Ancora caldo di stampa è il reportage condotto da l’Attacco, nel quale si mettono in evidenza alcune aree della città e le relative problematiche. Da un lato si attende l’opera del Procuratore capo Ludovico Vaccaro, in seguito all’annuncio di una collaborazione congiunta e continuativa con le forze di polizia per affrontare e occuparsi degli aspetti legati alla vita cittadina (non solo legati al tema della criminalità organizzata). La città ancora agonizza, arrancando in un complesso formato da stereotipi che trovano (purtroppo) terreno fertile. Dai rifiuti accanto ai cassonetti il quadro è ben chiaro non solo ai cittadini e buste d’ogni sorta piene di rifiuti non aiutano ad una migliore visione della città stessa.
Oggi questo tipo di abbandono si scontra con una città che ha bisogno di risposte, ma soprattutto di operazioni concrete e di quartieri che rappresentino quella rinascita che si sente decantare nei dibattiti pubblici.
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Secondo la teoria dei vetri rotti (o delle finestre rotte), esiste quello che può essere considerato un forte legame tra l’ambiente circostante e i comportamenti sociali di chi lo vive. Se un territorio, quindi, è soggetto a comportamenti devianti, le conseguenze saranno dettate da un comportamento antisociale. La teoria sostiene che mantenere gli ambienti urbani tranquilli reprimendo piccoli crimini, reati, atti vandalici, deturpazione dei luoghi pubblici, bere in pubblico, mezzi pubblici (e così via), contribuisce a creare un clima più legale, evitando così di cedere il passo a crimini più gravi.
La teoria introdotta da Wilson e Kelling osserva come, per esempio, da una finestra rotta si possa arrivare all’emulazione del fenomeno e rompere un lampione o cominciare con atti di degrado urbano. Seguendo questa teoria, si suppone che un ambiente ordinato generi l’idea che i comportamenti violenti e antisociali non siano tollerati. Per esempio, se si visita una città e non si trova una sola carta lungo la strada, ma solo un percorso di asfalto immacolato, difficilmente si tenderà a “sporcare” quell’area; di contro, se “l’abbandono” di una città è più incisivo e per strada ci sono carte e bottiglie, si tenderà a prestare meno attenzione.
Questa teoria si è rivelata utile nell’ottica della prevenzione dei crimini, in quanto applicata con grande successo nelle indagini degli anni Novanta. Lo stesso Zimbardo, noto professore americano, ha realizzato un esperimento basato su questa teoria: ha lasciato due auto abbandonate all’interno di quartieri diversi (uno con caratteristiche conflittuali, l’altro in una zona ricca). Quello che emerse dall’esperimento non fu dettato dalla povertà o meno del quartiere, quanto “dalla mancanza di ordine”.
Foggia ancora affronta i suoi vetri rotti, dai parco giochi vandalizzati e distrutti alle strade costellate di buche. Un percorso ad ostacoli che a volte nasconde più del degrado che emerge in superfice. Le donne (ma anche i giovani) sono spesso vittima di quel che c’è oltre il buio. Di queste ore è infatti la storia di una donna, che è stata inseguita da un uomo mentre tornava a casa sua. L’ora tranquilla del pomeriggio, si è trasformata in un grido d’aiuto e in una trasferta a esporre denuncia.
Non è un caso isolato, racconta la donna, ma le vittime sono tendenzialmente donne, aggredite a qualsiasi ora del giorno. “Ho paura a uscire di casa”, confessa a l’Attacco. In seguito all’aggressione, scampata per la tempestività con cui ha chiamato aiuto, oggi la paura è dietro l’angolo.
“La città deve essere messa in guardia. Un conto è la criminalità organizzata, ma c’è anche l’emergenza del piccolo - commenta ancora amareggiata -. Sono persone che girano indisturbate in città. So che chi mi ha aggredita non è la prima volta che lo fa. La tutela non c’è e per quanto un cittadino faccia qualcosa, non ci sono leggi che ci tutelano. Abbiamo chiamato il 113, erano le 3 del pomeriggio e sono arrivati dopo venti minuti. Hanno raccolto la denuncia e basta. Un cittadino che denuncia si aspetta una risposta diversa, almeno un tentativo di approccio per quello che aveva fatto questo soggetto. Mi sento come cittadino non tutelato. Ho agito come dovevo, nonostante la paura e l’agitazione. Questa persona non è stata contattata, nonostante due mesi fa fosse stato già attenzionato. La mia fortuna è stata che sono riuscita barricarmi nel portone e a chiedere aiuto. Ho raccolto informazioni e non è la prima volta che succede. Da semplice cittadino ho indagato, quindi spero venga fatto lo stesso da chi di dovere. Resta il fatto che non c’è nell’immediatezza la tutela del cittadino. Il Procuratore ci invita ad essere collaborativi, ma non siamo tutelati quando lo siamo e la paura c’è”.
Zone Transition
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L’uomo in esame sembra agire lungo le arterie del centro cittadino, tra cui piazza Giordano, corso Garibaldi.