Storico dipendente del Don Uva nonché sindacalista che ha seguito in prima persona l’operazione che ha portato al salvataggio del Don Uva, con il passaggio di proprietà dalla congregazione delle suore a Universo Salute, Massimiliano Di Fonso conosce bene gran parte degli indagati coinvolti nello scandalo che ha travolto la struttura. A lui l’Attacco ha posto una serie di domande.
Cosa pensa di quanto accaduto?
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Innanzitutto dico che chi ha sbagliato deve pagare indubbiamente però ritengo che in quella situazione ci siano anche persone che conosco da tantissimi anni che certamente sapranno chiarire la propria posizione con i magistrati e risultare innocenti. Ma se partiamo da ciò che abbiamo visto nelle immagini, per me possono anche buttare le chiavi delle celle dei responsabili. E’ un reato orribile e quel che è peggio, io per loro mi sono fatto licenziare quando difesi a spada tratta i lavoratori e lottai per i loro diritti qualche anno fa. Oggi mi chiedo se ne sia valsa la pena.
Si parla di lavoratori che sono in struttura anche da 20-25 anni. Chi sono, che persone sono?
Gente all’apparenza normale, che ha sempre lavorato al Don Uva. Alcuni avevano creato un bel rapporto con le pazienti (per questo dico che saranno riviste le loro posizioni), altri evidentemente non erano in grado di svolgere quel compito così delicato. Confesso di essere sconvolto e mai mi sarei aspettato tanta violenza. E’ quasi come ritrovarsi di fronte a tanti dottor Jekyll e mister Hyde, persone con una doppia personalità, con cui la mattina prendi il caffè e la sera li ritrovi in galera perché accusati di aver preso a botte un fragile ricoverato. Ma se uno di loro avesse manifestato un disagio e chiesto il trasferimento in un altro reparto più tranquillo penso non ci sarebbero stati problemi. Non ci sono giustificazioni a quello che è stato fatto. Capisco perfettamente che si tratta di un lavoro molto delicato, sono pazienti estremamente difficili da gestire, non stanno fermi, gridano di continuo, sono irrequieti ma nessuno può permettersi di usare la violenza.
Che idea si è fatto rispetto al così alto numero di persone coinvolte?
Come ho detto, sono certo che alcuni dimostreranno di essere estranei ai fatti, è evidente che ci sono però diversi profili di responsabilità anche vista la differenza di misure cautelari erogate e certamente chi è agli arresti dovrà rispondere di accuse molto pesanti. Ripeto, per me è una cosa inconcepibile, anche il fatto di aver escogitato modi per eludere le indagini. Però parliamo pur sempre di 30 persone, è una cosa imponente. Sembra chiaro che si siano coperti a vicenda, a differenza di quanto accaduto a Manfredonia dove ci sono stati alcuni che hanno denunciato. 15 arrestati: questa è la cosa grave, vuol dire che si muovevano insieme e nessuno si è attivato per fermare le violenze.
Sembra che cittadini stiano organizzando un flash mob di protesta davanti alla struttura.
Foggia ne è uscita a pezzi, ormai siamo agli onori della cronaca per tante brutte cose: mafia, inchieste giudiziarie, qualità della vita sempre bassa e ora questo. E’ chiaro che monti lo sdegno, sembra quasi che tutto si abbatta su questa città e la parte sana vuole farsi sentire.
Lei riveste il ruolo di sindacalista e in una situazione complicata come questa come concretizza il dovere di tutelare i lavoratori?
Zone Transition
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In generale questo tipo di lavoratore deve essere maggiormente tutelato e anche controllato; in più credo vada limitato il rischio di comportamenti inaccettabili, tenendo in servizio gli stessi operatori non più di un anno in reparto, restare in quella situazione più a lungo evidentemente logora più di quello che possiamo immaginare. Quello a cui stiamo assistendo è campanello d'allarme che adesso impone che tutti ci fermiamo a riflettere per trovare le contromisure affinché questo non capiti più da nessun’altra parte. Oggi però la priorità è occuparci dei pazienti che forse, lo dico a malincuore, dovevano essere tutelati di più. Anche noi ci assumiamo la nostra responsabilità e non riguarda solo gli ortofrenici ma anche tutte quelle unità in cui si trattano i malati con problemi neurologici, come i moduli Alzheimer. Ovviamente il sindacato ha poteri limitati e quello che possiamo fare è concordare con l'azienda l'organizzazione del lavoro, per il resto auspichiamo l’intensificazione dei controlli e l’adozione di contromisure idonee a contrastare queste distorsioni. Tutto ha comunque dell’incredibile, se si pensa che stiamo parlando di persone che avrebbero dovuto curare la salute delle pazienti e invece hanno avuto comportamenti da animali. D’altro canto, dobbiamo far sì che a pagare il prezzo di questa vicenda non siano i lavoratori che fino ad oggi hanno operato bene, che sono la maggior parte, come hanno dimostrato con il Covid, senza risparmiarsi, collaborando con grande senso di responsabilità. Aspetteremo quindi che la proprietà ci convochi per iniziare a discutere con la massima disponibilità.