Il sindaco di Manfredonia Gianni Rotice passa al prefetto di Foggia Maurizio Valiante la patata bollente della demolizione del ristorante “Guarda che luna” della famiglia Romito, situato sulla scogliera della località Acqua di Cristo. Come trapela da fonti interne all’Ufficio territoriale del Governo, Rotice ha inviato una nota a Valiante e, per conoscenza, anche all’Autorità di Sistema Portuale del Mar Adriatico Meridionale chiedendo, rispetto all’attività di rimozione della struttura, l’attivazione di quanto previsto dall’articolo 41 del DPR 380/2001 sulla demolizione di opere abusive da parte dei prefetti. Il primo cittadino e la dirigente comunale del Settore Urbanistica, l’ingegnera Rosa Tedeschi, spiegano che lo scorso 21 novembre “l’impresa Daniele Ambiente srl ha comunicato formale rinuncia alla esecuzione dei lavori” affidati con determina dirigenziale n. 1376 in data 15 novembre 2021”.
A quella data a Palazzo di città erano ai saluti i commissari straordinari insediatisi 2 anni prima a seguito dello scioglimento per infiltrazioni mafiose. Dopo pochi giorni, il 21 novembre, si svolse il turno di ballottaggio e fu eletto sindaco l’ex presidente di Confindustria Foggia.
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“Constatato il perdurare del mancato adempimento della società Bar Centrale Sas alla prescrizione di cui al permesso di costruire n. 189/2008 e permesso di costruire in sanatoria n. 132/2008, che prevedono lo smontaggio stagionale della struttura, accertato da ultimo con verbale di sopralluogo del 14 novembre 2022 e relazione di servizio del 17 novembre”, “attesa la necessità di dare esecuzione ai numerosi pronunciamenti della giustizia amministrativa sull’argomento, in forza dei quali vengono intraprese le azioni in essere” e “considerato il lungo tempo intercorso dalla prima determina dirigenziale n. 294 del 13 marzo 2019 recante diffida alla rimozione della struttura stagionale entro il termine di 90 giorni”, Rotice chiede al prefetto “di valutare l’opportunità, ricorrendone i presupposti, di attivare l’art. 41 “Demolizione di opere abusive” del DPR 380/2001”.
“Nell’eventualità di accoglimento della richiesta si rappresenta che gli uffici di questo ente sono a disposizione per ogni esigenza tecnico-progettuale finalizzata all’esecuzione dello smontaggio, il cui onere economico complessivo è stato stimato in 56.000 euro”, si conclude richiamando la determina del 15 novembre 2021. Sarà dunque l’UTG ad attivarsi, così come richiesto da Rotice, e disporre l’esecuzione della demolizione? La nota del sindaco potrebbe sbloccare una situazione annosa. Sono cambiati i prefetti di Foggia ma la sollecitazione rivolta al sindaco di Manfredonia è rimasta sempre la stessa: va smantellato il ristorante che è di fatto gestito da Michele Romito, fratello del boss Mario Luciano ucciso nella strage di mafia del 9 agosto 2017 a San Marco in Lamis e considerato dagli inquirenti ancora con un ruolo da protagonista rispetto al clan Romito-Ricucci-Lombardi, specie dopo le indagini della maxi inchiesta antimafia della DDA di Bari Omnia Nostra.
Negli scorsi anni l’invito della Prefettura a smantellare la struttura – reduce dall’interdittiva antimafia del 4 febbraio scorso e da ordini di demolizione – si sono sempre scontrate con la replica, da parte di Palazzo San Domenico, dell’impossibilità di muoversi in tal senso stante le questioni giudiziarie pendenti.
Una situazione che continua a ripetersi, anno dopo anno. Il penultimo capitolo dell’annosa vicenda è legato all’ennesimo ricorso al TAR Puglia con cui la Bar Centrale sas di Francesco Romito (figlio di Michele) ha impugnato, con sospensiva, la nota del 30 settembre scorso con cui il segretario generale del Comune, Maurizio Guadagno, “nell’interpretare il contenuto dell’autorizzazione paesaggistica rilasciata nel 2009 per la struttura, ha illegittimamente negato tale natura giuridica”, nonché la nota con cui il 10 ottobre scorso il dirigente del Settore urbanistico “ha, per l’effetto, preteso che la stessa società procedesse allo smontaggio stagionale della struttura e trasmettesse entro il 14 ottobre un cronoprogramma delle attività di smontaggio stagionale, preannunciando in mancanza che avrebbe proceduto come per legge”.
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Insomma, Palazzo di città ha dovuto costituirsi in giudizio ancora una volta. Il ricorso in 22 pagine al TAR da parte dei Romito porta la firma degli avvocati Pierpaolo Fischetti e Gabriele Bavaro, i quali chiedono l’annullamento, previa adozione di idonea misura cautelare, i due ultimi atti, considerati illegittimi, del segretario generale e del dirigente del Settore urbanistico, nonché di ogni atto connesso. Ma ora c’è la contromossa di Rotice, che passa la palla direttamente a Valiante dopo la fuga dell’impresa affidataria dei lavori di demolizione.