Torna l’invasione in piazza Federico II, con la gestione selvaggia di 'quella' enoteca

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Ci risiamo? Ricominciamo? E’ la domanda che dovrebbero porsi gli avventori del centro storico di Foggia passando di fianco a piazza Federico II dove, dopo la rimozione quasi un anno fa del gazebo abusivo di proprietà di un’enoteca, lo stesso esercizio commerciale continua a esercitare la sua supremazia territoriale ricostruendo, pezzo dopo pezzo, un habitat commerciale a cielo aperto, evidentemente, irregolare.

A danno non solo dei residenti del quartiere - limitati nei diritti e nelle libertà - ma anche dell’immagine di quel pezzo di Foggia tutelato dalla Soprintendenza Archeologica Belle Arti e Paesaggio in ragione della presenza di manufatti abitativi storici ora sfregiati dalle ingombranti “cineserie” del lounge bar in questione.

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L’occupazione di suolo pubblico era ricominciata già a primavera scorsa attraverso l’apposizione in pianta stabile di un grande tappeto verde in erba sintetica, tutt’ora presente, che in molti, in città, giudicano un obbrobrio. Negli ultimi tempi, invece, è stata attaccata una grande strisciata di edera (finta, con tutta probabilità, anch’essa) al muro di uno dei palazzi che si affacciano su piazza Federico II.

Stanno sorgendo, inoltre, una serie di lucine a mezz’aria sostenute da paletti, piantati nella terra di alcune fioriere lì presenti quando non addirittura saldati al dissuasore del traffico.

Infine un vaso “arboreo” in pietra è stato piazzato a pochi passi dal portone di ingresso di un altro storico stabile residenziale prospiciente.

Va da sé che il passaggio degli abitanti della zona, in quel punto, sta diventando, di giorno in giorno, sempre più difficile. Residenti, dunque, ancora una volta turbati dalla gestione “selvaggia” di quel locale dirimpetto. Che, inoltre, continua a non rispettare neppure il passo carrabile posto a presidio dell’area abitata. Se, per ipotesi, chi è domiciliato negli stabili aggrediti da tale abusivismo avesse necessità di effettuare un trasloco, o, più semplicemente, scaricare grandi volumi di spesa, non potrebbe farlo  In quella situazione, suv, van o furgoni, non riuscirebbero a passare.

Parrebbe con tutta evidenza configurarsi, dunque, una nuova violazione dei dispositivi espressamente menzionati nel regolamento emanato nel 2018 dall’Area tecnica del Comune di Foggia per le norme in materia di “Occupazione di spazi ed aree pubbliche relative ai locali di pubblico esercizio per la somministrazione di alimenti e bevande”, il quale, all’articolo 7, stabilisce che “non è consentita l’installazione di dehors che risultino in contrasto con il codice della strada”. Il divieto è stabilito anche nel caso in cui ricorra una “distanza inferiore di 5 metri da monumenti, fontane e altre opere di rilevanza storica e artistica”.

Entrambe le disposizioni, ancora una volta, sono violate. l’Attacco non è nuovo alla trattazione della questione. E per i residenti ora ritornano gli spettri di un passato recente, quando, a più riprese, segnalarono alle istituzioni l’elefantiaca presenza del gazebo di quella vineria, che, transennato per ben due volte dalla Polizia municipale, veniva sempre, puntualmente (a arbitrariamente), non solo ripristinato ma arricchito di volta in volta con nuovi elementi “architettonici” dai titolari del locale.

Fino a quando - anche su impulso dei rappresentanti locali del Movimento 5 Stelle, l’europarlamentare Mario Furore e l’assessora regionale al Welfare Rosa Barone, che segnalarono, insieme agli articoli de l’Attacco, la palese violazione della norma e l’esasperazione dei residenti alle autorità competenti – il gazebo fu rimosso con un’operazione coatta che vide in campo uomini della Polizia di stato e della Polizia municipale.

Il gazebo è stato rimosso, è vero. Ma il “prato” su cui poggiava è riapparso. E con esso altre sgradevoli aggiunte nel tempo. Senza che nessuno faccia qualcosa. Il Comune, dopo aver dato un seguito di legalità, sembra essere tornato a dormire, permettendo il ritorno di gran carriera dell’abusivismo in pieno centro storico. Un ritorno che crea non poco disagio, anche psicologico, tra i residenti del quartiere.

I quali tornano a domandarsi con quale sfacciataggine sia possibile riappropriarsi, in maniera del tutto indisturbata, di quello spazio pubblico. E quale tipo di autorizzazione abbiano quei signori per agire in questo modo. Quel tappetone verde e tutto il resto degli ammennicoli, di fatto, sanciscono un’arrogazione permanente di proprietà privata illegittima davanti alle altrui abitazioni.

“Al di là delle norme sull’occupazione di suolo pubblico – si è domandato qualche passante – mi chiedo come sia concepibile introdurre un manto in erbetta sintetica a coprire il selciato del centro storico: anche esteticamente, è un pugno nell’occhio”.

Zone Transition

Zone Transition

“Temo – aveva detto già mesi fa qualcun altro – che sia il preludio alla nuova erezione, passo dopo passo, pezzo dopo pezzo, del gazebo che c’era prima”. Una profezia che pian piano si starebbe avverando. Senza contare i problemi di igiene che crea l’umidità in continua formazione sotto il manto sintetico, tanto che pare sia stata interessata, nel tempo, anche l’Amiu per il continuo spuntare di blatte, specie in alcuni periodi dell’anno.

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