Identità storica, Angiola: “Le statue borboniche andrebbero riportate nella villa comunale di Foggia”

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Recuperare la storia di Foggia per ridarle il giusto lustro che le spetta. Parte da qui una delle quattro proposte del Movimento Cambia, timonato dal prof. Nunzio Angiola, la cui idea è quella di riportare le statue dei regnanti borbonici nel pronao della villa comunale. “La proposta riguarda la verifica con i soggetti preposti, a partire dalla Soprintendenza, dell’idea in passato più volte balenata, che noi sosteniamo convintamente, di collocare le statue dei regnanti borbonici o quantomeno una loro riproduzione, nelle nicchie da sempre vuote del Pronao della villa comunale- fa sapere Angiola - oggi le statue sono custodite nella splendida Sala Fedora del Teatro Umberto Giordano. Nel caso in cui ciò non fosse fattibile, chiediamo che il Comune faccia comunque realizzare delle riproduzioni da collocare nelle nicchie in occasione di festeggiamenti e celebrazioni relative al passato borbonico di Foggia. Ci limitiamo semplicemente a ricordare che il matrimonio tra il Principe ereditario Francesco di Borbone, Duca di Calabria, e la Principessa Clementina d'Austria celebrato a Foggia il 25 giugno 1797 rappresentò un evento significativo nella storia locale di Foggia e nel contesto più ampio del Regno delle Due Sicilie”. “Le statue raffigurano Francesco I di Borbone, Elisabetta, Ferdinando II e Maria Teresa, opere di due artisti, Tito Angelilli e Tacca – spiega a l’Attacco Carmine De Leo, storico, scrittore e giornalista – dopo l’Unità d’Italia queste statue vennero rimosse in tutto il Sud del Paese”. 

“Dunque anche a Foggia, nelle quattro finestre poi trasformate in nicchie in cui erano riposte le statue. Una storia comune ad altre statue dei Borboni appartenenti ad altre città italiane prima rimosse e poi riposizionate nei loro luoghi originali. A Foggia, non le hanno distrutte, ma vennero inserite nella sala Fedora che all’epoca rappresentava gli spazi del salone del Circolo Dauno”. 

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“Se in altre città, come ad esempio Messina dove erano presenti anche le statue di Carlo III, Ferdinando I, Francesco I e Ferdinando II, alcune sono state recuperate ed altre distrutte, a Foggia le hanno lasciate lì, in quel luogo, forse anche per proteggerle, per salvaguardale. In questi ultimi anni, c’è stato un recupero dell’identità storica borbonica in Italia, sono nati diversi movimenti e realtà del settore. Personalmente – aggiunge l’esperto – posizionerei le statue nuovamente in villa comunale, almeno delle copie, perché metterebbero in risalto la storia di quel luogo e dell’intera città. Forse non tutti sanno che la cancellata della nostra villa venne acquistata dal Comune di Foggia dalla villa di Napoli, sita sulla Riviera di Chiaia”.

“La nostra villa, poi, fa parte di un percorso neoclassico dell’architetto/ingegnere Luigi Oberty. Un percorso che partiva dal teatro, che all’epoca presentava un porticato, e si prolungava verso la chiesa delle colonne (San Francesco Saverio), l’Istituto Maria Cristina di Savoia, la chiesa della Madonna della Croce e la villa. Una sorta di passeggiata tra opere che hanno attraversato, non tutte, anni e anni di storia”. 

Recuperare l’identità storica della città di Foggia salvaguardandone, ovviamente, le sue bellezze. “Anch’io sarei per il riposizionamento di copie delle statue, eviterei di inserire quelle originali proprio in virtù delle difficoltà che vive Foggia oggigiorno. Si potrebbero però fare delle copie che al giorno d’oggi non sono nemmeno poi così costose utilizzando la tecnologia 3D, e posizionarle in villa. Un po’ quello è stato fatto con la Croce viaria sita nella piazza antistante la chiesa di San Giovanni Battista, il Piano delle Fosse. L’originale è oggi ben custodita nel Museo, al riparo dal degrado e dai vandali”- conclude. 

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Il recupero storico del capoluogo dauno è un percorso importante che l’amministrazione deve affrontare. Far conoscere ai foggiani le radici della città è un diritto e un dovere. D’altronde, contrariamente a quanto si pensi, Foggia è ricca di storia. Bisogna però saperla valorizzare e raccontare.     

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