Articolo di Salvatore Russetti, ex presidente di Corte d’appello
E’ notizia assai recente che il Tribunale di Bari si è dichiarato incompetente a decidere sul ricorso cautelare ex art. 700 del codice di procedura civile presentato da Nicola Canonico, attuale proprietario della società del Foggia Calcio, per sospendere la incassabilità degli assegni da lui consegnati alla precedente proprietaria di maggioranza Maria Assunta Pintus a garanzia del pagamento per la cessione delle quote della Corporate Investments Group, controllante della società del Foggia Calcio.
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A beneficio di chi avesse perso le partite precedenti di questo singolarissimo campionato a perdere fra questi due giocatori, cerchiamo di ricostruire la vicenda sulla base delle notizie di stampa comparse finora, e con l’ avvertenza che se qualche imprecisione vi fosse ciò dipenderebbe dal fatto che le informazioni sono state ricavate dai giornalisti in modo forse un poco approssimativo sul piano strettamente legale (anche perché gli articoli di giornale non sono, né debbono essere, altrettanti trattati di diritto civile e processuale), sicché sarebbe comunque opera meritoria per la società stessa fornisse un comunicato ufficiale sui termini precisi di ciascuna questione in modo da evitare eventuali fraintendimenti su qualche punto.
Nel giugno 2021 Pintus cedette a Canonico la quota di maggioranza (il 51 %) di una sua società (la Corporate Investiment Group) proprietaria dell’80% del Foggia Calcio e nel contempo si impegnò a cederne la quota restante in un secondo momento. Il contratto ebbe la forma di un contratto preliminare per la successiva vendita definitiva. Dal canto suo Canonico si impegnò a corrispondere il prezzo a rate, dall’agosto 2021 a maggio 2022.
All’atto di questo accordo le due parti contraenti stimarono il valore complessivo della Corporate Group in 1,8 milioni di euro per cui la rateazione ebbe a oggetto economico appunto tale importo e Canonico rilasciò a Pintus due assegni per i complessivi 1,8 milioni di euro rappresentanti l’intero prezzo della cessione, a garanzia dei futuri pagamenti delle rate stabiliti in quel contratto preliminare.
Non si è finora chiarito se il valore della società in quell’ammontare sia stato determinato attraverso un’apposita due diligence (cioè una perizia estimativa) commissionata congiuntamente da entrambe le parti contraenti in vista specificamente di quella cessione, oppure se esso sia stato desunto semplicemente e direttamente dal bilancio ufficiale della società relativo all’ultima annualità di esercizio.
A ogni modo, poco tempo dopo Canonico ha avuto il dubbio - che evidentemente poco prima non aveva avuto - che i conti della società cedutagli fossero stati truccati da Pintus e non di poco ma per oltre 1 milione di euro. Di conseguenza egli per un verso ha rifiutato di pagare le rate del prezzo pattuito e nel contempo per altro verso ha chiesto l’annullamento del contratto preliminare di cessione per dolo della controparte. Allo stesso tempo egli ha proposto al Tribunale di Bari (in funzione di tribunale delle controversie fra imprese) un ricorso di urgenza ex art. 700 Cpc per bloccare la riscuotibilità dei due assegni emessi a suo tempo con finalità di garanzia, fino alla definizione della controversia di merito sull’annullamento di quel contratto.
Ma è notizia recentissima che il Tribunale barese si è dichiarato incompetente su tale ricorso d’urgenza, poiché la competenza funzionale a decidere le questioni urgenti appartiene inderogabilmente al giudice della causa principale di merito che, come si dice nel punto immediatamente successivo, è invece il Tribunale di Cagliari.
Pertanto in questo momento i due assegni sono esigibili poiché non vi è un provvedimento giudiziario di blocco e in definitiva spetta a Pintus la decisione se metterli all’ incasso oppure se soprassedere per ragioni tattiche.
Pintus, dal canto suo, ha controbattuto citando Canonico innanzi al Tribunale di Cagliari per inadempimento di questi. Tuttavia non è ben chiaro - perché la stampa non ha finora fornito informazioni precise - se Pintus abbia chiesto la risoluzione del contratto preliminare e quindi di conservare la proprietà delle quote della società Corporate Investiment Group, o al contrario se abbia chiesto la condanna di Canonico all’adempimento forzoso dell’acquisto (ovviamente anche con la condanna al pagamento del prezzo degli 1,8 milioni di euro), che comporterebbe la sua uscita in modo definitivo dalla società medesima.
Il dubbio sulle intenzioni effettive di Pintus sorge anche perché costei in una intervista sembrava aperta sia alla possibilità di riprendere (o meglio, conservare) la proprietà della società sia alla ipotesi di uscirne definitivamente purché le fosse stato corrisposto il prezzo di cessione, mentre in un’altra intervista sembrava insistere solo in questo secondo scenario.
Dalle notizie di stampa sulla posizione di ciascuna parte sembrerebbe che le due azioni contrapposte siano state cumulate in un unico giudizio innanzi al medesimo Tribunale di Cagliari.
Pertanto quella controversia si concluderà o con la estromissione di Canonico e il ritorno di Pintus se il contratto preliminare di cessione verrà annullato come in effetti ha chiesto lo stesso Canonico (ipotesi 1), oppure anche nella eventualità inversa della risoluzione chiesta invece da Pintus (ipotesi 2).
Mentre si avrà la permanenza di Canonico nella società se la sua domanda di annullamento del contratto sarà rigettata e nel contempo sarà accolta la contrapposta domanda di Pintus di condanna del Canonico all’adempimento forzoso dell’acquisto e al pagamento del prezzo (ipotesi 3).
Se i termini giudiziari della controversia sono questi e non altri ne discende che in due scenari su tre Canonico sarà fuori dalla società - e in uno dei due casi addirittura perché lo ha chiesto lui stesso con la domanda di annullamento del contratto di acquisto - o quanto meno vi resterà ma solo in posizione azionaria di minoranza.
Ma la situazione potrebbe precipitare in termini piuttosto bruschi e rapidi se Pintus decidesse di riscuotere i famosi due assegni per complessivi 1,8 milioni di euro (che attualmente non sono bloccati per via giudiziale) nella ipotesi che volesse affondare il colpo dell’azione esecutiva con i due assegni senza attendere l’esito del giudizio di merito. In questa evenienza solo Canonico può sapere cosa realmente accadrebbe, e cioè se egli sarebbe in grado di pagare sull’unghia una cifra del genere, oppure no.
In definitiva, da un lato abbiamo l’attuale presidente della società del Foggia Calcio che in due ipotesi su tre dovrà uscire o quanto meno restare in minoranza nella società, e che, allo stesso tempo, sta appeso alle buone grazie di Pintus sullo spettro che costei gli chieda per via esecutiva 1,8 milioni di euro da un momento all’altro; ma tuttavia egli come se nulla fosse si è lanciato in una campagna di rinforzo della squadra da fare sfracelli nel campionato prossimo (almeno, così dice la società Foggia Calcio) e dichiara progetti di ampio respiro temporale che contraddicono la possibile precarietà temporale della sua permanenza.
Inoltre, allo stesso tempo egli non manca di esternare irritazione di fronte a chi formula osservazioni che dovrebbero essere invece alquanto ovvie sull’attuale incertezza della situazione societaria, e anzi qualifica le perplessità come discredito nei confronti della sua persona o della stessa società del Foggia Calcio.
Dall’altro canto Pintus, quanto a imperscrutabilità, rivaleggia appieno con l’apparente inspiegabilità dei comportamenti del suo avversario.
Infatti non dichiara apertamente se il suo scopo finale sia quello di essere unica proprietaria della società nel caso che Canonico avesse difficoltà a pagarle il prezzo della cessione, oppure se intenda protrarre per anni la causa civile per vedere come andrebbe a finire. E quanto ai due assegni che Pintus detiene, l’alternativa se impiegarli quale arma effettiva mettendoli in esecuzione oppure se soltanto agitarli quale strumento di pressione è un ulteriore aspetto dei comportamenti tattici da parte di costei, che ovviamente contribuiscono ad avvelenare il clima complessivo con una incertezza addizionale.
Orbene, se dal punto di vista formale è sicuramente vero che due parti in contesa giudiziaria sono libere di attuare tatticismi contrapposti e riposizionamenti continui in corso di causa, invece sul piano pubblico le cose, altrettanto sicuramente, non stanno affatto così.
Intendiamo dire che attualmente le sorti della squadra cittadina sono nelle mani di due personaggi i quali stanno dando quale prova di sé lo spettacolo di suonarsele di santa ragione nei Tribunali da un anno a questa parte, invece che concludere un accordo e mettere un punto fermo alla vicenda societaria, o al limite togliere entrambi il disturbo cedendo ad altri la proprietà della squadra per pacificare l’ambiente.
Noi riteniamo che questi modi di fare - tipici di coloro chi debbono muoversi come due giocatori di scacchi nella gestione di una controversia giudiziale - tuttavia sul diverso piano pubblico fatalmente rappresentino una mancanza di rispetto nei confronti della intera tifoseria locale, e ancor più perché essi cadono proprio nel momento in cui parte la campagna di abbonamenti per questa stagione calcistica e la società del Foggia Calcio richiede un atto di adesione “fiduciaria” all’attaccamento ai colori della squadra cittadina.
Infatti, nessuno può dissentire sul fatto che i tifosi (e soprattutto gli abbonati) abbiano la precisa aspettativa di sapere se le partite più importanti dell’imminente campionato si giocheranno sul campo di calcio oppure se nei Tribunali, e cioè se mentre si svolge il campionato ci si dovrà chiedere anche come si sviluppi la controversia societaria su tutt’altro campo da gioco.
Poiché uno dei possibili risultati concreti di quell’altra partita giudiziaria all’ultimo sangue fra Pintus e Canonico, derivante dall’accusa di falsificazione del bilancio societario, sarebbe talmente traumatico per la stessa società del Foggia Calcio da non potersi neppure pronunciare.
Zone Transition
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Perciò scongiuriamo in ogni modo possibile i due duellanti di piantarla qui.