Ha suscitato clamore l’articolo, pubblicato lo scorso sabato su queste pagine de l’Attacco, di riassunto ed analisi della “Relazione sulla prevenzione della corruzione e sulla trasparenza nei Comuni sciolti per mafia” approvata il 26 di Aprile dalla Commissione Parlamentare Antimafia e che ha bocciato senza appello i commissariamenti straordinari a seguito di scioglimento per mafia. Il quadro emerso dalle 83 pagine del documento approvato all’unanimità è desolante, con “gravi e costanti” carenze ed irregolarità in particolare sulla trasparenza e la prevenzione della corruzione. Le disposizioni normative risultano “ampiamente trascurate se non addirittura obliterate”.
Il Presidente della Commissione Antimafia Nicola Morra, tra quelli che hanno maggiormente caldeggiato lo scioglimento anche del Comune di Foggia per mafia e la successiva fase di commissariamento, non ha avuto remore nel biasimare l’operato in generale dei commissari straordinari e l’istituto giuridico stesso definendolo come fallace, inefficace nella bonifica amministrativa e colpevole di paralizzare le città senza neanche riuscire ad implementare le disposizioni su obblighi di trasparenza e prevenzione della corruzione.
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Un intero capitolo della Relazione, l’ultimo, si concentra sulle proposte per superare le pesanti inadeguatezze rilevate. Soffermiamoci oggi su queste. L’assioma di base è riferito al ruolo e all’agire delle mafie moderne, sempre più improntato all’attività corruttiva ed affaristica rispetto al passato. La mancanza di attenzione da parte dei commissari straordinari alla trasparenza ed alla prevenzione dei fenomeni corruttivi è giudicata dunque come inaccettabile. La prima proposta concreta è una pronta e celere adesione dei Comuni sciolti per mafia all’Anagrafe nazionale della popolazione residente.
“Essa – si legge – costituisce un importante presidio di legalità anche per le consultazioni elettorali, in quanto garantisce la corretta gestione delle liste a fronte di possibili manipolazioni nell’interesse della criminalità organizzata. Le indagini hanno mostrato spesso condotte di inquinamento ed infiltrazioni proprio durante il periodo elettorale e diventa necessario assicurare che concluso il periodo di commissariamento, il primo e fondamentale passo per il ritorno alla normalità non sia nuovamente facile appannaggio delle consorterie criminose, certamente non ancora scomparse dalla scena”.
Ci si interroga seriamente poi sul ruolo essenziale del Responsabile per la prevenzione della corruzione e per la Trasparenza. Si parla di “ripensare funditus (dalle fondamenta) alla norme che presidiano la figura del Segretario comunale”, al quale viene assegnato il ruolo di cui sopra. “Sarebbe necessario assicurare la sua effettiva indipendenza rispetto all’organo politico e garantire le condizioni perché possa svolgere le gravose incombenze assegnate. Tali condizioni non sono attualmente assicurate dal frequente ricorso alle modalità ‘a scavalco’ e dalla gravosità dell’incarico”. Si propone dunque di eliminare la nomina diretta da parte del Sindaco o del Commissario. “In ogni caso, ove si ritenga di conservare le attuali modalità di nomina del Responsabile anticorruzione e trasparenza, si potrebbe riflettere sull’opportunità di attribuire un potere di controllo del suo operato ad un organismo non riconducibile all’organo di indirizzo politico dell’ente”. Si richiede infine una maggiore vigilanza ed impulso da parte delle commissioni straordinarie rispetto all’operato dei segretari comunali “avocandone le funzioni in caso di inadeguatezza”.
L’analisi ha dimostrato ritardi ed inadeguatezze nei comuni commissariati del Piano triennale di prevenzione della corruzione e della trasparenza. Si sottolinea come gli obblighi di trasparenza ed anticorruzione siano alquanto trascurati dai commissari nonostante tali carenze ed omissioni fossero state stigmatizzate in parecchi decreti di scioglimento delle cessate amministrazioni. Si potrebbe dire che non si bonifichino le cause stesse dello scioglimento. Per superare questa impasse si propongono delle disposizioni più incisive al fine di assicurare che, all’atto dell’insediamento, la commissione straordinaria garantisca l’effettiva predisposizione del Ptpct e che lo stesso sia adeguatamente aggiornato e veritiero.
Altro tema approfondito è la necessità che vengano predisposti a supporto dei commissari risorse economiche, di personale e strumentali, oltre ad un’adeguata formazione professionale, per poter operare in vera discontinuità con quanto accaduto in passato.
Nota dolente è risultata quasi sempre la sezione “Amministrazione Trasparente” dei comuni commissariati che “presenta contenuti carenti e non conformi alle previsioni normative sotto molteplici aspetti, così impedendo quel controllo diffuso dell’operato delle amministrazioni che la normativa vuole garantire”. La soluzione a detta della Commissione Parlamentare sarebbe stata già proposta dal Presidente dell’ANAC, ossia di costituire un portale unico per la gestione della sezione Amministrazione trasparente. Ciò permetterebbe di liberare i Comuni dall’onere finanziario nonché otterrebbe l’importante risultato del controllo centralizzato dei contenuti pubblicati con relativa formazione unitaria del personale addetto all’inserimento dei dati. Centralismo informatico laddove i commissariamenti non riescono in loco. Il portale unico garantirebbe al cittadino un’interfaccia comune facilitando l’accesso alle informazioni e la loro fruizione.
Zone Transition
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In definitiva si rende necessario dotare i Comuni sciolti per mafia di maggior controllo (durante ed oltre il commissariamento) ed adeguati mezzi per ristabilire davvero la normalità. “Si potrebbe riflettere infine sulla possibilità dell’affidamento di tali compiti ad una struttura interna all’ANAC, anche in considerazione di quanto riferito dal suo Presidente in merito al buon esito delle forme di ‘vigilanza collaborativa’, già sperimentate in alcuni comuni sciolti per infiltrazioni mafiose”. Si fa riferimento all’audizione del presidente ANAC Giovanni Bussìa davanti alla stessa Commissione parlamentare antimafia che ha parlato in maniera positiva dell’istituzione di un ufficio di vigilanza collaborativa per coadiuvare gli enti locali nella materia contratti pubblici, e di come lo stesso potrebbe essere esteso a supporto dagli enti locali, in particolare se sciolti per infiltrazioni mafiose. Gli articoli 144 e 145 del TUEL che disciplinano il commissariamento straordinario dei Comuni sembrano ad oggi essere un cantiere aperto.