Continua a tener banco, fuori e dentro le Tremiti, il caso dei lavori che stanno interessando le mura e la pavimentazione della marina dell’isola di San Nicola, scrigno di storia e cultura dell’arcipelago garganico con la sua abbazia-fortezza che fu definita “la Montecassino del Sud”. Da giorni si susseguono forti critiche da parte degli isolani e di quanti amano San Nicola.
In tanti hanno sollevato perplessità di fronte al colore dell’intonacatura delle mura (bene culturale di grande valore) e alla scelta di materiale e colori per la pavimentazione. L’intervento in questione riguarda la “riqualificazione e manutenzione straordinaria della pavimentazione area Marina zona magazzini” ed ha un importo di 900mila euro. Rientra nei 18 progetti (divisi in 5 macroaree, tra cui l’area portuale) tra i quali il Comune di Isole Tremiti ha suddiviso il finanziamento di 20 milioni di euro stanziato nel 2016 dal Mibact (oggi MiC, Ministero della cultura) per il rilancio e recupero del complesso abbaziale di San Nicola incluso in un progetto più ampio di recupero dell’intera isola di San Nicola.
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Il progetto porta la firma di un team di Manfredonia.
A dicembre 2018 il dirigente dell’Ufficio tecnico comunale e RUP, l’architetto vichese Franco Delli Muti, aggiudicò la redazione del progetto in via definitiva al raggruppamento temporaneo di professionisti formato dall’ingegnere Antonio Falcone (capogruppo), dagli architetti Antonello D’Ardes e Matteo Quitadamo e dall’ingegnera Antonella Granatiero.
Il più noto dei quattro è D’Ardes, esperto di beni culturali, il quale si è occupato di beni culturali quali gli ipogei Capparelli e il sito Le basiliche a Siponto, il Museo diocesano a Manfredonia, la villa romana di Agnuli a Mattinata; è componente della Commissione regionale per i beni culturali della Regione Puglia ed è consulente per il MiC Puglia in diversi cantieri di restauro (Castello di Manfredonia, S. Leonardo, S. Maria a Siponto, S. Maria sull’isola di S. Nicola a Tremiti).
Quanto alla gara per i lavori, a giugno 2020 parteciparono l’RTI HTC Costruzioni e Servizi srl – Edilmare società cooperativa, l’RTI Consorzio stabile Contract scarl-De Francesco Costruzioni srl; infine la molisana Nikante Costruzioni srl.
Vinse quest’ultima con un ribasso del 1,2000%, per un importo di 634.593,59 euro, cui vanno aggiunti 28.057,10 euro per gli oneri di sicurezza (non soggetti a ribasso), per un totale complessivo di 662.650,69 euro.
Ebbene, il contestato progetto che si sta realizzando e che sta creando un vivacissimo bailamme fu autorizzato dalla Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per le province di Barletta-Andria-Trani e Foggia con atto del 24 marzo 2020, a firma della soprintendente ad interim Maria Carolina Nardella.
Il progetto, vi si spiega, prevede il rifacimento delle pavimentazioni delle banchine, il restauro delle mura difensive, la ridefinizione dell'isola ecologica, arredi urbani e illuminazione.
Già a novembre 2019 la Soprintendenza aveva fornito prime prescrizioni nel parere preliminare favorevole su progetto definitivo.
Un anno dopo Nardella autorizzò l'esecuzione dei lavori subordinatamente all'osservanza di ulteriori prescrizioni.
“Per quanto riguarda la pavimentazione, tenuto conto dell’avvenuta semplificazione dei materiali, sia concordata in fase di esecuzione il trattamento superficiale delle basole di Apricena, nonché granulometria e colore di quella gettata in opera tipo Levocell, sulla base di idonea campionatura”, scrisse la soprintendente.
Per quanto riguarda il restauro delle mura, “occorrerà attenersi al criterio generale di conservare il più possibile le patine e le disomogeneità proprie del valore di antichità che la struttura esprime nel suo complesso”.
In generale, spiegava, “la scarnificazione delle malte e degli intonaci originali dovrà essere limitata alle sole parti il cui stato conservativo sia talmente precario da non permetterne il consolidamento, la conservazione ed il restauro. L’intonaco dovrà essere applicato senza l’ausilio di guide, né paraspigoli. Ad ogni modo si dovrà concordare con questo ufficio il colore delle finiture. Il restauro della cornice superiore delle mura dovrà prevedere un bauletto terminale in cocciopesto che protegga il parapetto. Tutte le malte, gli intonaci e le finiture finali relative alle operazioni di restauro dovranno essere di tipo tradizionale a base di calce, prive di componenti plastiche e cementizie, senza alcali e solfati. Per il restauro delle superfici lapidee, siano evitati lavaggi a pressione, preferendo spazzolature con arnesi di saggina e lavaggi con acqua distillata. Si preveda inoltre un trattamento biocida da effettuare successivamente alla fase di spolveratura a secco e preventivamente alle altre operazioni di restauro. In seguito all’applicazione del prodotto biocida, potrà essere effettuato l’intervento di pulitura e rimozione dei residui. Tale prodotto andrà applicato inoltre al termine dell’intervento di restauro, con azione preventiva, anche eventualmente in combinazione con idoneo protettivo superficiale, tenuto conto dell’esposizione marina”.
E’ previsto anche un percorso in braille.
“Per quanto riguarda il percorso LOGES, si valuti la sostituzione del totem di progetto con soluzioni altrettanto idonee, ma meno impattanti sul piano percettivo, come mappe tattili o altre analoghe strategie”, indicava la soprintendente.
“Inoltre, sia concordata con la scrivente l’eventuale adozione di percorsi LOGES ottenuti per specifica lavorazione dei conci di pietra, piuttosto che impiegare gli elementi prefabbricati in commercio. Tutto questo al fine di rendere uniforme lo spazio urbano pur conservando la funzionalità in ogni sua parte”. Ancora: “Le sedute-gabbionate sono state sostituite con monoblocchi in cemento bianco per la zona magazzini, mentre per l’area corte nell’ambito delle mura antiche sono stati preferiti dei blocchi in pietra di Apricena. In riferimento alle future pedane mobili per attività commerciali nella zona magazzini, si precisa che qualsiasi manufatto e/o arredo dovrà ottenere la preventiva autorizzazione della scrivente”.
La nota concludeva anticipando che “questa Soprintendenza si riserverà, in corso d'opera, di fornire ulteriori prescrizioni e indicazioni necessarie alla maggiore tutela del bene culturale” e ricordando “che ogni circostanza che modifichi i presupposti sui quali l’autorizzazione si fonda dovrà essere immediatamente notificata all’Ufficio scrivente”, dunque che “eventuali varianti al progetto, anche di modesta entità, dovranno essere preventivamente approvate ai sensi delle medesime disposizioni”.
Zone Transition
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Considerate le molteplici polemiche e dubbi non sarebbe il caso che Comune, progettisti e Soprintendenza intervenissero per dare risposte?