La valorizzazione di via Arpi non è più in agenda, dimenticato il cuore e le idee di Maria Luisa d’Ippolito

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Ricordare Maria Luisa d’Ippolito mettendo al centro la città, o meglio una strada del suo centro storico, in un convegno dal titolo La bella Foggia, via Arpi, tra Storia e valorizzazione. È l’iniziativa organizzata e promossa dalla delegazione FAI di Foggia, in collaborazione con il Lions Club Arpi, che si è svolta lo scorso venerdì 11 novembre nell’Auditorium della Biblioteca la Magna Capitana. Già, perché come scrivono gli organizzatori, “Il tema di Via Arpi, strada della cultura, è stato un sogno ed un progetto a cui Maria Luisa d’Ippolito, compianta prima capodelegazione di FAI Foggia, ha dedicato tempo e idee e che oggi ritorna ad essere oggetto di approfondimento”.

Dopo i saluti di Pierluigi Pinto, presidente Lions Club Foggia Arpi, Gloria Fazia, capodelegazione Fai Foggia, Rachele Grandolfo, commissario straordinario del Comune, Maria Concetta Di Micco, soprintendenza archeologica Belle Arti e Paesaggio per le province Bat e Foggia, si è svolta l’introduzione di Saverio Russo, presidente Fai Foggia.

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“Siamo qui per ricordare un’iniziativa che è stata portata avanti nel 2007 dal Comitato Via Arpi da vivere, promosso da diverse associazioni e animato da Maria Luisa d’Ippolito per rilanciare via Arpi”, ha detto a l’Attacco Saverio Russo. “Sebbene nel mio intervento io abbia ricordato cosa sia stata via Arpi nel 1810, la mia non è un’operazione nostalgia. Vorremmo che questo incontro servisse a chiamare i cittadini foggiani ad un protagonismo finalizzato alla cura di questa strada centrale. Ovviamente il passato non ritorna. Ricordando Maria Luisa, volevo sottolineare alcuni temi quale il rilancio di via Arpi che vive un’evidentissima marginalizzazione. Si spera che nel prossimo anno si ritorni a votare, quindi bisognerà dotare la città di programmi e progetti per il futuro”.

Ma quali furono i punti più importanti del progetto Via Arpi da vivere? Lo ricorda Saverio Russo: “Il punto da cui si partiva era la chiusura al traffico, che veniva considerata come un’attività propedeutica, giacché pedonalizzare significa ripavimentare e togliere la carreggiata, trasformando Arpi in una strada in cui si passeggia. E se si passeggia, gli esercizi commerciali vengono valorizzati, così come è accaduto per Piazza Giordano e Corso Vittorio Emanuele. Questa era la finalità di partenza a cui avrebbero dovuto fare seguito gli elementi che riguardavano l’arredo urbano, la vigilanza, i parcheggi. Ricordo che nel 2007 si pensava anche ad un’area sosta interrata in piazza Cavour ed alla Maddalena”. Ed esorta: “Non dobbiamo accettare l’esistente come immodificabile. In altre città, la qualità della vita è migliorata facendo investimenti significativi, ed i parcheggi interrati servono a rendere le strade pedonali e fruibili per il turismo culturale e di prossimità, oltre che per meglio godere delle attività commerciali, che possono riceverne beneficio”.

A Russo hanno fatto seguito gli interventi dei relatori e storici dell’arte, Concetta Fuiano Felice e Gianfranco Piemontese, e dell’architetto Valeria Procaccini, che hanno illustrato le caratteristiche storico-artistiche della strada (Felice) ed indicato gli interventi migliorativi per la sua fruizione (Piemontese e Procaccini).

“Via Arpi rappresenta il nodo generatore della città, la sua spina dorsale”, spiega a l’Attacco Fuiano Felice. “Ha continuato a rappresentare negli anni la vetrina in cui la città ha messo in scena sé stessa. Ci accorgiamo di questo dalla grande vitalità che ha percorso la comunità e che vediamo rappresentata nelle tracce che oggi ci restano. Mi riferisco agli edifici religiosi o destinati alla cura delle persone, come gli ospedali, oltre che ai fronti decorati appartenenti alle famiglie nobili: le élite della città. Ancora, i pianterreni con tutti i fondaci delle attività commerciali della lana, dei tessuti e del grano; le insegne, che raccontano la storia di questi traffici e la presenza del potere politico. E poi, i Palazzi del Governo, quello della mena delle pecore della vecchia dogana, ciò che resta del palazzo di Federico II, la zona del Municipio ottocentesco in cui oggi c’è il Conservatorio. Via Arpi è sempre stata un contenitore culturale con le scuole che si sono susseguite, fino ad arrivare all’Università. Via Arpi come presentazione visuale di quello che la comunità pensa sia importante per sé stessa. Da un lato dunque le radici antiche riconosciute in Arpi e in Federico II, dall’altra tutto ciò che rappresenta il segno del prestigio dato dal commercio e dalla religione. Via Arpi ha sempre avuto numerose funzioni e le ha rese visibili attraverso l’utilizzo di svariatissime forme architettoniche, artistiche e decorative”.

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Per l’occasione la Biblioteca la Magna Capitana ha messo in esposizione un approfondimento bibliografico su via Arpi con documenti del proprio Fondo Locale.

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