Un anno fa, nell’assemblea dei soci di settembre 2021, andrò in scena uno scontro fortissimo tra i Gelsomino e Di Tullo, che allora deteneva ancora il 14,27% del capitale sociale. Motivo della discussione rovente fu la cessione del credito MPS: a febbraio 2020 Gespo aveva ricevuto la notifica da parte della società GR Finanziaria srl che aveva acquisito il credito vantato dall’istituto bancario Monte dei Paschi di Siena nei confronti della srl di Manfredonia comprensivo delle fideiussioni accessorie; il socio di maggioranza di Gespo, Finappula, aveva concluso una trattativa con GR Finanziaria terminata con la fusione per incorporazione della GR in Finappula con il contestuale cambio di titolarità del credito vantato nei confronti di Gespo.
“L’importante investimento effettuato da Finappula consentirà di sviluppare ulteriormente il graduale processo di risanamento di Gespo”, fu sottolineato da Gelsomino in assemblea.
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Di parere opposto Di Tullo, che nell’assemblea dei soci 2021 tuonò: “Tale affermazione, che si contesta, potrebbe essere fatta dagli amministratori di Finappula ma non certo dagli amministratori di Gespo, i quali con MPS avrebbero avuto la possibilità di trovare un accordo per ridurre il debito nell'ambito della procedura in corso, mentre Finappula fa valere verso Gespo il totale credito di oltre 13 milioni di euro acquistato a soli 3 milioni di euro circa. Se Finappula avesse voluto veramente agire nell'interesse di Gespo avrebbe dovuto versare in Gespo i 3 milioni di euro a titolo di apporto in conto capitale per consentire alla srl stessa la transazione col creditore MPS. È quanto mai singolare che gli amministratori di Gespo (che di fatto sono gli stessi di Finappula) vogliano far apparire a vantaggio di Gespo una operazione che favorisce solo ed esclusivamente Finappula ed i suoi soci, danneggiando in modo rilevante Gespo e in particolare i soci di minoranza della stessa”.
Si capì perfettamente che la coabitazione tra Di Tullo e i Gelsomino non sarebbe durata ancora a lungo. “Si è cambiato debito con debito, è cambiato solo il debitore”, scrisse l’economista Nicola di Bari pochi mesi fa su l’Attacco. Ma ora si scopre anche altro.
Stando ai beninformati, “Gespo ha ceduto a Finappula asset quali locali commerciali (molti dei quali affittati), posti barca e il cantiere navale senza alcun corrispettivo in denaro ma compensando il valore delle attività con un finanziamento soci che nelle condizioni economiche e finanziarie di Gespo l’art. 2467 del codice civile vieta in maniera categorica postergando il rientro del finanziamento socio solo dopo aver assolto a tutti gli altri debiti verso terzi, che nel caso Gespo ammontano a oltre 11 milioni di euro. Inoltre, trattandosi di operazioni tra parti non indipendenti (acquirente e venditore sono di fatto lo stesso soggetto giuridico) i prezzi di trasferimento delle attività vanno determinati da un esperto indipendente attraverso metodi riconosciuti dalla scienza aziendale e non con criteri arbitrari e sottocosto come sembra sia stato fatto”.
Tra i beninformati c’è il dubbio che ciò non potesse affatto avvenire, specie alla luce dalla coincidenza tra le parti e, dunque, di un verosimile conflitto di interesse vietato dalla legge. “In termini giuridici vi è un vero e proprio svuotamento del patrimonio aziendale a favore di un soggetto in conflitto di interesse”, dicono gli addetti ai lavori citando il codice civile (art. 2467), quello penale (art. 216, bancarotta fraudolenta) e la normativa sulla crisi di impresa.
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“In altri termini, si sottraggono beni, anche affittati a terzi, al patrimonio aziendale in danno dei creditori terzi non pagando alcuna somma in denaro ma compensando finanziamenti soci postergati e assunti da Finappula a saldo e stralcio per 3 milioni circa dal MPS e contabilizzati per 12 milioni. In altri casi si acquisiscono le attività con un beneficio ottenuto da una transazione effettuata con la banca”.