Non c'è pace sui rincari dei prodotti ed a farne le spese è il consumatore finale, ultima ruota del carro. Negli ultimi giorni pare che invece la tendenza si stia invertendo, dal momento che attraverso i social si è saputo di chi riesce a vendere il pane con un prezzo al pubblico di € 1,00 al kg a fronte di prezzi che, solitamente, oscillano tra € 2,50 e € 3,50.
Come mai? Quale potrà essere il segreto, ammesso che ci sia? La farina, i costi elettrici, il gas, i dipendenti, le tasse, gli affitti non possono essere compensati dal prezzo di € 1,00. Anche volendo farne decine di quintali ma, se poi ci aggiungiamo che viene consegnato anche a distanze notevoli, come si rientra nei costi? Senza dimenticare che il fornitore offre anche il reso, ciò significa che rimane qualcosa nel punto vendita.
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A San Giovanni Rotondo, qualcuno si chiede se si tratti di una guerra tra fornai. “Assolutamente no - risponde Saverio Siorini, vice segretario del movimento politico l'Altra Italia -, per quanto in alcuni punti vendita il pane viene venduto al di sotto dei € 2,00”.
I conti non tornano. “Qualcuno dei fornai ha già detto la sua - continua -. Se devo continuare a sopravvivere (non a vivere), il pane deve essere venduto almeno a € 3,00. Diversamente bisogna chiudere”.
Zone Transition
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Siorini, dice ancora che “ho visto le fatture d'acquisto della farina, ho visto bollette di gas e luce, poi ci sono lavoratori notturni, affitto e costi vari. Non credo che il pane possa essere venduto a € 1,00 € o € 2,00. A meno che la farina provenga da aziende in procinto di chiusura, la luce non verrà pagata (ma tempo 40 giorni e poi il distacco). Insomma qualcuno ha deciso di suicidarsi”, conclude.