Uva, Cia Puglia: “Prezzi da fame ai produttori”

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La stagione 2022 dell’uva da tavola è cominciata molto male. Ai produttori pugliesi l’uva viene pagata una miseria, appena 50 centesimi al chilo; la stessa uva, però, nei supermercati va dai 2 ai 5 euro al chilogrammo, fino a 10 volte di più rispetto a quanto riconosciuto agli agricoltori. Lo riporta CIA Puglia in un comunicato

In pratica, la Grande distribuzione organizzata (Gdo) scarica su produttori e consumatori le sue politiche di marketing, sia quando propone il sottocosto sia quando accelera con i prezzi.

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“I produttori pugliesi di uva da tavola sono a terra, la situazione è pesantissima, per questo abbiamo incontrato Donato Pentassuglia”, ha dichiarato Giannicola D’Amico, vicepresidente vicario di CIA Puglia. Nei giorni scorsi, il sindacato degli agricoltori aveva richiesto un incontro urgente con l’assessore regionale all’Agricoltura per discutere dell’emergenza uva da tavola e di altre importanti questioni.

“All’assessore regionale all’Agricoltura abbiamo chiesto di aprire un tavolo di crisi e confronto anche con la Gdo su uva da tavola e ortofrutta: è sempre più alto il rischio che tante aziende disinvestano, si ridimensionino e chiudano definitivamente con conseguenze drammatiche”.

Nell’incontro con Pentassuglia, CIA Puglia è tornata a chiedere azioni e opere strutturali per affrontare la questione siccità e, soprattutto, le lacune cinquantennali rispetto a infrastrutture e tecnologie a uso irriguo. I dati sono sconcertanti. La mancanza d’acqua ha già causato rese inferiori fino al 40% per il grano, dal 15 al 30% per il pomodoro, con previsioni di raccolti inferiori fino a un terzo per la prossima campagna olivicola. Rese minori anche per l’uva e non solo.

Zone Transition

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CIA Puglia inoltre è tornata a chiedere una deroga alla normativa regionale vigente che permetta l’abbruciamento dei residui di potatura nei territori del Parco Nazionale del Gargano, dove è necessario trovare una soluzione equa e giusta all’impossibilità da parte degli olivicoltori di smaltire i residui di potatura degli ulivi, poiché la bruciatura delle frasche è vietata. 

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