Da pochi giorni è uscito un interessantissimo libro del Prof. Roberto Volpi, statistico di fama internazionale, dal titolo inquietante: “Gli ultimi italiani. Come si estingue un popolo” e, lo stesso attraverso una ricerca rigorosa scrive che l’Italia entro l’anno 2070 passerà dagli attuali 60 milioni di abitanti a 47,6 milioni con una riduzione di 12,4 milioni pari a oltre il 20%. Il Nord ridurrà la sua popolazione del 11%, il centro del 17% e il Sud di oltre il 40%.
Tenendo conto di tutti i driver usati per la previsione (nascite, morti, struttura della popolazione, reddito prodotto, ricchezza posseduta, istruzione, etc) ecco i risultati di alcuni comuni Garganici e della città di Foggia.
Carousel Banner 1
Carousel Banner 1
Carousel Banner 2
Carousel Banner 2
E’, una geografia di spopolamento di intere aree, di abbandono continuo, di vera e propria estinzione in un arco temporale di appena 48 anni. Solo degli sprovveduti e incapaci possono dire che è un problema che riguarderà le generazioni a venire è, invece un fenomeno in atto da tempo che riguarda tutti e, colpirà ancor di più e in maniera devastante i nostri figli e nipoti. Pensiamo per un solo attimo al valore che avranno le abitazioni e i locali in genere (asset più importante) nell’anno 2070 a valori correnti per fare un solo esempio. Praticamente quasi nulla. Anche la rendita, che per la città di Manfredonia costituisce la parte di reddito più importante che ha addirittura superato quello proveniente da lavoro, progressivamente si ridurrà ai minimi termini. L’impoverimento sarà generale e la qualità della vita assumerà dimensioni drammatiche soprattutto sul versante della salute e dell’assistenza. Il nostro territorio perde oltre il 7% della sua popolazione nell’arco di un decennio rispetto ad una media nazionale del 3%, l’accelerazione è veramente preoccupante.
Le domande da porsi fondamentalmente sono due:
1) Quali sono le cause che ci stanno portando all’inverno demografico?
2) Le politiche pubbliche (progettate sulla base della prima domanda) che efficacia hanno avuto?
La risposta alla prima domanda è data da una vasta letteratura fatti di studi e ricerche e, tutte portano a “imperfezioni di mercato” che si sono create nell’arco di decenni che si esplicitano in:
a) Dotazioni infrastrutturali insufficienti;
b) Capitale umano inadeguato;
c) Bassi investimenti pubblici e privati;
d) Assenza o scarso civismo dei cittadini (capitale sociale):
e) Qualità delle amministrazioni locali.
Il combinato disposto di tutte queste deficienze (tempesta perfetta) ci stanno portando lentamente e progressivamente verso l’estinzione.
I cosiddetti policy maker degli ultimi decenni hanno ritenuto che per curare il male del sottosviluppo economico e dell’abbandono era necessario incentivare gli investimenti nelle aree depresse con una molteplicità di strumenti agevolativi (L. 488, contratti d’area e patti territoriali, fondi strutturali etc), ciò, come cercherò di spiegare in seguito, non solo non hanno funzionato ma hanno avuto rilevanti effetti collaterali negativi. In altre parole, la cura è stata peggiore del male da curare e, i dati delle dinamiche demografiche e dei redditi prodotti certificano il fallimento di tutte le politiche pubbliche adottate, tutte le misure di politiche pubbliche hanno avuto solo risultati temporanei e relativi al periodo di operatività del programma. Il trattamento non è diventato una cura, o per dirla in termini più crudi, i contributi pubblici elargiti hanno avuto l’effetto degli steroidi che gonfiano artificialmente i muscoli e non quelli dell’allenamento che li rafforza in modo permanente. Tali misure ed interventi hanno avuto invece altre conseguenze sulla dotazione di capitale sociale abbassandone la qualità, sulla criminalità organizzata rendendola più pervasiva e sulla corruzione facendola diventare pratica comune.
“Morire di aiuti - I fallimenti delle politiche per il Sud”, libro scritto da due economisti della Banca d’Italia – Antonio Accetturo e Guido De Blasio, dimostrano il fallimento di tutte le politiche pubbliche adottate, il farmaco non ha avuto nessun effetto sulla patologia e, gli effetti indesiderati sono stati corruzione, criminalità, diminuzione del capitale sociale. Le cause di questa mancanza di effetti positivi sullo sviluppo economico locale sono state la scarsa qualità delle istituzioni locali (inefficienza, parzialità, fenomeni corruttivi) e un capitale umano non adeguato, che non hanno consentito gli effetti positivi sul terziario e sull’occupazione (effetti moltiplicativi inesistenti).
L’obiettivo della politica è stata la cura del sintomo e non del male. Bisogna capire quali sono le relazioni di casualità all’interno del sistema economico e agire sui mali e non sui sintomi. La qualità del capitale umano e sociale e la qualità istituzionale sono fattori determinanti di crescita di un territorio. Conoscenza e apprendimento continuo sono la via di uscita all’inverno demografico, sociale e economico. Un ruolo determinante ce l’hanno le istituzioni locali, corpi intermedi e l’istruzione. Tutti gli investimenti pubblici vanno dirottati nella conoscenza, nella formazione, nell’istruzione, investimenti immateriali necessari a creare un modello di sviluppo sostenibile, inclusivo e resiliente, invece da tempo in questo territorio continuiamo ad avere un atteggiamento passivo nei confronti del presente e del futuro, cha ha sgretolato il senso di comunità e dello stare insieme facendoci perdere di vista la nuova visione della società. Tutti pretendiamo un domani migliore senza interrogarci come possiamo averlo e, cosa ciascuno può fare e dare.
E’, scomparsa la generazione del coraggio di lottare ed è subentrata quella dell’aspettativa se non della rassegnazione. La Cooperazione a forte impatto tra comuni, istituzioni, imprese, corpi intermedi, istruzione e società civile è la soluzione dei problemi complessi che abbiamo. Il ruolo che potremo avere sulla transizione ecologica e sulla sicurezza energetica (piattaforma di sviluppo delle energie rinnovabili) viste le caratteristiche naturali del nostro territorio, potrebbe essere una delle più importanti vie di uscita insieme al turismo e all’agroalimentare.
Zone Transition
Zone Transition
I numeri di un “popolo che si estingue” riportati in questo articolo non costituiscono una traiettoria certa ma una previsione su dati attuali, se nulla faremo e continueremo ad avere una classe dirigente ignorante, inadeguata, corrotta, autoreferenziale e senza alcun senso del bene comune e una classe imprenditoriale caratterizzata da un familismo amorale che ci portano ai numeri di cui sotto relativi alla città di Foggia i cui redditi del 2020 (dati MEF) - vedi seconda tabella a fianco -poggiano quasi tutti su pensioni e lavoro dipendente pubblico per oltre il 75% e, il reddito proveniente dall’impresa individuale che costituisce l’85% del totale imprese iscritte alla CCIAA, genera solo il 2,9% del reddito complessivo prodotto addirittura inferiore a quello di lavoro autonomo.
(Nicola di Bari)