“Non ne sappiamo niente. E non capisco come sia possibile che quello che il Ministero vuol fare rispetto al SIN sia noto al Comune di Monte Sant’Angelo e non a noi”. E’ sconcertato Gianni Rotice, Sindaco di Manfredonia, il quale ha appreso ieri su queste colonne dell’intenzione del Ministero della transizione ecologica, guidato da Roberto Cingolani, di eliminare la parte a mare dal Sito di interesse nazionale di Macchia, dove decenni fa si sprigionarono i veleni del petrolchimico Anic-Enichem e dove da tempo va avanti la bonifica da parte di ENI Rewind.
Una notizia appresa per puro caso: a comunicarlo in consiglio comunale è stato il 30 marzo scorso il primo cittadino di Monte Sant’Angelo Pierpaolo d’Arienzo. “Non sono stati rilevati concentrazioni di inquinanti nella parte a mare, tant'è che il Ministero ha proposto alla Regione Puglia una riperimetrazione del SIN andando a togliere la parte a mare”, ha affermato d’Arienzo. A settembre scorso a Manfredonia il referente di Eni Rewind - l’ingegner Sandro Olivieri, program manager della spa nel Centro-Sud - aveva pubblicamente indicato la necessità di “altri 15 anni per ripulire la falda” e detto che rispetto alla bonifica dei terreni di ENI (96 ettari sul totale di 216 ettari del SIN) mancavano all’appello 2,5 ettari. Le associazioni posero la questione dei restanti 120 ettari di proprietà dell’ASI, della Capitaneria di Porto, dell’Autorità Portuale e di altri privati, come pure della bonifica del SIN a mare.
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“Sono state fatte tutte le analisi sia sui fondali sia sulle acque e non hanno presentato criticità, chiaramente in più anni questo è avvenuto e quindi si potrebbe partire con togliere la parte a mare del SIN”, ha relazionato il sindaco d’Arienzo in aula. “Per quanto riguarda invece le acque di falda, si registrano dei miglioramenti delle acque di falda in termini di concentrazione, quindi, significa questo che comunque il processo che è stato attivato di bonifica delle acque di falda sta dando dei risultati però, ripeto, non avendo ancora in letteratura dei dati non si riesce ancora a ipotizzare il tempo necessario”.
“Non ci è pervenuta alcuna comunicazione in tal senso da parte del Ministero”, spiega a l’Attacco l’omologo sipontino Rotice.
“Più e più volte, dal nostro insediamento a novembre scorso, abbiamo cercato senza fortuna il Ministero per capire cosa si stesse facendo rispetto alla bonifica del SIN, come si stesse andando avanti. La questione va monitorata tutti assieme, è assurdo che una nota sia mandata dal Ministero al Comune di Monte Sant’Angelo e non anche a noi. Oggi sto cercando d’Arienzo per chiedergli quello che sa. La mia protesta diventerà ancora più forte. Chiediamo, come Comune di Manfredonia, che la bonifica si faccia anche a mare. Non è possibile pensare che l’inquinamento abbia riguardato solo i terreni e la falda. Sostenere che non ce n’è bisogno ci sembra un pretesto per non far niente”.
Rotice è netto rispetto alla posizione del Comune sipontino nelle vicende del SIN: “Ci sentiamo inascoltati. Quell’area per noi è fondamentale per tutte le tipologie di sviluppo che deve avere”. Intanto l’amministrazione comunale ha dato finalmente uno spazio congruo alla Casa della salute e dell’ambiente, che fu istituita dall’ex amministrazione Riccardi ma era rimasta per anni in attesa di un luogo. “Si era pensato alla biblioteca comunale ma non era la soluzione adatta per via degli orari limitati. Noi abbiamo individuato, per la Casa della salute e dell’ambiente, i locali che ospitano anche l’Università della Terza Età, in via del Seminario”, conclude Rotice. “Un altro soggetto al nostro fianco in questo monitoraggio”.
La Casa rappresenta l’approdo finale del percorso del Coordinamento salute e ambiente di Manfredonia, che negli scorsi anni seguì direttamente la ricerca epidemiologica partecipata promossa da Comune e CNR, coinvolgendo insigni epidemiologi e scienziati, per far luce sulle ripercussioni del petrolchimico. Sono passati 45 anni dall’incidente più grave, lo scoppio di una colonna d’arsenico. Una questione su cui il Coordinamento mantiene sempre viva l’attenzione, come ad esempio fece a settembre chiamando ENI Rewind a dare risposte sullo stato della bonifica. Peccato che quell’incontro, in cui gli enti comunali giurarono di vigilare insieme e di non procedere ognuno per conto proprio, sembra sia servito a ben poco.
“Ci lascia basiti questa notizia, anche noi lo abbiamo saputo da l’Attacco”, spiega Michela Quitadamo del Coordinamento salute e ambiente di Manfredonia. “E’ sconvolgente che solo per una pura causalità, tramite il verbale di una seduta consiliare di Monte, una giornalista sia venuta a conoscenza dell’intenzione del Ministero rispetto al SIN e abbia potuto scriverne. Perché il Sindaco d’Arienzo, che lo sapeva da mesi, non ha informato il Comune di Manfredonia? Ci sembra scorretto e ci meraviglia molto l’atteggiamento di d’Arienzo. Non credo che dipenda dal colore politico dell’amministrazione di Manfredonia, perché la mancanza di dialogo è un problema che c’era anche prima. E perché l’informazione non è arrivata nemmeno da Ministero e Regione? E perché Rotice, una volta insediatosi, non si è confrontato con d’Arienzo? Avevamo chiesto che si relazionasse subito col Comune di Monte, con Regione e Ministero. Ancora una volta si procede male. L’area a mare era, anzi è ancora, una delle parti per cui è stata prevista la bonifica. Adesso, come per magia, viene detto che non ci sono inquinanti in mare. Cosa è successo da settembre a marzo? Peraltro, il mare è proprio l’area che più interessa Manfredonia, oltre al fatto che si chiama SIN di Manfredonia”, continua Quitadamo.
Zone Transition
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“Dopo le elezioni di novembre 2021 bisognava procedere assieme, l’impegno assunto a settembre era costituire un gruppo di lavoro intercomunale per relazionarsi in maniera coesa con Regione e Ministero. Ora, invece, questa tegola ci cade addosso così, lo scopriamo in maniera indiretta. Il SIN a mare fu inserito nell’area da bonificare proprio perché si riteneva che fosse anch’esso colpito dall’inquinamento ambientale. Adesso ci facciano capire: è difficile bonificare il mare, non conviene farlo oppure non serve più perché è passato troppo tempo e il mare si è “pulito” da solo? E’ tutto poco credibile, c’è un atteggiamento che risulta indisponente e solleva dubbi. Da una parte crea fratture, rendendo difficile la collaborazione, dall’altra accresce la sfiducia della gente rispetto alla bonifica e all’impegno assunto dallo Stato tramite ENI Rewind”.