Il clima continua a provocare danni in agricoltura e, anche dopo la grandinata di domenica, nell’area a sud di Foggia, i produttori, chiedono alle istituzioni, interventi immediati. Qualcosa che ha che fare con la peronospora che l’anno scorso, ha lasciato in campagna diverse tonnellate di uva. Ma la questione, come nel caso del vicino Abruzzo, ha trovato unità d’intenti tra i produttori che si sono dati da fare per arrivare sui tavoli della politica: “Il 2023 è stato un anno da dimenticare per la vendemmia che ha pagato il conto degli eventi estremi e degli attacchi di peronospora per cui è andato perso oltre 1/3 delle produzioni, con le quantità in alcuni areali – tra i quali quello della Capitanata - crollate dal 40% fino al 90%, mentre sono aumentati in misura esponenziale i costi di produzione – ha esordito a l’Attacco, Gianfelice d’Alfonso, delle cantine d’Alfonso Del Sordo -. I vigneti sono stati pesantemente attaccati dalla peronospora, una malattia fungina che causa gravi danni alle viti e compromette la capacità produttiva dei vigneti e, con essa, la tenuta economica delle aziende e delle strutture cooperative che operano nel comparto. In particolare a livello regionale la peronospora ha di netto tagliato i quantitativi di uva che hanno toccato mediamente il 40% in tutta la regione, con i costi di produzione per salvare il salvabile che sono stati numerosi e costosissimi, anche a causa dell’impraticabilità delle campagne colpite dai nubifragi”.
L’imprenditore sanseverese entra nel merito: “A fronte di questa gravissima situazione e della mobilizzazione di varie organizzazioni agricole, vista l’urgenza d’intervenire per evitare il crollo di un intero settore produttivo è stato emesso il decreto del MASAF con cui si concedono aiuti compensativi destinati a indennizzare i danni causati alle aziende agricole nelle aree colpite da infezione da plasmopara viticola, la peronospora della vite. Ad oggi, in realtà, sembra che la questione sia ferma sui tavoli ministeriali senza alcun impegno specifico a risolvere il problema che, con il passare del tempo si sta manifestando in tutta la sua gravità tanto da scatenare l’ira di 41 sindaci in Abruzzo che chiedono con forza degli interventi per sbloccare gli aiuti che comunque avranno bisogno di essere integrati perché, a fronte di un così grave ed esteso problema, il governo ha stanziato ‘solo’ 7 milioni di euro. Alcune interlocuzioni tra Governo e Regione Puglia sembravano far emergere una grande disponibilità a integrare le risorse nazionali anche con fondi accantonati presso l’assessorato all’Agricoltura della Regione Puglia ma anche di questo ormai rimangono solo le promesse”.
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Sono 14 le organizzazioni e 47 i sindaci abruzzesi che, in piena unità d’intenti, hanno sottoscritto il documento alla Regione e al Governo - affinché non si perda altro tempo per dare le risposte e i ristori - e sono stati convocati dal vice presidente della giunta regionale, che ha anche la delega all’agricoltura, Emanuele Imprudente, per le azioni di propria competenza.
Zone Transition
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E in Capitanata/Puglia? “Da noi c’è frammentazione, tra tutti gli attori, e non sta accadendo nulla. È tutto fermo – ha risposto d’Alfonso a l’Attacco -. Si dovrebbe creare almeno un comitato, come hanno fatto in Abruzzo. Ecco che, essendoci affinità territoriali, si potrebbe far nascere un comitato interregionale con l’Alto Tavoliere e fare fronte comune. Una certa apertura verso il nostro territorio c’è. Il settore ha bisogno di misure urgenti per fare fronte alla perdita di prodotto e quindi di valore, ma anche di giornate di lavoro con un effetto negativo sull’occupazione”.