020 che portò all’arresto di una quarantina di persone tra affiliati e capi clan.
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Definita “persona di estrema, concreta, qualificata pericolosità sociale”, Trisciuoglio si era messo in evidenza già da ragazzino, alla fine degli anni '60, con un’impressionante escalation di reati commessi in concorso con soggetti che negli anni sono divenuti figure di rilievo dell’organizzazione mafiosa foggiana.
Il 21 settembre del 1999 sfuggì all'agguato di via Fania in cui fu assassinata una persona innocente, Matteo Di Candia, che stava festeggiando il suo onomastico all'interno di un bar.
In questi ultimi mesi alcuni pentiti hanno accostato il nome di Trisciuoglio ai più grandi casi di cronaca di Foggia, compreso l’omicidio Panunzio. Patrizio Villani, infatti, avrebbe confermato quanto già noto in certi ambienti ovvero che fu Trisciuoglio l’esecutore materiale.
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“Lo zoppo”, questo il suo soprannome, avrebbe inoltre preso parte – sempre stando alle ricostruzioni dei pentiti – ad altri agguati come quelli nei confronti dell’edile Nicola Ciuffreda, ucciso nel 1990, e del direttore dell’Ufficio del Registro Francesco Marcone, morto ammazzato nel 1995.