Parco del Gargano, rubato suv dell’ente mentre era sotto casa del presidente Pazienza durante feste di Pasqua

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La “trasferta” del presidente dell’ente Parco nazionale del Gargano Pasquale Pazienza? E’ a casa sua, a Foggia, durante le vacanze pasquali. Questa è la paradossale e risibile motivazione addotta dal direttore facente funzioni dell’ente, Vincenzo Totaro, per giustificare quanto avvenuto all’auto del Parco tra il 28 marzo scorso (giovedì santo) e l’1 aprile (Pasquetta). L’ente possiede, “per l’espletamento delle proprie finalità istituzionali”, due auto, entrambi suv alimentati a gasolio: una Nissan X-Trail e una Opel Mokka X. Come varie volte riscontrato da l’Attacco con le foto scattate in via Gramsci, dove Pazienza abita, il docente Unifg è solito usare una delle due auto per i propri spostamenti. Totaro parla di uso finalizzato “all’espletamento delle attività istituzionali” e vien da chiedersi quali fossero per la missione pasquale. “In occasione di una trasferta nel comune di Foggia il presidente, il 28 marzo, ha parcheggiato il veicolo Nissan X-Trail in via Gramsci nei pressi del civico 65/C”, afferma Totaro nella determina dello scorso 9 aprile. “Tra il giorno 28 marzo e il giorno 1 aprile il veicolo in questione è stato asportato da ignoti malfattori”, continua il direttore facente funzioni, aggiungendo che il lunedì di Pasquetta “una pattuglia di carabinieri della Sezione Radiomobile della Compagnia di Foggia ha rinvenuto, nei pressi di Borgo Incoronata, il veicolo di proprietà dell’ente Parco, risultato danneggiato in più parti, presentando evidenti segni di effrazione tali da ritenere il veicolo oggetto di furto”. 

“I carabinieri della Compagnia di Foggia hanno contattato telefonicamente il presidente Pazienza, il quale si trovava in altro comune e non potendo presentarsi tempestivamente sul posto del ritrovamento per il ritiro e anche in considerazione dello stato in cui si trovava il veicolo, ha chiesto che lo stesso venisse ricoverato presso un deposito autorizzato, al fine di metterlo in sicurezza”, spiega Totaro. “Il veicolo è stato affidato da parte degli stessi carabinieri della Compagnia di Foggia in custodia alla depositeria autorizzata Daunia Soccorso di Pietro Ciccone, con sede a Foggia in viale degli Artigiani, che ha provveduto al prelievo del mezzo dal posto di rinvenimento e al trasporto presso il deposito”, conclude Totaro, riconoscendo l’importo di 276,01 euro, Iva inclusa,  come pagamento per Daunia Soccorso, in modo da provvedere ex post alla regolarizzazione dell’impegno di spesa relativo al servizio di recupero e custodia del mezzo dell’ente oggetto di furto. 

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La vicenda può sembrare banale ma non lo è affatto, a detta degli addetti ai lavori che seguono da sempre quanto avviene nell’ente pubblico guidato da Pazienza, in scadenza nel 2024 e nominato nell’estate 2019 dall’allora ministro dell’ambiente Costa in quota alla Lega di Massimo Casanova e Raimondo Ursitti. Un mandato che si è svolto quasi totalmente nella più piena solitudine, accentrando a sé ogni funzione alla guida di un ente che gestisce decine e decine di milioni di fondi pubblici. Una situazione ulteriormente compromessa dall’assenza della giunta esecutiva e di un direttore effettivo, visto che il facente funzioni Totaro non è mai stato sostituito da un nuovo direttore di nomina ministeriale. 

“Negli altri Parchi le macchine di proprietà dell'ente sono tutte fornite di loghi”, spiegano a l’Attacco gli addetti ai lavori. Ma dà da pensare anche l’uso dell’auto dell’ente durante i giorni di chiusura degli uffici del PNG per le festività pasquali, a conferma che il mezzo è spesso adoperato da Pazienza per ragioni che si fa davvero fatica a definire “espletamento di attività istituzionali”. Un vizietto che è arrivato anche in aula di tribunale, nell’ambito del processo a carico di Maria Villani, ex direttrice del Parco defenestrata proprio da Pazienza, con l’accusa di peculato per aver usato l’auto di servizio dell’ente per motivi personali. Il processo, per il quale si attende la sentenza il 30 maggio prossimo, sta dimostrando che le accuse, oltre che strumentali, sembrano addirittura false. 

Il docente Unifg dichiarò in aula di aver appreso, il 28 agosto 2020, da una pec della dipendente Carmela Strizzi (ex direttrice), che Villani facesse uso improprio delle auto di servizio e di aver approfondito attraverso Totaro questa segnalazione, per denunciare infine il tutto alla Procura il successivo 16 settembre 2020. Con estrema tempestività, Villani fu licenziata il 7 settembre 2020, appena tre mesi dopo l’assunzione del suo incarico dopo la nomina ministeriale. Il presidente Pazienza, durante l’esame, svolto dal pm, affermò solennemente che l’uso delle auto era strettamente regolamentato e che anche il presidente e la direttrice potevano farne uso solo per motivi di servizio. Il noto penalista foggiano Michele Vaira, difensore di Villani, depositò una serie di fotografie (che erano state pubblicate in esclusiva in precedenza da l’Attacco) che ritraevano l’auto di servizio parcheggiata, in giorni anche prefestivi e in orari mattutini, nei pressi dell’abitazione foggiana di Pazienza, in via Gramsci. 

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In una successiva udienza fu anche ascoltato un testimone, autore di quelle fotografie, che dichiarò di aver visto Pazienza, nelle prime ore del mattino, anche alla guida dell’auto dell’ente Parco. Una situazione davvero paradossale: Villani è imputata per l’uso “non istituzionale” dell’auto, mentre il presidente, che l’ha denunciata, ce l’aveva addirittura a disposizione sotto casa. E continua ad avercela, come dimostrato da quanto avvenuto a Pasqua di quest’anno, un fatto che potrebbe interessare la Procura. Peraltro Strizzi ha dato una diversa versione dei fatti in udienza: “L’idea non è stata mia. Qualche giorno prima del 26 agosto il signor Totaro venne a San Giovanni Rotondo chiedendomi di fare una mail perché il presidente voleva licenziare Villani la quale aveva un atteggiamento che a lui non piaceva, per molti motivi, e siccome Villani aveva iniziato un procedimento disciplinare, urlava, mi trattava male, doveva capire che non poteva trattare così le persone”.

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