Street Food a Foggia, per alcuni era (molto) meglio Libando dell’era Landella

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Si è svolta i questi giorni a Foggia, per la prima volta, la 53esima tappa dell’International Street Food, la più importante manifestazione di cibo di strada d’Italia. L’iniziativa dedicata al cibo di strada di qualità, si è svolta in Largo Sant’Anna, nel pieno centro storico cittadino, ed è stata partner per questa tappa dell’importante manifestazione contro le mafie “La città che vorrei - una bussola per la legalità - le arti e il pensiero per arginare la violenza in Capitanata”, organizzata insieme all’Università ed al Comune di Foggia. Il progetto ha visto svolgersi tutta una serie di iniziative tra il 23 maggio (data simbolica per la lotta alle mafie) fino a domenica scorsa 26 maggio. In particolare, il clou della manifestazione è stata la “Notte bianca per la legalità” a cura dell’Orchestra Young. L’obiettivo di quest’anno, come spiegato dagli organizzatori, stato quello di valorizzare le chiese settecentesche del centro storico con un particolare focus sulla Chiesa delle Croci in Largo Sant’Anna, luoghi dove le mafie erano presenti in maniera massiccia. 

Il Largo Sant’Anna, infatti, è stato il luogo centrale della manifestazione che ha ospitato circa venti stand – ed oltre cento lavoratori - con prodotti delle culture gastronomiche di tutto il mondo per l’iniziativa “Divora le mafie in un sol boccone”. Eppure, nonostante l’importanza dell’evento qualcosa, per molti foggiani, non è andata nel verso giusto. “Non è stato ciò che ci aspettavamo che fosse – denunciano alcuni cittadini presenti all’evento – si lamentavano di Libando dove invece il cibo era sì un preteso per poter parlare, anno dopo anno, di una tematica in particolare. Questo street è stato un evento senza senso e senza alcun progetto di fondo – rincarano la dose – ricordiamo che a Libando - prendiamo ad esempio questo evento perché riguardante sempre il cibo di strada – gli organizzatori si erano dati un comportamento etico, con l’utilizzo del compostabile. Ricordiamo che si lamentavano tanto sui prezzi dei panini, eppure un panino di pesce lo si arriva a pagare anche dieci euro. A Libando portarono prodotti gourmet. Senza considerare l’utilizzo spasmodico della plastica avvenuto in questi giorni e rimbalzato agli occhi di tutti”. 

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Ricordiamo che a Libando, come più volte rimarcato dagli organizzatori in quegli anni, da contratto si poneva l’obbligo di utilizzare il compostabile. Si avviarono addirittura azioni di recupero degli oli saturi. “Ci aspettavamo qualcosa di meglio anche sul piano organizzativo – aggiungono – con Libando si attivarono sette piazze che si occuperanno di educazione alimentare anche attraverso il coinvolgimento dell’Università e delle scuole. Con le mamme dei vicoli foggiani, si riportarono in auge le antiche ricette tradizionali del nostro luogo. In questi giorni, invece, ci è sembrato di assistere ad una sorta di luna park in versione locale – dicono. Con Libando sono stati raggiunti circa 100 espositori per ricoprire sette piazze centrali, tutti che offrivano prodotti eccellenti. Anche di regionalità diversa, ma tutti di altissima qualità che giustificava in qualche modo anche il prezzo più alto. Altro che accozzaglia – concludono – ci dispiace dirlo – anche Libando portò festa e cultura in piazze occupate da parcheggi abusivi, pensiamo a Piazza Marconi, Piazza Purgatorio e addirittura a Piazza Mercato finalmente rivitalizzata in quegli anni. Si partì dal concetto delle periferie centrali. Se notate, infatti, ad oggi le vere periferie non sono quelle classiche che intendiamo noi: per fare un esempio, la Macchia Gialla è molto più pulita, servita e piena di verde di un quartiere centrale cittadino. Ci aspettavamo un qualcosa di meglio da questa manifestazione”. 

Zone Transition

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Ovviamente il quotidiano l’Attacco è aperto a qualsivoglia replica da parte degli organizzatori dello Street Food. Intanto dall’Università è stato lo stesso Rettore Lorenzo Lo Muzio ad aver commentato l’andamento della manifestazione in generale. “Sono davvero lieto del successo ottenuto da questa seconda edizione de “La città che vorrei”, una manifestazione che ha mostrato un altro volto della nostra città, quello che tutti noi sogniamo. La partecipazione attiva dei cittadini, delle famiglie con tanti bambini, degli studenti e delle studentesse del nostro territorio e internazionali, è un segnale estremamente significativo, è la dimostrazione che unendo le forze si possono raggiungere importanti risultati. Desidero rivolgere un ringraziamento sentito all’Amministrazione comunale, in particolare alla sindaca, Maria Aida Episcopo, all’assessore Giulio De Santis e ai numerosi partner e sponsor per il sostegno e l’attenzione dimostrata verso la nostra Istituzione nella realizzazione della manifestazione; un particolare ringraziamento va al  mio delegato alla Terza Missione, il prof. Danilo Leone, per l’eccellente lavoro svolto, ma anche ai docenti, al personale tecnico amministrativo, agli studenti e a tutti coloro che, a vario titolo, hanno collaborato per assicurare la buona riuscita di questo evento che ci rende orgogliosi e motivati nella progettazione della terza edizione che sarà senza dubbio ancora più emozionante e coinvolgente”. 

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