Porte chiuse e colloqui negati da parte del centrodestra

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Dopo un silenzio lunghissimo, risalente a quella nefasta primavera del 2021 che lo vide prima dimissionario e poi arrestato per presunta corruzione, l’ex sindaco di Foggia Franco Landella è tornato a parlare.

Lo ha fatto con l’ormai nota lettera inviata a varie testate giornalistiche, scritta probabilmente dal suo legale Sticchi Damiani, a cui è seguito il commento irato dell’ex presidente del consiglio Leo Iaccarino, suo grande accusatore. Inizierà il 15 marzo il processo che li riguarda entrambi, insieme ad altri eletti di quella maggioranza di centrodestra (10 imputati tra imprenditori, dipendenti comunali ed ex amministratori pubblici, e cioè Daniela Di Donna - moglie di Landella - Paolo Tonti, Dario Iacovangelo, Antonio Capotosto, Giuseppe Melfi, Francesco Landini, Giada Pirazzini, Donatella Iaccarino, Giuseppe e Potito Casparrini), tutti coinvolti nella maxi inchiesta condotta dai pm Enrico Infante e Roberta Bray sul presunto giro di tangenti a Palazzo di Città. Molteplici le accuse, dalla corruzione alla tentata concussione fino al peculato.

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La rottura del silenzio da parte di Landella e Iaccarino ha provocato una valanga di commenti social ma anche reazioni da parte di ex amministratori comunali di centrodestra.

“La mossa di Landella può avere un senso sul piano giudiziario, è invece pessima su quello politico. Ha ragione quando afferma che nella sentenza della Corte di Appello sulla incandidabilità non si parla più di infiltrazioni mafiose ma si accusano gli incandidabili solo di mancata vigilanza senza specificare, peraltro, rispetto a cosa”, commenta a l’Attacco una fonte interna alla coalizione. “Visto che il processo è imminente ha voluto dirsi innocente fino a prova contraria e ribadire che, a suo dire, Iaccarino mente. Del resto una delle tesi difensive è che Iaccarino ce l’ha con lui dalla cacciata come presidente del consiglio. Ora ha voluto metterlo ulteriormente in cattiva luce, screditandolo a livello testimoniare e probatorio”.

Al di là della lettera, chi ha avuto modo di incontrare l’ex primo cittadino parla di un uomo fortemente esasperato. “E’ molto fragile in questo momento”, raccontano i beninformati a l’Attacco. “Ripete continuamente di essere innocente e di non capire i motivi di tanto accanimento nei suoi confronti. Non ricorda, probabilmente, di essersi creato tanti nemici durante i suoi due mandati e di aver clamorosamente sbagliato affidando la gestione di tante questioni alla sua famiglia”.

Processo a parte, resta da capire se ci siano movimenti da parte di Landella e della cognata Michaela Di Donna rispetto alle comunali di fine ottobre-novembre.

“Landella esclude nella maniera più assoluta che possa scendere in campo Michaela. Il problema è che non sa più di chi fidarsi, dice che si sono dimostrati tutti infidi nei suoi confronti. Franco vuole uscire da questa vicenda giudiziaria, ma ciò che lo amareggia è anche non trovare alcun ascolto nel centrodestra. I partiti non vogliono parlargli né incontrarlo e questo accade sia a livello locale che a Roma. Ha tentato inutilmente di parlare con i vertici nazionali dei vari partiti della coalizione”, continuano i beninformati.

“Alle comunali qualcuno gli ha suggerito di limitarsi ad indicare nomi che portino voti o al massimo ispirare una lista civica senza apparire direttamente con propri familiari. Ci sta pensando ma non si sente tutelato dal centrodestra visto che gli negano qualunque possibilità di confronto”.

Caustico come sempre l’ex candidato sindaco ed eletto Giuseppe Mainiero.

“Ho visto sui social un commento dell'ex presidente del consiglio Iaccarino. Non si tratta solo del grande accusatore di Landella, ma anche del personaggio politico che, sul finire della prima amministrazione del centrodestra e di Landella, permise insieme a Sergio Clemente e Saverio Cassitti all'allora sindaco di restare a galla" e non andare a casa. Tutti e tre erano stati eletti nella coalizione di centrosinistra. E convertiti sulla via di Palazzo di Città, quando a Landella mancarono i numeri per andare avanti, scelsero di compiere un gesto di responsabilità, naturalmente lautamente ripagato con deleghe importanti e nomine ai vertici delle aziende speciali del Comune”, afferma il commercialista foggiano. “Ebbene, Iaccarino oggi, rispondendo al sindaco, gli ricorda la "compravendita di consiglieri di minoranza" attuata prima dei consigli comunali da un suo "fedelissimo ex assessore". Chi sarà mai il "fedelissimo assessore"? Non so se queste parole corrispondano a verità. Né posso dire se configurino ulteriori elementi di rilevanza penale. Ciò che posso dire è che queste parole, qualora fossero vere, spiegherebbero molte delle dinamiche delle amministrazioni di centrodestra a guida Landella. Queste parole sarebbero la risposta a quanti si domandavano come fosse possibile che il centrodestra e Landella alla fine riuscissero sempre a trovare i numeri per approvare gli atti proposti al consiglio con lo spuntare improvviso di "stampelle" che in realtà avrebbero dovuto lavorare per mandarlo a casa. Si spiegherebbe così anche il motivo per il quale sulla mia pregiudiziale legata al bilancio consuntivo nell'ottobre del 2018, quella che avrebbe determinato la caduta dell'amministrazione, alla fine Landella riuscì ad ottenere 13 voti (compreso il sindaco e 3 transfughi) contro i 12 voti che invece furono espressi a favore della mia iniziativa che avrebbe spedito anzi tempo Landella a casa. Fui battuto per un solo voto”, conclude Mainiero.

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“Ripeto: non so se quello che afferma Iaccarino sia vero. Di certo, se lo fosse, avremmo finalmente una risposta alle tante domande che la città si è posta in quegli anni sciagurati e che io denunciai ripetutamente. Penso sia il caso di approfondire la materia, in modo molto serio, anche per ricordare a noi stessa che Landella non sgovernò da solo”.

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