Con la tropicalizzazione del clima l’Italia e, in particolare, il Mezzogiorno va incontro a cambiamenti climatici davvero repentini e alle volte imprevedibili. L’abbiamo visto durante lo scorso weekend in Capitanata, dove forti raffiche di vento hanno letteralmente spezzato e spazzato via oggetti e non solo, creando non pochi danni e mettendo alla prova i vigili del fuoco impegnati in diverse zone della città per i più svariati motivi. Pali della luce caduti, anche su auto parcheggiate, e tantissimi alberi sradicati come quello in via Nedo Nadi finito sulla strada nei pressi di un’auto in sosta.
“Fortunatamente – commentano alcuni foggiani - non ci è scappato il morto data l’imponenza dell’arbusto in questione. Certamente – concludono – gli alberi avrebbero bisogno di maggiore manutenzione e vigilanza”. Proprio così perché il detto “meglio prevenire che curare” non sbaglia mai.
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“È difficile fare una precisa stima degli alberi pericolanti in città, certamente non stanno messi bene perché, come più volte ribadito, nel corso dei decenni questi alberi non sono stati né mantenuti bene né hanno subito giusti interventi, basta osservare le conifere potate come fossero delle siepi, tutte storte, prive di una fisionomia omogenea - spiega a l’Attacco il presidente del WWF Foggia Maurizio Marrese – da sempre il verde foggiano è stato gestito molto male, affidato a personale raramente qualificato. Molto spesso consegnato nelle mani di muratori, gente appartenente alle cooperative dei palazzi”.
Circa il 75% degli alberi foggiani sono pericolanti e andrebbero monitorati e attenzionati. “Ci vorrebbe un catasto degli alberi, un vero e proprio censimento – rincara Marrese – ma per far questo ci vogliono tecnici professionisti. Certo – conclude il presidente – quando c’è cattivo tempo è quasi normale che qualcuno possa cadere o che qualche ramo possa spezzarsi. Essendo in città è quindi indispensabile la prevenzione, così com’è necessaria una maggiore attenzione degli stessi cittadini che non dovrebbero parcheggiare o addirittura sostarci sotto in caso di bufere”.
“Nel caso di eventi metereologici estremi può anche essere normale la caduta di alberi, specialmente se posizionati nella maggior parte dei casi in modo sbagliato, troppo vicini agli edifici - aggiunge a l’Attacco Vincenzo Rizzi del Museo di Storia Naturale – in generale però, il verde foggiano è tenuto malissimo. Gli alberi sono esseri viventi e devono essere seguiti. Deve essere valutato lo stato di salute di ciascun albero che potrebbe incappare in una serie di patologie che possono minarne la stabilità. Eppure in città abbiamo poco verde, dovremmo scegliere le essenze in funzione delle caratteristiche ambientali del nostro territorio. Specie che vanno bene con le nostre condizioni climatiche. Purtroppo nel nostro comune così come anche in provincia, il verde è stato utilizzato come merce di scambio per creare lavoro, per manodopera non specializzata, un modo per dare giornate lavorative a persone in difficoltà. E invece le maestranze che richiede l’ambiente dovrebbero essere altamente specializzate – prosegue Rizzi – da che ho memoria a Foggia una sola persona è morta sotto una caduta di alberi. Nelle altre volte ci siamo sempre salvati in corner, ma il rischio c’è perché non conosciamo bene lo stato di salute di alcune alberature e il loro stato di inclinazione. Eppure abbiamo in città la Facoltà di Agraria, quindi la possibilità anche di creare sbocchi lavorativi”.
Tra le aree di maggiore attenzione secondo Rizzi tutte quelle che presentano il pino marittimo, piantumati gli uni troppo vicini agli altri e quindi cresciuti mediamente male.
“Anche in passato si è preferito optare per potature sbagliate invece che intervenire in maniera sistematica prevedendo dove possibile opere di stabilizzazione o addirittura la sostituzione con alberi e piante diverse e più opportune al territorio. Ad oggi non c’è un solo costruttore che abbia investito su palazzi con muri verdi che migliorerebbero la qualità dell’aria di tutta la città. Qui il mio invito al pubblico – conclude - affinché si possano trasformare le mura dei palazzi pubblici e dare così il buon esempio a tutti”.
Zone Transition
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“A seguito dell’ultima ondata di maltempo. “Le piante – evidenzia Coldiretti – cadono per la scelta di essenze sbagliate per il clima, il terreno o la posizione, ma anche per gli errori sulle dimensioni e sul rispetto delle distanze per un corretto sviluppo delle radici, sul quale pesa soprattutto la mancanza di manutenzione adeguata con potature eseguite senza la necessaria professionalità. Bisogna intervenire sugli ambienti metropolitani ripensando lo sviluppo delle città”.