Dall’assunzione dei figli in ditte appaltatrici in ospedale a prestazioni per le case di Foggia, Troia e Pineto

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Era un terremoto annunciato quello che ha scosso martedì il Policlinico Riuniti di Foggia: in carcere è finito il dirigente Massimo De Santis e ai domiciliari tre soggetti esterni all’ospedale: Nicola Stefanelli, Giovanni Amoruso e Marco Labianca. Viene citata spesso nell’ordinanza anche Maria Grazia Lai, compagna di Massimo De Santis, non è indagata ma emerge un suo ruolo nelle faccende gestite dall’ingegnere finito in carcere. In realtà i suoi due figli, i gemelli Lemme, spuntarono nell’inchiesta giornalistica de l’Attacco di ottobre, erano stati assunti da due società che hanno commesse con il Policlinico, sempre nell’ambito della manutenzione. Uno di loro è stato anche destinatario di un antifurto per la propria abitazione, “regalo” di un appaltatore nella cosiddetta “area De Santis”.

Come è emerso dalle indagini, i privati fornivano di tutto all’ingegnere pur di continuare a lavorare all’ospedale, lampade, divani, cancelli, viaggi con tanto di voli e soggiorno; c’è chi avrebbe persino pagato la quota di iscrizione all’Ordine degli ingegneri. In linea di massima le regalie però riguardavano le abitazioni di Foggia, Troia (città d’origine del dirigente) e Pineto in Abruzzo. Lavori sono stati svolti anche nella casa in Sardegna di proprietà di Lai.

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C’è poi la testimonianza di un falegname che aveva continue richieste dai due per realizzare mobili o per lavori di restauro. L’artigiano in questione ha una società con suo fratello e nutriva una sorta di timore reverenziale nei confronti di De Santis tale da impedirgli di chiedere corrispettivi per il lavoro svolto, “perché mi vergognavo – ha detto agli investigatori - e mi aspettavo che lui mi dicesse qualcosa”.

Le prestazioni venivano eseguite all'insaputa del fratello il quale “sicuramente si sarebbe arrabbiato”. Ha riferito di aver fatto dei lavori anche per la casa di Foggia di De Santis “su richiesta della di lui compagna Maria Grazia Lai, al termine dei quali, a fronte della sua richiesta di rimborso delle spese vive, pari a 300 euro, il De Santis aveva replicato che avrebbero fatto ‘tutto un conto alla fine’. Di fatto tali lavori non venivano retribuiti, né il falegname richiedeva un compenso in quanto era chiaro che ‘solo così avrebbe continuato a lavorare’”. Altri lavori sarebbero stati eseguiti presso l'abitazione di Troia nel novembre del 2019, di cui c'è traccia nella chat WhatsApp in quanto il falegname, durante i lavori inviava alcune foto a De Santis. Lo stesso artigiano ha raccontato di aver acquistato e installato a settembre 2019, su richiesta della Lai, 4 zanzariere per un costo complessivo di 800 euro e anche in questo caso la sua richiesta di rimborso delle spese vive era rimasta vana. Anche di tali lavori vi è traccia sulla chat WhatsApp a disposizione della magistratura.

Altri lavori si sono susseguiti nel tempo: la ristrutturazione di 3 tavolini antichi, l'installazione della scala retrattile, questa volta non più elettrica ma manuale; “tutto senza che De Santis provvedesse a corrispondere il compenso”, ricostruiscono gli investigatori.

In occasione della ristrutturazione di una scrivania, l’artigiano fu ricontattato dalla Lai la quale gli riferì che il suo compagno non era soddisfatto, per cui ha dovuto rifare il lavoro, questa volta però chiedendo il pagamento delle spese. Inutilmente. “Anzi, dopo qualche giorno Lai lo ricontattava per informarlo che il compagno era arrabbiato poiché in occasione del lavoro aveva rigato il parquet”.

Ad un centro punto, all’ennesima richiesta di prestazioni della donna, il falegname stanco dei mancati pagamenti le aveva riferito che “i lavori erano costosi in quanto ammontavano a circa 16 mila euro e Maria Grazia Lai ‘si meravigliava del fatto che avessi chiesto in maniera così esplicita 16 mila euro perché, al contrario, avrei dovuto ringraziare il marito di tutti i lavori che mi faceva fare in ospedale’”, ha riferito il falegname ai Finanzieri.

Fatto sta che dopo questo episodio, l’imprenditore non è stato più contattato per eseguire lavori negli Ospedali, né sotto forma di affidamenti diretti, né in esecuzione del contratto di appalto aggiudicato nel 2018.

La sua era diventata una “ditta non gradita all'ingegnere”. In quel momento il falegname “comprese a pieno il senso della frase riferitagli qualche tempo prima dal De Santis ‘o con me, o contro di me’. Dal mese di settembre a novembre 2020, il falegname intratteneva, quindi rapporti solo con Maria Grazia Lai, manifestandole in più occasioni ‘che non era giusto quello che stava succedendo’; la donna gli rispondeva che il compagno si sarebbe calmato con il passare del tempo e che la situazione sarebbe migliorata. Stanco di questa situazione e avendo necessità di lavorare per pagare i dipendenti, a novembre 2020, l’imprenditore si recava dal De Santis nella casa di Foggia per avere spiegazioni. Il dirigente, senza farlo neanche entrare, meravigliato della sua visita, alle sue lamentele, replicava che ‘doveva stare tranquillo e che si sarebbe tutto sistemato e che avrei continuato a fare quello che mi spettava da contratto’. In effetti da gennaio 2021 riprendeva a riavere qualche incarico, anche di affidamento diretto”.

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Si tornò quindi ad una certa normalità e il lavoratore ha ripreso i lavoretti commissionati dalla Lai, senza avanzare più richieste di retribuzioni.

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