“Finalmente mi è stata restituita la mia vita, la mia dignità”, questo il commento di Roberta Iannice, foggiana nota ai lettori de l’Attacco per aver raccontato la sua esperienza di ausiliaria scolastica (di bidella, per usare una parola d’altri tempi) nelle scuole dell’infanzia comunali di Foggia, dapprima nella cooperativa Astra di Ludovico Maffei e, da oggi, come vincitrice di concorso bandito da Arpal.
Roberta ha infatti ripreso servizio proprio questa mattina, dopo circa un anno e mezzo di stop. Sono stati mesi durissimi per lei e la sua famiglia, il commissariamento del Comune dopo lo scioglimento per le infiltrazioni mafiose, le inchieste giudiziarie e il terremoto che ha scosso l’ente dalle fondamenta si sono ripercossi pesantemente anche sulla sua vita professionale e non.
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La donna, a seguito della riorganizzazione dei servizi operata dalla commissaria Marlisa Magno, infatti perse il lavoro, di fatto l’unica fonte di sostentamento in un contesto familiare molto difficile. Mentre combatteva la sua battaglia per conservare la propria occupazione, Roberta ha infatti dovuto affrontare il deteriorarsi delle condizioni di salute del padre, venuto poi a mancare, prendersi cura della madre, invalida, di sé stessa (che pure soffre di una patologia invalidante), di sua figlia e della sua nipotina.
Ciò nonostante non ha mai smesso di tenere alta l’attenzione sulla sua situazione e su quella delle sue colleghe che, come lei, erano state tagliate fuori dal primo bando promosso dal Comune. Lo scorso anno infatti, dopo l’esclusione dal servizio della coop, si è proceduto a selezionare il personale da destinare al servizio di bidellaggio attraverso una selezione gestita dall’Agenzia Regionale per le Politiche Attive del Lavoro pugliese, che però ha di fatto escluso le lavoratrici della Astra. Il bando infatti prevedeva che al momento della candidatura le aspiranti ausiliarie fossero disoccupate, requisito che quasi nessuna delle dipendenti aveva, visto che il contratto sarebbe scaduto solo dopo qualche giorno dalla chiusura dei termini.
In queste settimane il bando è stato ripubblicato e Roberta Iannice è risultata in graduatoria in posizione utile per essere assunta, almeno per quest’anno.
“E’ un turbinio di emozioni quello che provo in questo momento – ha evidenziato la donna a l’Attacco –, sono felice. Finalmente torno a lavorare, in condizioni dignitose. Riprendo in mano la mia vita e la mia indipendenza economica dopo mesi estremamente faticosi. Ammetto che quasi non ci credevo più, all’inizio ero indecisa anche se partecipare o no a questo bando e anche dopo averlo fatto ero così scoraggiata che addirittura non andavo a controllare neppure le graduatorie. Ho saputo del buon esito perché mi hanno chiamata le colleghe, non riuscivo quasi a crederci. Per questo voglio ringraziare i commissari che hanno riaperto il bando e hanno dato anche noi una possibilità. Così come sono felice per le mie colleghe che sono rientrate e per quelle che nel frattempo si sono ricollocate nel personale Ata e spero sinceramente che tutte le altre presto trovino una occupazione. Parliamo di persone che in un modo o nell’altro hanno tutte bisogno di lavorare, guadagnarsi da vivere è la cosa più importante, soprattutto in un momento come questo, in cui le spese, le bollette, i consumi sono alle stelle. Tutti abbiamo diritto a vivere (se non proprio a sopravvivere) del nostro lavoro”.
Tramite quest’ultima selezione sono state prese in servizio 9 ausiliarie, un numero ben lontano dalle circa 50 che invece lavoravano con la cooperativa Astra, alcune delle quali (compresa Roberta) da oltre 15 anni ma allora le scuole comunali che beneficiavano del servizio di bidellaggio erano una ventina, oggi invece ne sono solo quattro.
Zone Transition
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“E’ una splendida notizia – ha commentato Michele Lapollo, che negli anni passati ha gestito il personale del servizio di bidellaggio a Foggia e che ha preso a cuore la situazione delle donne che fino a qualche tempo fa lavoravano per le sue cooperative sociali –. L’assunzione di Roberta oggi dimostra che avevamo ragione, avrebbe potuto iniziare a lavorare già da un anno ma il bando precedente, per noi sbagliato, non lo ha consentito. Abbiamo rotto un sistema sindacale e politico, questa era la nostra battaglia sin dall’inizio: aiutare le persone più in difficoltà. Le lavoratrici escluse mi hanno chiamato per raccontarmi le loro situazioni disperate e io non potevo lasciare cadere nel vuoto quel grido di dolore, a differenza di tutti gli altri che invece sono stati sordi e si sono nascosti dietro una cortina di fumo. Possiamo dire che la speranza deve essere sempre l’ultima a morire e spero che anche le altre lavoratrici possano presto trovare un impiego. Da ultimo voglio riservare un sentito ringraziamento al quotidiano l’Attacco che ha sempre dato voce a queste persone, che ha sempre tenuto alta l’attenzione su queste problematiche che riguardano l’intera comunità”.